LUNEDÌ 22 GIUGNO 2020 12.28.35
Coronavirus: per pazienti critici rischio aritmie +10 volte
ZCZC4936/SX4 XSP20174004428_SX4_QBKN R CRO S04 QBKN Coronavirus: per pazienti critici rischio aritmie +10 volte (EMBARGO ALLE 18.00) (EMBARGO ALLE 18.00 DI OGGI) (ANSA) - ROMA, 22 GIU - Rischio aritmie per i pazienti piu' gravi ospedalizzati per Covid-19: i disturbi del ritmo cardiaco risultano infatti piu' frequenti in questi pazienti critici (fino a 10 volte di piu' in terapia intensiva) rispetto agli altri pazienti covid ricoverati. E' la conferma che arriva da uno studio condotto presso la Perelman School of Medicine della University of Pennsylvania e pubblicato sulla rivista Heart Rhythm Journal. Gia' studi precedenti su pazienti cinesi avevano evidenziato un rischio di aritmie cardiache nei soggetti ricoverati per covid. Questo lavoro ha coinvolto 700 pazienti covid americani. Sono stati considerati tutti i fattori di rischio pregressi, quindi anche precedenti problematiche cardiache. Gli esperti hanno riscontrato una piu' alta frequenza di aritmie, ovvero alterazioni del battito cardiaco come rallentamenti o accelerazioni improvvise e disordinate, nei pazienti piu' critici, specie quelli ricoverati in terapia intensiva. Le aritmie sono pericolose e se non trattate possono portare anche a ictus o arresto cardiaco. Secondo gli esperti le aritmie documentate nei pazienti covid non sono dovute a danni diretti procurati dal virus al cuore del paziente, ma piuttosto allo stato di salute generale e allo stato infiammatorio abnorme che si associa alla sindrome. "I nostri risultati - spiega l'autore principale del lavoro Rajat Deo - suggeriscono che siano molto probabilmente cause non-cardiache come infezione sistemica e infiammazione, a contribuire maggiormente alle aritmie, piuttosto che l'infezione e il danno diretto delle cellule cardiache dovuto al virus". "Servono altri studi - continua - per verificare se la presenza di aritmie cardiache abbiano effetti a lungo termine per la salute dei pazienti che sono stati ricoverati per COVID-19". "Nel frattempo - conclude Deo - e' importante avviare studi per valutare strategie piu' efficaci e sicure per la gestione a lungo termine di problemi di coagulazione e di ritmo in questa popolazione di pazienti". (ANSA). Y27-NAN 22-GIU-20 12:27 NNNN
Coronavirus: per pazienti critici rischio aritmie +10 volte
ZCZC4936/SX4 XSP20174004428_SX4_QBKN R CRO S04 QBKN Coronavirus: per pazienti critici rischio aritmie +10 volte (EMBARGO ALLE 18.00) (EMBARGO ALLE 18.00 DI OGGI) (ANSA) - ROMA, 22 GIU - Rischio aritmie per i pazienti piu' gravi ospedalizzati per Covid-19: i disturbi del ritmo cardiaco risultano infatti piu' frequenti in questi pazienti critici (fino a 10 volte di piu' in terapia intensiva) rispetto agli altri pazienti covid ricoverati. E' la conferma che arriva da uno studio condotto presso la Perelman School of Medicine della University of Pennsylvania e pubblicato sulla rivista Heart Rhythm Journal. Gia' studi precedenti su pazienti cinesi avevano evidenziato un rischio di aritmie cardiache nei soggetti ricoverati per covid. Questo lavoro ha coinvolto 700 pazienti covid americani. Sono stati considerati tutti i fattori di rischio pregressi, quindi anche precedenti problematiche cardiache. Gli esperti hanno riscontrato una piu' alta frequenza di aritmie, ovvero alterazioni del battito cardiaco come rallentamenti o accelerazioni improvvise e disordinate, nei pazienti piu' critici, specie quelli ricoverati in terapia intensiva. Le aritmie sono pericolose e se non trattate possono portare anche a ictus o arresto cardiaco. Secondo gli esperti le aritmie documentate nei pazienti covid non sono dovute a danni diretti procurati dal virus al cuore del paziente, ma piuttosto allo stato di salute generale e allo stato infiammatorio abnorme che si associa alla sindrome. "I nostri risultati - spiega l'autore principale del lavoro Rajat Deo - suggeriscono che siano molto probabilmente cause non-cardiache come infezione sistemica e infiammazione, a contribuire maggiormente alle aritmie, piuttosto che l'infezione e il danno diretto delle cellule cardiache dovuto al virus". "Servono altri studi - continua - per verificare se la presenza di aritmie cardiache abbiano effetti a lungo termine per la salute dei pazienti che sono stati ricoverati per COVID-19". "Nel frattempo - conclude Deo - e' importante avviare studi per valutare strategie piu' efficaci e sicure per la gestione a lungo termine di problemi di coagulazione e di ritmo in questa popolazione di pazienti". (ANSA). Y27-NAN 22-GIU-20 12:27 NNNN
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