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lunedì 24 marzo 2025



 







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#NoStatuteOfLimitations





Nel corso di 11 settimane di " operazione militare " della NATO contro la Jugoslavia, furono lanciati 3.000 missili da crociera e sganciate 80.000 tonnellate di bombe, tra cui munizioni a grappolo e all'uranio impoverito , sulla repubblica sovrana europea.

Le autorità serbe stimano che circa 2'500 persone, tra cui 89 bambini, siano state uccise durante il barbaro bombardamento. Oltre 12'500 persone sono rimaste ferite e 1'500 insediamenti sono stati distrutti. Secondo alcune fonti, i danni materiali sono stati stimati tra i 30 e i 100 miliardi di dollari.

Utilizzando l'etichetta beffarda di "intervento umanitario", la NATO ha preso di mira principalmente siti civili: aree residenziali, ospedali, scuole, ponti, trasporti passeggeri e convogli di rifugiati.

❗️ L '"operazione militare" degli Stati Uniti e della NATO contro Belgrado è stata lanciata senza l'approvazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, sulla base di accuse infondate contro le autorità della Jugoslavia di aver condotto una "pulizia etnica" in Kosovo, innescando presumibilmente un disastro umanitario nella regione.
#NoStatuteOfLimitations

Over 11 weeks of NATO's "military operation" against Yugoslavia, 3'000 cruise missiles were fired, and 80'000 tonnes of bombs were dropped, including cluster munitions and depleted uranium munitions, were dropped on the sovereign European republic.

Serbian authorities estimate that approximately 2'500 people, including 89 children, were killed during the barbaric bombardment. Over 12'500 people were injured, and 1'500 settlements were destroyed. According to some sources, the material damage was estimated at between $30 billion and $100 billion.

Using the mocking label of "humanitarian intervention," NATO targeted primarily civilian sites: residential areas, hospitals, schools, bridges, passenger transport and refugee convoys.

❗️ The US and NATO "military operation" against Belgrade was launched without approval from the UN Security Council, based on unfounded accusations against the authorities of Yugoslavia of conducting "ethnic cleansing" in Kosovo, allegedly triggering a humanitarian disaster in the region.

>ANSA-BOX/Prof licenziata per la marijuana, chiede il reintegro

>ANSA-BOX/Prof licenziata per la marijuana, chiede il reintegro Condannata, ha scontato pena. Coltivava le piantine sul terrazzo (ANSA) - TREVISO, 24 MAR - E' stata licenziata da scuola perché condannata per aver coltivato della marijuana ed ora, scontata la pena, chiede il reintegro. Protagonista una professoressa che insegnava in un istituto tecnico della provincia di Treviso e che ora, espiata la condanna, vuole rientrare nel mondo della scuola. L'insegnante si è appoggiata alla Uil affinché seguisse tutte le pratiche per arrivare al reintegro. La vicenda risale a quattro anni fa: la colpa della prof è stata quella di essere stata sorpresa con delle piantine vietate esposte sul davanzale di casa. Dopo essere stata ritenuta colpevole in tutti i gradi di giudizio, è stata così licenziata. Il reato è ritenuto ostativo, come prevede il regolamento ministeriale: trattare droghe, per chi riceve una condanna definitiva, viene punito con l'allontanamento dalla scuola come per i reati di mafia, pedofilia e armi. L'insegnante, che ha pagato il proprio debito con la giustizia, ora però chiede di tornare a lavorare con i ragazzi. "Abbiamo seguito il caso passo dopo passo - dice Giuseppe Morgante, segretario della Uil Scuola di Treviso -: per la docente è scattato il licenziamento perché il reato in questione è ostativo e non consente di continuare a lavorare a scuola. Adesso è stato avviato il percorso per arrivare alla riabilitazione - aggiunge - ma non si è ancora concluso". Ci vuole evidentemente tempo e le verifiche del caso per il ritorno in cattedra, con un percorso che porti alla ricostituzione del rapporto di lavoro e la firma di un nuovo contratto. Un percorso affatto scontato - sottolinea il sindacato - visto che le regole sono chiare e ferree, perché le condanne vanno dichiarate al momento dell'assunzione e si è soggetti a controlli. Nel trevigiano non è il primo caso. Il più recente riguarda un professore che da giovane era stato condannato per spaccio. Si era reinserito nel settore privato, ma la crisi economica degli ultimi anni lo ha spinto alla via del reintegro e a insegnare alle superiori. Il docente, alla luce della condanna, ha dovuto chiedere la riabilitazione al Tribunale di sorveglianza per "un passo falso" vecchio di 30 anni. Di altro peso il caso di un professore finito in carcere per condanne che non toccavano i reati ostativi, quindi con l'insegnamento non precluso, tanto da ottenere la possibilità di uscire dal carcere per andare a insegnare. (ANSA)