LUNEDÌ 14 OTTOBRE 2019 17.28.58
Siria: operatore Ong italiano, rischio ripresa attivita' Isis
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Siria: operatore Ong italiano, rischio ripresa attivita' Isis
'Un ponte per': crisi umanitaria, Turchia ha destabilizzato area
(ANSA) - ROMA, 14 OTT - La crisi umanitaria innescata nel
nord della Siria dall'intervento armato della Turchia sta
portando alla "destabilizzazione" dell'intero nord est del paese
e avra' come conseguenza molto probabile "la ripresa
dell'attivita' dell'Isis". L'allarme arriva da Luca Cafagna,
project manager di 'Un ponte per', l'unica Ong italiana attiva
nelle aree sotto il controllo dei curdi che questa mattina, a
causa del deteriorarsi delle condizioni di sicurezza, e' stata
costretta a ritirare tutto il personale italiano ed
internazionale presente.
"La situazione e' piuttosto complicata - dice Cafagna, che si
trova nella centrale operativa della Ong a Dohuk, nel Kurdistan
iracheno a pochi chilometri dal confine siriano - c'e' una crisi
umanitaria in atto e gia' 200mila sfollati". Una situazione che
"e' la diretta conseguenza dell'immobilismo della comunita'
internazionale, incapace di fare le dovute pressioni su tutte le
parti in gioco". Tra l'altro, afferma ancora Cafagna,
l'intervento turco ha preso di mira anche strutture sanitarie e
edifici civili. "Un problema enorme perche' non solo si e' violato
il diritto internazionale ma si e' anche pregiudicata la
possibilita' di soccorrere le persone". Dunque la priorita' in
questo momento "e' interrompere i bombardamenti e consentire alle
organizzazioni umanitarie di intervenire".
E resta anche l'altro problema, altrettanto grave, della
destabilizzazione in un'area che, dopo la sconfitta dello Stato
islamico, era tornata a garantire un minimo di normalita' alla
popolazione, "con gli operatori internazionali e le comunita'
locali in grado di gestire i servizi di base2. Ora tutto e'
cambiato. "C'e' una grande incertezza - conferma Cafagna - la
situazione cambia di giorno in giorno e la destabilizzazione
portera' alla ripresa dell'attivita' dell'Isis. I segnali gia' ci
sono: il sistema dei campi di detenzione in crisi, l'autobomba
dell'altro giorno a Qamishhli e l'attacco di una cinquantina di
militanti a Raqqa. "Gli episodi non potranno far altro che
aumentare".(ANSA).
GUI
14-OTT-19 17:28 NNNN
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