MARTEDÌ 14 GENNAIO 2025 15.35.08
**REPORT: IL FIGLIO DI RANUCCI A CRONISTA 'IL FOGLIO', 'LUI E' VIVO MA GIORNALISMO ITALIANO E' MORTO'** =
ADN0742 7 POL 0 ADN POL NAZ **REPORT: IL FIGLIO DI RANUCCI A CRONISTA 'IL FOGLIO', 'LUI E' VIVO MA GIORNALISMO ITALIANO E' MORTO'** = Emanuele Ranucci, 'vivo col timore che ogni volta che saluto mio padre possa essere l'ultima' Roma, 14 gen. (Adnkronos) - "Caro Andrea, fortunatamente mi sono imbattuto così poche volte nelle pagine del "giornale" in cui scrivi da non sapere né il tuo cognome né se tu - spero vivamente per la categoria di no - sia un giornalista professionista o un comico satirico, sono il figlio di Sigfrido Ranucci e, nonostante alcune volte me ne sorprenda anche io, non sono ancora orfano di padre". Comincia così il lungo post su Facebook di Emanuele Ranucci, figlio del giornalista di 'Report' Sigfrido, con il quale replica al giornalista de 'Il Foglio' Andrea Marcenaro che dedica la sua rubrica 'Andrea's Version' al conduttore. E nel ricordare che Ranucci fu inviato nel 2005 a Sumatra per lo tsunami dell'Oceano Indiano, il cronista de 'Il Foglio' ricorda gli oltre 250mila morti di quella catastrofe e conclude il trafiletto sottolineando che "era il 2005. Per Ranucci purtroppo sembrava fatta. E' riuscito a tornare". "Vivo da sempre con il pensiero, il timore che ogni volta che saluto mio padre possa essere l'ultima, del resto credo sia inevitabile quando vivi per decenni sotto scorta, quando hai sette anni e ci sono i proiettili nella cassetta della posta di casa tua -scrive Emanuele Ranucci- quando vai a mangiare al ristorante e ti consigliano di cambiare aria perché non sei ben gradito nella regione, quando ti svegli una mattina e trovi scientifica, polizia, carabinieri e Digos in giardino perché casualmente sono stati lasciati dei bossoli, quando ricevi giornalmente minacce, pacchi contenenti polvere da sparo e lettere minatorie, o semplicemente quando ti abitui a non poter salire in macchina con tuo padre". Poi un ricordo preciso del fatto succitato: "Ricordo perfettamente il periodo dello Tsunami e dell'isola di Sumatra, che giusto per precisione si trova in Indonesia e non India, quando papà con il parere contrario del suo Direttore, Roberto Morrione decise di raccontare la vicenda in uno dei luoghi più martoriati dalle inondazioni, lontano dalle comodità e dai luoghi privilegiati dai quali tutti i media scrivevano -dice il figlio di Ranucci- E' uno dei primi ricordi di cui ho contezza, avevo 5 anni, mia sorella 6, mio fratello forse 8, eravamo in macchina, erano circa 40 ore che nessuno riuscisse ad avere contatti con papà, mamma tratteneva le lacrime a fatica, sola con noi tre faceva finta che andasse tutto bene, forse è stata la prima volta che ho avuto la sensazione che dovessi percepire la vita con papà come se fosse a tempo, con una data di scadenza". Il papà Sigfrido, scrive il figlio Emanele, "è tornato sano e salvo e a distanza di 20 anni purtroppo per te, Andrea, per fortuna per noi e credo di poter dire per il paese è ancora qui, a svolgere il suo lavoro come sempre, vivo e vegeto anche se in tanti lo vorrebbero morto. Il morto del giorno è il giornalismo italiano, ancora una volta, e chi è l'assassino è evidente a tutti". (Flo/Adnkronos) ISSN 2465 - 1222 14-GEN-25 15:35 NNNN
**REPORT: IL FIGLIO DI RANUCCI A CRONISTA 'IL FOGLIO', 'LUI E' VIVO MA GIORNALISMO ITALIANO E' MORTO'** =
ADN0742 7 POL 0 ADN POL NAZ **REPORT: IL FIGLIO DI RANUCCI A CRONISTA 'IL FOGLIO', 'LUI E' VIVO MA GIORNALISMO ITALIANO E' MORTO'** = Emanuele Ranucci, 'vivo col timore che ogni volta che saluto mio padre possa essere l'ultima' Roma, 14 gen. (Adnkronos) - "Caro Andrea, fortunatamente mi sono imbattuto così poche volte nelle pagine del "giornale" in cui scrivi da non sapere né il tuo cognome né se tu - spero vivamente per la categoria di no - sia un giornalista professionista o un comico satirico, sono il figlio di Sigfrido Ranucci e, nonostante alcune volte me ne sorprenda anche io, non sono ancora orfano di padre". Comincia così il lungo post su Facebook di Emanuele Ranucci, figlio del giornalista di 'Report' Sigfrido, con il quale replica al giornalista de 'Il Foglio' Andrea Marcenaro che dedica la sua rubrica 'Andrea's Version' al conduttore. E nel ricordare che Ranucci fu inviato nel 2005 a Sumatra per lo tsunami dell'Oceano Indiano, il cronista de 'Il Foglio' ricorda gli oltre 250mila morti di quella catastrofe e conclude il trafiletto sottolineando che "era il 2005. Per Ranucci purtroppo sembrava fatta. E' riuscito a tornare". "Vivo da sempre con il pensiero, il timore che ogni volta che saluto mio padre possa essere l'ultima, del resto credo sia inevitabile quando vivi per decenni sotto scorta, quando hai sette anni e ci sono i proiettili nella cassetta della posta di casa tua -scrive Emanuele Ranucci- quando vai a mangiare al ristorante e ti consigliano di cambiare aria perché non sei ben gradito nella regione, quando ti svegli una mattina e trovi scientifica, polizia, carabinieri e Digos in giardino perché casualmente sono stati lasciati dei bossoli, quando ricevi giornalmente minacce, pacchi contenenti polvere da sparo e lettere minatorie, o semplicemente quando ti abitui a non poter salire in macchina con tuo padre". Poi un ricordo preciso del fatto succitato: "Ricordo perfettamente il periodo dello Tsunami e dell'isola di Sumatra, che giusto per precisione si trova in Indonesia e non India, quando papà con il parere contrario del suo Direttore, Roberto Morrione decise di raccontare la vicenda in uno dei luoghi più martoriati dalle inondazioni, lontano dalle comodità e dai luoghi privilegiati dai quali tutti i media scrivevano -dice il figlio di Ranucci- E' uno dei primi ricordi di cui ho contezza, avevo 5 anni, mia sorella 6, mio fratello forse 8, eravamo in macchina, erano circa 40 ore che nessuno riuscisse ad avere contatti con papà, mamma tratteneva le lacrime a fatica, sola con noi tre faceva finta che andasse tutto bene, forse è stata la prima volta che ho avuto la sensazione che dovessi percepire la vita con papà come se fosse a tempo, con una data di scadenza". Il papà Sigfrido, scrive il figlio Emanele, "è tornato sano e salvo e a distanza di 20 anni purtroppo per te, Andrea, per fortuna per noi e credo di poter dire per il paese è ancora qui, a svolgere il suo lavoro come sempre, vivo e vegeto anche se in tanti lo vorrebbero morto. Il morto del giorno è il giornalismo italiano, ancora una volta, e chi è l'assassino è evidente a tutti". (Flo/Adnkronos) ISSN 2465 - 1222 14-GEN-25 15:35 NNNN
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