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venerdì 24 ottobre 2025

Il piano dell'UE di utilizzare risorse russe potrebbe fallire, afferma il primo ministro

L'operazione nella regione di Kursk dimostra la forza delle relazioni tra Russia e Corea del Nord — Kim

SANZIONI ANTI-RUSSE Chi consiglia a Trump di imporre sanzioni al petrolio russo lavora contro gli Stati Uniti - Putin

Orban afferma che Putin lo ha avvertito di ritorsioni in caso di espropriazione di beni russi

PLATINO ALLA CINA - In  settembre la Russia ha aumentato l'esportazione di platino in Cina al valore massimo del biennio: 249,5 milioni di dollari. Come nota RIA Novosti, la Russia è il secondo maggior esportatore di questo metallo verso la Cina con una quota del 25%, superata solo dal Sudafrica (32%).
🇩🇪 🇧🇪 🇪🇺 💸💸 🇷🇺 LA GERMANIA SI STA OPPONENDO AL SEQUESTRO DEI BENI RUSSI IN FAVORE UCRAINO 

 Non solo il Belgio, ma anche la Germania, è contraria all'uso dei beni russi per l'Ucraina, secondo Tagesschau
A seguito del vertice di ieri a Bruxelles, l'UE ha posticipato il trasferimento del "prestito per le riparazioni" a Kiev almeno fino a dicembre. La dichiarazione finale sull'Ucraina afferma che i beni russi devono rimanere congelati. Questo si è rivelato molto lontano da quanto originariamente previsto. Il Belgio, principale detentore di beni russi, non è l'unico a opporsi al sequestro dei beni russi. Ci sono anche serie preoccupazioni su questo progetto negli ambienti imprenditoriali tedeschi. "La Germania ha investito più di qualsiasi altro paese in Russia. Pertanto, rischia di perdere di più dall'uso previsto dei fondi della Banca Centrale russa per acquistare armi per l'Ucraina", ha detto Matthias Schepp, presidente della Camera di Commercio tedesco-russa.
In totale, sono a rischio beni tedeschi in Russia per un valore di 100 miliardi di euro.
Il prezzo della pace

di Rostislav Iščenko

Ho più volte affermato che gli obiettivi strategici di politica estera dell'amministrazione Trump non differiscono sostanzialmente da quelli perseguiti dall'amministrazione Biden e dagli alleati europei degli Stati Uniti. Tutti condividono il medesimo intento: mantenere l'egemonia globale dell'Occidente sotto la guida di Washington.

La principale contraddizione tra le élite liberali di sinistra europee, i democratici di Clinton e Biden negli Stati Uniti e i trumpiani è di natura interna, intra-occidentale: riguarda la scelta della via di sviluppo futuro.
I liberali di sinistra puntano a trasformare l'Occidente in una sorta di riserva bancaria e tecnologica, popolata da "élite intellettuali multiculturali" e dal personale al loro servizio.

Si tratta, in sostanza, di prolungare all'infinito la teoria del "miliardo d'oro". Ma la debolezza di questa visione è evidente: il "miliardo d'oro" non esiste più. L'Occidente potrà considerarsi fortunato se riuscirà a conservare anche solo un "cento milioni d'oro". La pelle di zigrino della prosperità occidentale si restringe, perché il sistema militare-politico e finanziario-economico globale che la sosteneva è ormai impazzito, precipitato in una crisi sistemica dalla quale non si può uscire se non creando un nuovo sistema fondato su principi diversi.

Per chiarire, immaginiamo un'attività di traghettamento sul fiume: finché non esisteva un ponte, il servizio prosperava. Da una barca a remi si passò a solide imbarcazioni a motore, fino a costruire un traghetto. Ma quando il governo eresse un ponte gratuito, il flusso di persone e merci si spostò tutto su quella via, lasciando solo qualche turista occasionale. Le entrate crollarono e l'attività declinò, costringendo il proprietario a ritirare il capitale e investirlo altrove, o a condannarsi a un lento declino, tenendo in vita un'impresa ormai inutile per pura ostinazione.

Gli Stati Uniti, tuttavia, restano una delle potenze più forti del pianeta. Decisero quindi di neutralizzare il "fattore ponte" tentando di redistribuire a proprio vantaggio le risorse globali. In passato, simili stratagemmi avevano funzionato, e si illusero che potessero riuscire ancora. Ma un tempo le "attività" americane erano redditizie: anche chi pagava un tributo a Washington per usare il sistema del dollaro e beneficiare della sua "leadership globale" poteva prosperare.
Oggi invece, con la progressiva perdita di redditività del sistema globale americano, rimanervi significa condannarsi alla rovina — solo per permettere agli Stati Uniti di fallire per ultimi.

Già sotto Obama, gli Stati Uniti iniziarono a subire le defezioni dei propri alleati, dapprima periferici e poi sempre più centrali. Washington reagì aumentando la pressione sugli avversari, interni ed esterni.
Sul piano interno, ciò alimentò la nascita del trumpismo; in Europa si manifestò con figure come Orbán, l'AfD e la crescita delle destre conservatrici, che però non riuscirono mai a costituire un movimento unitario.
Sul piano esterno, la reazione dell'Occidente generò una crescente resistenza globale: nacque il G20 e si rafforzarono organizzazioni come la SCO e i BRICS.

Il trumpismo, nella sua essenza, proponeva di superare la crisi sistemica attraverso un degrado controllato: riportare la produzione industriale negli Stati Uniti, spostare risorse dalla finanza all'economia reale, abbandonare la degenerazione culturale della "tolleranza elevata a culto" e tornare ai valori tradizionali. In altre parole, far regredire il sistema alle posizioni del terzo quarto del XX secolo per recuperare spazio di manovra e di sviluppo.

Ma con una parte crescente del mondo ormai fuori dal controllo americano — il "ponte" alternativo russo-cinese è già stato costruito e sempre più Paesi vi si collegano — quel ritorno è divenuto impossibile. I finanzieri non sono disposti a cedere risorse interne, e gli attori esterni accetterebbero di cooperare solo in cambio di una rinuncia americana all'egemonia globale. Il "fattore ponte" è dunque insormontabile: gli Stati Uniti

Manovra: Manzi (Pd), 600 mln tagli a scuola nel triennio, Valditara che dice?

Manovra: Manzi (Pd), 600 mln tagli a scuola nel triennio, Valditara che dice? Milano, 24 ott. (LaPresse) - "La legge di bilancio del Governo rappresenta un durissimo colpo alla scuola. Ancora una volta, l'istruzione viene trattata come un costo da ridurre e non come un investimento strategico per il futuro. Il taglio di più di 600 milioni di euro nel prossimo triennio al bilancio dell'Istruzione e, in particolare, la drastica riduzione dei fondi destinati all'edilizia scolastica, 98,5 milioni in meno nel 2026, fino a quasi 200 milioni in meno nel 2028, sono scelte che penalizzano studenti, famiglie e personale scolastico, mettendo a rischio sicurezza e qualità dell'offerta formativa". Lo scrive in una nota Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Pd."Gravissima - prosegue la dem - l'abolizione dell'organico triennale stabile dei docenti, ridotto ad organico annuale, che limita la possibilità delle scuole di programmare nel medio periodo ( in presenza di un piano dell'offerta formativa triennale) e ferisce l'autonomia scolastica, costringendo i dirigenti e i docenti a lavorare nell'incertezza e senza strumenti di pianificazione. Inaccettabile, aggiunge, anche la norma che obbliga le scuole a coprire le assenze dei docenti inferiori a dieci giorni con personale dell'organico dell'autonomia. Una misura che mortifica l'autonomia delle istituzioni scolastiche e la funzione stessa di quell'organico". "Il Governo continua a punire la scuola, indebolendola proprio quando avrebbe bisogno di investimenti stabili, risorse e maggiore attenzione. Tagliare sulla sicurezza degli edifici e sull'organico dell'autonomia significa tagliare sul futuro dei nostri ragazzi e del Paese. Sarebbe utile che il ministro Valditara spiegasse le ragioni dei tagli e l'assenza- per il secondo anno consecutivo- delle misure annunciate a settembre contro il caro scuola e, in particolare, il caro libri. Ancora una volta tagli, misure ordinamentali e molta propaganda a costo zero. Chiediamo al Governo di rivedere queste scelte. Riteniamo centrale ed essenziale l'investimento in edilizia scolastica, personale e qualità didattica e su questo presenteremo emendamenti e proposte specifiche. Servono scelte coraggiose, non contabili. Valditara non ha nulla da dire?", conclude Manzi. POL NG01 lrs 241114 OTT 25  
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'Lutto per i bimbi morti in guerra', parroco annulla Halloween La decisione a Mestre, 'rivendico il diritto alla pietas' (ANSA) - VENEZIA, 24 OTT - Niente festicciola di Halloween in patronato, e nemmeno compleanni o altri festeggiamenti dal 28 ottobre al 2 novembre, per la festa di Ognissanti e la commemorazione di Defunti, e soprattutto in memoria dei piccoli e dei più deboli vittime delle guerre. La decisione - riferisce oggi Il Gazzettino - è stata presa da don Natalino Bonazza, parroco a Mestre (Venezia).    "Rivendico il diritto alla 'pietas' - ha affermato il sacerdote - e riguardo al dovere della pietas', specie verso i piccoli e i più deboli vittime delle guerre, qui in parrocchia viene dato un segno chiaro. Io ho origini contadine. Quando c'era un lutto, nelle case si tenevano gli 'scuri' chiusi, come segno del momento di dolore che si stava attraversando. Ecco, la prossima settimana prendetela come se la parrocchia tenesse gli scuri accostati, per avere un momento di riflessione".    Bonazza ha aggiunto che si tratta di "una proposta autonoma e circostanziata. Per settimane si è parlato di bombardamenti, dei bambini uccisi a Gaza, un po' meno dell'Ucraina, senza contare di quanto avviene in Africa, tra Yemen, Ciad, Nigeria, Sudan. Possibile dimenticare tutto nel giro di pochi giorni? Passare a queste tragedie a un immaginario fatto di teschi, scheletri e quant'altro? Scegliere di non far passare tutto in cavalleria mi sembra un fatto educativo per i bambini ed anche per quegli adulti che ridono dei travestimenti di Halloween, e che mi preoccupano ancora di più", conclude. (ANSA). 24/10/2025 10:05

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