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sabato 4 gennaio 2025

La vicenda di Cecilia Sala si sta rivelando ironica, nella sua drammaticità.

 

La vicenda di Cecilia Sala si sta rivelando ironica, nella sua drammaticità. Cecilia è una giornalista del Foglio very Nato-chic, di quelle che i russi sono così bvuti da combattere scalzi, i ragazzi ucraini sognano l'Unione Europea e sono pronti a morire per essa, mentre l'immigrazione di massa è molto etnica. Ebbene, allorquando si trova a fare l'influencer dei valori femministi in Iran, a scuotere le coscienze delle donne di Teheran - ché insomma, va bene un'Hijab di Hermès, ma vuoi mettere poterti esibire in bikini in un bagno turco? - viene arrestata e chiusa in una cella "singola", come le stanza d'albergo, secondo le parole del nostro ministro degli Esteri. Si apprende qualche giorno dopo che la sventurata capitolina non se la passa poi a pastine di ceci libanesi e viene usata come merce di scambio dal regime per riavere un ingegnere iraniano, attualmente detenuto in Italia. E qui si manifesta tutta l'ironia della Τύχη. Il pericoloso nerd persiano fu infatti arrestato su comando atlantista. Se prima pascolava indisturbato in Svizzera, appena messo piede a Malpensa ha trovato un Fassino traditore dietro al dutyfree che ne ha sobillato la carcerazione. E ora le stesse giornaliste very Nato-chic che avrebbero lasciato i Marò alla magistratura indiana e che tutto il mondo è bello con le stelle e con le strisce, scrivono Cecilia-libera, o meglio, Freececilia! Il giornalismo non può essere reato, ma dove siamo, in Russia?! Nel mentre, in Ucraina dal 2014 non ci arrivano più le immagini di Andy Rocchelli, mentre a Gaza sono morti oltre 170 inviati stampa internazionali fra un'alzata di spalle e un "va beh, ma stattene a casa!" dei corsivisti del Foglio.

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