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mercoledì 10 dicembre 2025

NON SONO CREDENTE, MA IO E DELPINI STIAMO DALLA STESSA PARTE. Posta in arrivo enzo jorfida 18:11 (51 minuti fa) a Ccn: me Bene ha fatto il compagno Danilo Tosarelli a mandarmi questo scritto sull'indirizzo della mia posta elettronica e lo rigiro volentieri su miei contatti! Il 6 dicembre 2025 l'Arcivescovo di Milano Delpini ha fatto il suo discorso nella Basilica di S. Ambrogio. Un discorso non rituale, rivolto alla nostra Milano, ma che è certamente di ampio respiro. Molto severo. Molto severo, proprio perchè molto lucido, nelle sue considerazioni rivolte alla città più ambiziosa d'Italia. Delpini, eletto Arcivescovo di Milano da Papa Francesco nel 2017, compirà i fatidici 75 anni nel luglio 2026. Salvo deroghe che solo il Papa può concedere, Delpini verrà sostituito. Un uomo che è avanti e ci mancherà. Ho voluto leggere interamente il testo del suo discorso. Per me che non sono credente, una piacevole scoperta. Delpini ha messo i piedi nel piatto, con lucidità, capacità di sintesi e molta determinazione. Non ho perso il mio tempo. Posso dire, che mi è stata più utile questa lettura, che i tanti documenti politici, istituzionali, sindacali, che conosco? Ho scelto di riportare questo discorso, selezionandolo accuratamente. L'ho diviso nei 5 argomenti trattati. Poi vi dirò. PREMESSA "Vi è l'impressione di un crollo imminente di una civiltà. Veramente il declino della nostra civiltà è un destino segnato? Ci sarà una ripresa di gusto per costruire una volontà di aggiustare il mondo? Un farsi avanti di uomini e donne capaci e desiderosi di sognare, operare, di contribuire ad una vita migliore per la casa comune?" UNA GENERAZIONE CHE NON VUOLE DIVENTARE ADULTA: LA PAURA DEL FUTURO "La crisi demografica è cronica e sembra irrimediabile. C'è preoccupazione "chi lavorerà per pagare la mia pensione?" Non siamo stati buoni maestri. No a generalizzare nè colpevolizzare. Vedo panico, rabbia, fuga, violenza, solitudine. L' elenco dei "si deve e dovresti" insinua nei giovani la persuasione di non essere all'altezza delle aspettative degli adulti e quindi di essere inadatti alla vita. La mancanza di speranza e di motivazioni genera sfiducia e smarrimento. "Ci sono alcuni che trasformano la paura della vita in minaccia e aggressione. Altri, sempre più piccoli, si isolano e si arrendono. Per alcuni la difesa è lo sballo. E' una sorta di evasione che sviluppa dipendenze da droghe, da alcol, dal sesso e dal gioco d'azzardo. Il fenomeno ha proporzioni drammatiche e molte persone ed istituzioni non ne sono adeguatamente consapevoli. Genitori, insegnanti, educatori sono angosciati per la loro impotenza di fronte a giovani che non si sa come aiutare." CITTA' CHE NON VOGLIONO CITTADINI "Chi cerca casa in città, si vede chiudere le porte in faccia. "Non hai abbastanza soldi, nè credito" "Non sei abbastanza italiano" "Non voglio fastidio, preferisco lasciare la casa vuota" "Dare la casa a te rende meno. Preferisco gli affitti brevi" Sembra che la città non voglia cittadini. Si usano le case per fare soldi, invece che ospitare persone. Poi i cittadini rimasti si lamentano che mancano operai, infermieri, insegnanti, tranvieri.." UN SISTEMA DI WELFARE IN DECLINO. LA PAURA DI ESSERE MALATI "Sono in molti a denunciare le crepe preoccupanti del sistema sanitario. Certamente non si può tacere il merito, di persone ed istituzioni sanitarie che garantiscono prestazioni d'eccellenza. Non si può ignorare, che talora la paura di essere malati e la pretesa di essere guariti, esercitano una pressione sul personale sanitario che giunge sino alla violenza." "Le liste d'attesa, la dilatazione insopportabile dei tempi, il privilegio accordato a chi ricorre alla sanità privata a pagamento, sono aspetti inquietanti. Il privato profit fa della salute un affare. Il privato no profit in ambito sociosanitario, si sente spesso ignorato e mortificato. Gli ospedali pubblici e le loro eccellenze rischiano di essere screditati." L'INTOLLERABILE SITUAZIONE DELLE CARCERI: LA REPRESSIONE COME UNICA STRADA "La situazione delle carceri è intollerabile per fattori cronici. Per le condizioni attuali dei carcerati e del personale. Per il degrado strutturale dei penitenziari. Le condizioni di squallore, di degrado e di violenza non facilitano il riconoscimento del male compiuto. Piuttosto suscitano rabbia, risentimento, umiliazioni. Sono impraticabili percorsi accessibili a tutti per il reinserimento dei colpevoli di reato nella convivenza civile." "Si può prevedere, che persone così maltrattate in carcere saranno persone più pericolose fuori dal carcere. Le condizioni di detenzione sono insostenibili per il sovraffollamento. Il rimedio non potrà essere l'aumento della spesa pubblica per costruire altre prigioni. L'orientamento di una mentalità repressiva che cerca la vendetta piuttosto che il recupero, che si difende con indifferenza ed ignoranza, segnala una crepa pericolosa nella casa comune." IL CAPITALISMO A SERVIZIO DELL'INDIVIDUALISMO. L'INDIFFERENZA VERSO L'ALTRO. "Nella capitale della finanza, come viene definita Milano, si riconoscono i peccati capitali della finanza, intesa come l'astuzia di far soldi con i soldi. Il capitalismo malato è al servizio dell'individualismo e ignora la funzione sociale e la responsabilità morale della finanza. La città diventa appetibile per chi ha molto denaro da riciclare. La ricchezza disonesta accumulata in città, deruba i poveri della loro dignità. Non si cura dei senza tetto, delle famiglie impoverite, di chi lavora in nero, di chi è sfruttato ed umiliato, di chi perde il lavoro o la casa, di chi la casa non l'ha mai avuta." LE MIE CONCLUSIONI Io non sono credente, ma la premessa del discorso di Delpini è anche la mia. Una convergenza che potrebbe rincuorarmi. Io affido al ruolo della politica la speranza e la volontà di "aggiustare il mondo". Delpini non lo dice, ma credo sia d'accordo. Anche io credo nel ruolo che Delpini affida a "uomini e donne capaci di sognare, operare e contribuire ad una vita migliore" Questi soggetti io li individuo nel mondo della sinistra. Per storia, cultura e valori, questo compito spetta a noi e non ad altri. Il vero problema di questa società è il tramonto della speranza di voler e poter migliorare questo mondo. Un mondo crudele. Qualcuno sostiene ed io condivido. Esiste fra noi una malattia assai diffusa. Si chiama " anemia di speranza". Conseguenze? La privatizzazione dell'io che diventa narcisismo e poi cinismo. Un approccio alla vita privo di tensioni positive e aspettative. Per quanto mi riguarda, questa è la "vera morte dell'uomo che ancora vive". E' la fine dell'uomo come soggetto sociale. Delpini si sofferma molto sulla disperazione e lo smarrimento che affiora tra le giovani generazioni. E' di importanza vitale. Fa bene nell'ammettere che "non siamo stati buoni maestri". Io aggiungo che si continua nel perpetuare questa mancanza. Delpini elenca in sintesi tutte, ma proprio tutte, le cause di questo malessere che dovrebbe preoccupare ognuno di noi. Credo che questo dramma non troverà argine, fin quando saranno le regole del mercato e del più forte a dettare legge. Non si può enfatizzare la guerra e la violenza. Ti vogliono convincere che andare in guerra sia normale, anzi un onore. Ti vogliono convincere, che lo sfruttamento dei più deboli sia una necessità inderogabile e inevitabile, seppur dolorosa. Ti vogliono convincere, che basti la repressione per risolvere i problemi sociali. Più carceri e più polizia ed è tutto risolto. Le carceri esplodono e a chi ha commesso un reato, non viene concessa la possibilità del reinserimento in società. Sono le regole del "capitalismo malato" che Delpini individua e condanna senza attenuanti. Eppure tutto ciò oggi accade. Mi pare che la nostra Costituzione aspiri a valori diversi. E dice alcune cose che traspirano anche nel discorso di Delpini. Delpini fu nominato da Papa Francesco. Li accomuna una forte attenzione verso la giustizia sociale e contro ogni sopruso. Francesco catalogò l'imperialismo e il liberismo come "l'economia che uccide". Delpini non mi pare sia molto lontano da ciò. Dopo "Francesco Papa comunista" si parlerà anche di " Delpini Arcivescovo comunista?" Non mi stupirei. Resta la sostanza. Ho scelto di riportare il discorso dell'Arcivescovo di Milano Delpini, perchè credo che ben pochi vi si siano soffermati. Male. Delpini non ha fatto un discorso qualsiasi. Non amo enfatizzare, ma mi piace cogliere la qualità di certe riflessioni. Eccole. Ritengo importante il ruolo sociale che può svolgere la Chiesa. La politica dovrebbe prestare più attenzione, ma è egoista. Delpini viene da una famiglia umile e numerosa. Conosce le difficoltà dei più bisognosi. Grande coerenza ed il mio grazie. DANILO TOSARELLI MILANO

 


NON SONO CREDENTE, MA IO E DELPINI STIAMO DALLA STESSA PARTE.

Posta in arrivo

enzo jorfida

18:11 (51 minuti fa)
a Ccn: me

Bene ha fatto il compagno Danilo Tosarelli a mandarmi questo scritto sull'indirizzo della mia posta elettronica e lo rigiro volentieri su miei contatti!


Il 6 dicembre 2025 l'Arcivescovo di Milano Delpini ha fatto il suo discorso nella Basilica di S. Ambrogio.
Un discorso non rituale, rivolto alla nostra Milano, ma che è certamente di ampio respiro. Molto severo.
Molto severo, proprio perchè molto lucido, nelle sue considerazioni rivolte alla città più ambiziosa d'Italia.
Delpini, eletto Arcivescovo di Milano da Papa Francesco nel 2017, compirà i fatidici 75 anni nel luglio 2026.
Salvo deroghe che solo il Papa può concedere, Delpini verrà sostituito. Un uomo che è avanti e ci mancherà.

Ho voluto leggere interamente il testo del suo discorso. Per me che non sono credente, una piacevole scoperta.
Delpini ha messo i piedi nel piatto, con lucidità, capacità di sintesi e molta determinazione. Non ho perso il mio tempo.
Posso dire, che mi è stata più utile questa lettura, che i tanti documenti politici, istituzionali, sindacali, che conosco?
Ho scelto di riportare questo discorso, selezionandolo accuratamente. L'ho diviso nei 5 argomenti trattati. Poi vi dirò.

PREMESSA
"Vi è l'impressione di un crollo imminente di una civiltà. Veramente il declino della nostra civiltà è un destino segnato? 
  Ci sarà una ripresa di gusto per costruire una volontà di aggiustare il mondo? Un farsi avanti di uomini e  donne capaci e    desiderosi di sognare, operare, di contribuire ad una vita migliore per la casa comune?"


UNA GENERAZIONE CHE NON VUOLE DIVENTARE ADULTA: LA PAURA DEL FUTURO
"La crisi demografica è cronica e sembra irrimediabile. C'è preoccupazione "chi lavorerà per pagare la mia pensione?"
  Non siamo stati buoni maestri. No a generalizzare nè colpevolizzare. Vedo panico, rabbia, fuga, violenza, solitudine.
  L' elenco dei "si deve e dovresti" insinua nei giovani la persuasione di non essere all'altezza delle aspettative degli 
  adulti e quindi di essere inadatti alla vita. La mancanza di speranza e di motivazioni genera sfiducia e smarrimento.

  "Ci sono alcuni che trasformano la paura della vita in minaccia e aggressione. Altri, sempre più piccoli, si isolano e si 
  arrendono. Per alcuni la difesa è lo sballo. E' una sorta di evasione che sviluppa dipendenze da droghe, da alcol, dal
  sesso e dal gioco d'azzardo. Il fenomeno ha proporzioni drammatiche e molte persone ed istituzioni non ne sono 
  adeguatamente consapevoli. Genitori, insegnanti, educatori sono angosciati per la loro impotenza di fronte a giovani
  che non si sa come aiutare."


CITTA' CHE NON VOGLIONO CITTADINI 
"Chi cerca casa in città, si vede chiudere le porte in faccia. "Non hai abbastanza soldi, nè credito"  "Non sei abbastanza
 italiano"  "Non voglio fastidio, preferisco lasciare la casa vuota"  "Dare la casa a te rende meno. Preferisco gli affitti brevi"
 Sembra che la città non voglia cittadini. Si usano le case per fare soldi, invece che ospitare persone. Poi i cittadini rimasti
 si lamentano che mancano operai, infermieri, insegnanti, tranvieri.." 


UN SISTEMA DI WELFARE IN DECLINO. LA PAURA DI ESSERE MALATI   
"Sono in molti a denunciare le crepe preoccupanti del sistema sanitario. Certamente non si può tacere il merito, di persone
 ed istituzioni sanitarie che garantiscono prestazioni d'eccellenza. Non si può ignorare, che talora la paura di essere 
 malati e la pretesa di essere guariti, esercitano una pressione sul personale sanitario che giunge sino alla violenza."
 
 "Le liste d'attesa, la dilatazione insopportabile dei tempi, il privilegio accordato a chi ricorre alla sanità privata a pagamento,
 sono aspetti inquietanti. Il privato profit fa della salute un affare. Il privato no profit in ambito sociosanitario, si sente spesso   ignorato e mortificato. Gli ospedali pubblici e le loro eccellenze rischiano di essere screditati."


L'INTOLLERABILE SITUAZIONE DELLE CARCERI: LA REPRESSIONE COME UNICA STRADA 
"La situazione delle carceri è intollerabile per fattori cronici. Per le condizioni attuali dei carcerati e del personale. Per il
 degrado strutturale dei penitenziari. Le condizioni di squallore, di degrado e di violenza non facilitano il riconoscimento
 del male compiuto. Piuttosto suscitano rabbia, risentimento, umiliazioni. Sono impraticabili percorsi accessibili a tutti
 per il reinserimento dei colpevoli di reato nella convivenza civile."

 "Si può prevedere, che persone così maltrattate in carcere saranno persone più pericolose fuori dal carcere. Le condizioni
 di detenzione sono insostenibili per il sovraffollamento. Il rimedio non potrà essere l'aumento della spesa pubblica per 
 costruire altre prigioni. L'orientamento di una mentalità repressiva che cerca la vendetta piuttosto che il recupero, che si
 difende con indifferenza ed ignoranza, segnala una crepa pericolosa nella casa comune."


IL CAPITALISMO A SERVIZIO DELL'INDIVIDUALISMO. L'INDIFFERENZA VERSO L'ALTRO.
"Nella capitale della finanza, come viene definita Milano, si riconoscono i peccati capitali della finanza, intesa come l'astuzia
  di far soldi con i soldi. Il capitalismo malato è al servizio dell'individualismo e ignora la funzione sociale e la responsabilità
  morale della finanza. La città diventa appetibile per chi ha molto denaro da riciclare. La ricchezza disonesta accumulata in      città, deruba i poveri della loro dignità. Non si cura dei senza tetto, delle famiglie impoverite, di chi lavora in nero, di chi è        sfruttato ed umiliato, di chi perde il lavoro o la casa, di chi la casa non l'ha mai avuta."


LE MIE CONCLUSIONI 
Io non sono credente, ma la premessa del discorso di Delpini è anche la mia. Una convergenza che potrebbe rincuorarmi.
Io affido al ruolo della politica la speranza e la volontà di "aggiustare il mondo". Delpini non lo dice, ma credo sia d'accordo.
Anche io credo nel ruolo che Delpini affida a "uomini e donne capaci di sognare, operare e contribuire ad una vita migliore"
Questi soggetti io li individuo nel mondo della sinistra. Per storia, cultura e valori, questo compito spetta a noi e non ad altri.

Il vero problema di questa società è il tramonto della speranza di voler e poter migliorare questo mondo. Un mondo crudele.
Qualcuno sostiene ed io condivido. Esiste fra noi una malattia assai diffusa. Si chiama " anemia di speranza". Conseguenze?
La privatizzazione dell'io che diventa narcisismo e poi cinismo. Un approccio alla vita privo di tensioni positive e aspettative.
Per quanto mi riguarda, questa è la "vera morte dell'uomo che ancora vive". E' la fine dell'uomo come soggetto sociale.

Delpini si sofferma molto sulla disperazione e lo smarrimento che affiora tra le giovani generazioni. E' di importanza vitale.
Fa bene nell'ammettere che "non siamo stati buoni maestri". Io aggiungo che si continua nel perpetuare questa mancanza.
Delpini elenca in sintesi tutte, ma proprio tutte, le cause di questo malessere che dovrebbe preoccupare ognuno di noi.
Credo che questo dramma non troverà argine, fin quando saranno le regole del mercato e del più forte a dettare legge. 

Non si può enfatizzare la guerra e la violenza. Ti vogliono convincere che andare in guerra sia normale, anzi un onore. 
Ti vogliono convincere, che lo sfruttamento dei più deboli sia una necessità inderogabile e inevitabile, seppur dolorosa.
Ti vogliono convincere, che basti la repressione per risolvere i problemi sociali. Più carceri e più polizia ed è tutto risolto.
Le carceri esplodono e a chi ha commesso un reato, non viene concessa la possibilità del reinserimento in società.
Sono le regole del "capitalismo malato" che Delpini individua e condanna senza attenuanti. Eppure tutto ciò oggi accade.

Mi pare che la nostra Costituzione aspiri a valori diversi. E dice alcune cose che traspirano anche nel discorso di Delpini.
Delpini fu nominato da Papa Francesco. Li accomuna una forte attenzione verso la giustizia sociale e contro ogni sopruso.
Francesco catalogò l'imperialismo e il liberismo come "l'economia che uccide". Delpini non mi pare sia molto lontano da ciò.
Dopo "Francesco Papa comunista" si parlerà anche di " Delpini Arcivescovo comunista?" Non mi stupirei. Resta la sostanza.

Ho scelto di riportare il discorso dell'Arcivescovo di Milano Delpini, perchè credo che ben pochi vi si siano soffermati. Male.
Delpini non ha fatto un discorso qualsiasi. Non amo enfatizzare, ma mi piace cogliere la qualità di certe riflessioni. Eccole.
Ritengo importante il ruolo sociale che può svolgere la Chiesa. La politica dovrebbe prestare più attenzione, ma è egoista.
Delpini viene da una famiglia umile e numerosa. Conosce le difficoltà dei più bisognosi. Grande coerenza ed il mio grazie.

DANILO   TOSARELLI        MILANO 

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