Giuseppe Salamone
La propaganda di regime si è attivata in vista della manovra finanziaria. Meloni continua a vendere fumo e a prendere per il culo gli italiani grazie a interviste apparecchiate dove le domande più difficili sono "come ha passato le vacanze?". Come spesso accade però le cose non stanno per come vengono raccontate. Il governo deve racimolare qualche miliardo per far quadrare i conti e sta pensando di privatizzare gli ultimi pezzi rimasti mettendo financo a rischio decine di migliaia di posti di lavoro. Oltre a rinunciare a dividendi futuri pur di beccare qualche euro subito. Quello che sta succedendo lo spiega abbastanza bene Alessandro Volpi, Prof di Storia contemporanea all'università di Pisa:
"Fare cassa, perdendo soldi. Per far quadrare i conti della Legge di Bilancio, appesantiti dagli oneri europei e da una stima del Pil dello 0,6 e non dell'1% come previsto nel Def, il governo Meloni deve realizzare privatizzazioni per almeno 6 miliardi di euro. In realtà 3 miliardi li ha già acquisiti vendendo tra l'altro una quota della pregiatissima Eni. Ora altri 3 e forse addirittura 5 sembra intenzionato a realizzarli, vendendo un bel pezzo di Poste e scendendo da circa il 65% al di sotto di quel 35% che, in gran silenzio, l'esecutivo aveva ipotizzato fin da gennaio. Così coprirebbe un pezzo di manovra rinunciando però ad utili e dividendi di una società come Poste che ha raggiunto quest'anno la capitalizzazione record di 16 miliardi di euro e ha fatto un miliardo di utili. Soprattutto Poste italiane è la società italiana che ha il maggior numero di dipendenti, 126 mila, e la sola in tutto il panorama nazionale che supera i 100 mila. L'altro "colosso" sono le Ferrovie italiane, ancora interamente pubbliche e in odore di parziale privatizzazione. Per nascondere le difficoltà economiche, il governo privatizza pezzi pregiati, che garantirebbero entrate importanti, e con un esteso numero di dipendenti, destinati assai probabilmente ad essere in gran numero licenziati. Aggiungerei che con Poste privatizzate, magari con principale azionista un grande fondo americano, sarà difficile per le comunità locali difendere gli uffici postali al di fuori delle metropoli."
T.me/GiuseppeSalamone
"Fare cassa, perdendo soldi. Per far quadrare i conti della Legge di Bilancio, appesantiti dagli oneri europei e da una stima del Pil dello 0,6 e non dell'1% come previsto nel Def, il governo Meloni deve realizzare privatizzazioni per almeno 6 miliardi di euro. In realtà 3 miliardi li ha già acquisiti vendendo tra l'altro una quota della pregiatissima Eni. Ora altri 3 e forse addirittura 5 sembra intenzionato a realizzarli, vendendo un bel pezzo di Poste e scendendo da circa il 65% al di sotto di quel 35% che, in gran silenzio, l'esecutivo aveva ipotizzato fin da gennaio. Così coprirebbe un pezzo di manovra rinunciando però ad utili e dividendi di una società come Poste che ha raggiunto quest'anno la capitalizzazione record di 16 miliardi di euro e ha fatto un miliardo di utili. Soprattutto Poste italiane è la società italiana che ha il maggior numero di dipendenti, 126 mila, e la sola in tutto il panorama nazionale che supera i 100 mila. L'altro "colosso" sono le Ferrovie italiane, ancora interamente pubbliche e in odore di parziale privatizzazione. Per nascondere le difficoltà economiche, il governo privatizza pezzi pregiati, che garantirebbero entrate importanti, e con un esteso numero di dipendenti, destinati assai probabilmente ad essere in gran numero licenziati. Aggiungerei che con Poste privatizzate, magari con principale azionista un grande fondo americano, sarà difficile per le comunità locali difendere gli uffici postali al di fuori delle metropoli."
T.me/GiuseppeSalamone
Nessun commento:
Posta un commento