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venerdì 28 novembre 2025
Russia, Giappone: energia proveniente da Sakhalin-1 importante per nostra sicurezza
Russia, Giappone: energia proveniente da Sakhalin-1 importante per nostra sicurezza Russia, Giappone: energia proveniente da Sakhalin-1 importante per nostra sicurezza (Energia Oltre) Roma, 28/11/2025 - Garantire l'approvvigionamento energetico dall'estero, incluso il progetto Sakhalin, è estremamente importante per la sicurezza energetica del Giappone. Lo ha affermato il Ministero dell'Industria giapponese, rispondendo alle domande sulle sanzioni statunitensi nei confronti di un azionista chiave del progetto Sakhalin-1. Il mese scorso Washington ha sanzionato le principali compagnie petrolifere russe Rosneft, azionista di Sakhalin-1, e Lukoil, nell'ultimo provvedimento per costringere il Cremlino a porre fine alla guerra in Ucraina. La deroga per la fine delle operazioni è scaduta il 21 novembre. "Il governo giapponese continua a riconoscere che l'approvvigionamento energetico dall'estero, incluso il progetto Sakhalin, è estremamente importante per la sicurezza energetica del Giappone", ha dichiarato il Ministero dell'Economia, del Commercio e dell'Industria in una nota all'agenzia Reuters. "Adotteremo le misure necessarie per garantire che la stabilità dell'approvvigionamento energetico del Giappone non venga compromessa", ha aggiunto il Ministero, che ha però non ha specificato l'impatto delle sanzioni sul progetto di cui il METI è azionista. La statunitense ExxonMobil - che deteneva una quota del 30% nel progetto Sakhalin-1 - ha lasciato la Russia nel 2022, dopo l'invasione russa dell'Ucraina. Prima dell'uscita di Exxon, Rosneft e l'indiana ONGC Videsh possedevano ciascuna una quota del 20% nel progetto, mentre un altro 30% era controllato dal consorzio SODECO, che comprendeva METI, Marubeni, Itochu, Japan Petroleum Exploration e Inpex. (Energia Oltre - ANR) (anr) 20251128T115740Z
Energia, Szijjarto: l'Ungheria proseguirà la cooperazione con la Russia
Energia, Szijjarto: l'Ungheria proseguirà la cooperazione con la Russia Energia, Szijjarto: l'Ungheria proseguirà la cooperazione con la Russia (Energia Oltre) Roma, 28/11/2025 - L'Ungheria intende proseguire la cooperazione energetica con la Russia, "in quanto pienamente in linea con i nostri interessi nazionali". Lo ha dichiarato il ministro degli Affari Esteri ungherese, Peter Szijjarto, in occasione della visita del premier Viktor Orban a Mosca. "La cooperazione energetica tra Ungheria e Russia è nei nostri interessi fondamentali e abbandonarla sarebbe contrario agli interessi nazionali dell'Ungheria", ha dichiarato Szijjarto in un videomessaggio sul canale televisivo M1. Il ministro ungherese ha osservato che quest'anno l'Ungheria ha ricevuto dalla Russia 8,5 milioni di tonnellate di petrolio e oltre 7 miliardi di metri cubi di gas. "Senza le forniture energetiche dalla Russia, le bollette elettriche delle famiglie ungheresi triplicherebbero, il che è chiaramente inaccettabile. Continueremo quindi a lavorare per garantire che la cooperazione energetica tra Ungheria e Russia proceda senza interruzioni", ha assicurato. Szijjarto ha parlato anche dell'importanza della costruzione della centrale nucleare Paks II in Ungheria, progettata da Rosatom, e l'esenzione di quest'opera dalle sanzioni statunitensi. "Per la prima volta negli ultimi anni si è verificata una situazione in cui né le sanzioni europee, né quelle statunitensi ostacolano questa costruzione, e l'Ungheria dispone di tutti i permessi necessari". Questa mattina, prima di partire per Mosca, Orban ha annunciato che, durante il suo incontro con il presidente russo Vladimir Putin, si sarebbe discusso delle forniture energetiche all'Ungheria e della risoluzione del conflitto in Ucraina. (Energia Oltre - ANR) (anr) 20251128T120134Z
NTW Press - Putin: "Trattiamo pure, ma se Kiev non lascia il Donbas lo prendiamo con la forza"
NTW Press - Putin: "Trattiamo pure, ma se Kiev non lascia il Donbas lo prendiamo con la forza"
Putin: "Trattiamo pure, ma se Kiev non lascia il Donbas lo prendiamo con la forza"
Il Cremlino prepara un pacchetto di misure di ritorsione in caso l'Europa decida di confiscare i beni russi

Venerdì 28 Novembre 2025 12:00
A pochi giorni dai nuovi negoziati tra Stati Uniti e Russia, attesi a Mosca, Vladimir Putin ha anticipato pubblicamente quali saranno le sue condizioni per mettere fine al conflitto in Ucraina.
Il presidente russo ha dichiarato che la cessazione delle ostilità sarà possibile solo quando le forze ucraine abbandoneranno le aree che Mosca rivendica come proprie. Non ha però chiarito se il riferimento riguardi esclusivamente il Donbass — con le regioni di Donetsk e Lugansk — o se includa anche Kherson e Zaporizhzhia, territori che il Cremlino considera parte della Federazione dopo i referendum non riconosciuti dalla comunità internazionale.
Crimea e Donbass come precondizione
Putin ha inoltre spiegato che uno dei punti centrali dei colloqui con Washington, previsti all'inizio della prossima settimana, riguarda il riconoscimento ufficiale della Crimea e del Donbass come territori russi. Non più solo una realtà di fatto, dunque, ma un riconoscimento giuridico da parte della comunità internazionale, condizione che il Cremlino considera imprescindibile.
Il leader russo è intervenuto dalla Kirghizistan, al termine di una visita ufficiale, ed è stata la sua prima dichiarazione dopo l'incontro di Ginevra tra Stati Uniti e rappresentanti ucraini.
In quella sede — ha detto — i 28 punti del piano di pace promosso da Donald Trump sono stati suddivisi in quattro sezioni, senza ulteriori dettagli. Secondo una fonte ucraina citata dall'Afp, la nuova bozza del piano, che in origine prevedeva la cessione del Donbass, non conterrebbe al momento soluzioni territoriali definite. Ma su questo Putin resta inflessibile: per lui il ritiro dell'esercito ucraino dalle zone occupate è l'unica strada per fermare il conflitto.
La presenza statunitense al tavolo e il caso Witkoff
Ai negoziati di Mosca parteciperà l'inviato speciale americano Steve Witkoff, figura finita al centro di polemiche negli Stati Uniti dopo la pubblicazione, da parte di Bloomberg, di una telefonata con Yuri Ushakov, consigliere di Putin per la politica estera. Alcuni ambienti politici a Washington lo considerano troppo vicino alla Russia, ma il presidente russo ha respinto le accuse, definendole infondate.
Steve Witkoff
Ha affermato che Witkoff rappresenta gli interessi del suo Paese "come li vede lui" e ha rivendicato il tono civile dei rapporti: un dialogo condotto "senza insulti e senza aggressività".
Putin: "Se non si ritirano, prenderemo quei territori con la forza"
Il presidente russo ha ribadito che, in assenza di un ritiro ucraino, Mosca procederà militarmente. Secondo lui l'esercito ucraino soffre un grave deficit di personale, con un divario mensile di circa 15 mila uomini tra i soldati inviati al fronte e quelli che vengono eliminati — cioè morti o feriti. Putin ha parlato di 47 mila perdite ucraine solo nel mese di ottobre, numeri impossibili da verificare in modo indipendente.
Pur sostenendo che il piano statunitense possa costituire una base per futuri accordi, il presidente russo ha nuovamente messo in discussione la legittimità di Volodymyr Zelensky. Ha ricordato che il mandato del presidente ucraino è formalmente scaduto lo scorso anno e che la sua permanenza in carica dipende dalla legge marziale che impedisce lo svolgimento di nuove elezioni.
Volodymyr Zelensky
Per Mosca, questo elemento potrebbe indebolire la validità di un'eventuale firma ucraina su un accordo di pace.
"Firmare documenti con la leadership ucraina è inutile. Ne ho parlato molte volte. Credo che la leadership ucraina abbia commesso un errore fondamentale e strategico quando ha avuto paura di partecipare alle elezioni presidenziali", ha spiegato Putin. Al contrario, la Russia è riuscita a svolgere le elezioni nonostante fosse coinvolta "in un conflitto armato con l'Ucraina", ha proseguito il leader del Cremlino, osservando che "non appena saranno conclusi accordi di pace di qualsiasi tipo, il che significa che cesseranno i combattimenti, la legge marziale imposta dovrà essere immediatamente revocata e altrettanto immediatamente dovranno essere indette le elezioni" in Ucraina.
Pronte ritorsioni per l'Europa
Putin ha negato con forza che la Russia stia pianificando attacchi contro Paesi dell'Europa occidentale, definendo queste affermazioni "totali menzogne". Ha però avvertito che se le risorse finanziarie russe congelate in Europa verranno confiscate e destinate all'Ucraina, Mosca risponderà con un pacchetto di misure economiche di ritorsione, che sarebbe già in preparazione.
Lo zar ha dichiarato di essere disponibile a fornire formale impegno all'Europa, nel caso il Vecchio Continente chiedesse una garanzia di non aggressione formale.
"Se hanno spaventato i loro cittadini e vogliono sentire che non abbiamo alcuna intenzione e nessun piano aggressivo contro l'Europa, va bene, siamo pronti a stabilirlo in ogni modo".
L'Europa, dal canto proprio, ha chiarito che nessun territorio ucraino occupato con la forza sarà riconosciuto dall'UE come russo.
Le reazioni italiane: Crosetto invita alla prudenza
Le dichiarazioni del presidente russo hanno avuto un'eco immediata anche in Italia. Il ministro della Difesa Guido Crosetto, parlando da Parigi, ha commentato che non è chiaro quali siano le reali intenzioni di Putin.
Ha aggiunto di sperare che questa volta la Russia sia disposta a negoziare seriamente, pur mantenendo un certo scetticismo alla luce del continuo rafforzamento dell'esercito russo, tra nuovi arruolamenti, incremento delle riserve e maggiori investimenti nella difesa. Crosetto ha concluso che, se emergerà una volontà autentica di trattare, l'Italia farà la sua parte nel sostenere Kiev.
Putin: "Trattiamo pure, ma se Kiev non lascia il Donbas lo prendiamo con la forza"
Il Cremlino prepara un pacchetto di misure di ritorsione in caso l'Europa decida di confiscare i beni russi

Venerdì 28 Novembre 2025 12:00
A pochi giorni dai nuovi negoziati tra Stati Uniti e Russia, attesi a Mosca, Vladimir Putin ha anticipato pubblicamente quali saranno le sue condizioni per mettere fine al conflitto in Ucraina.
Il presidente russo ha dichiarato che la cessazione delle ostilità sarà possibile solo quando le forze ucraine abbandoneranno le aree che Mosca rivendica come proprie. Non ha però chiarito se il riferimento riguardi esclusivamente il Donbass — con le regioni di Donetsk e Lugansk — o se includa anche Kherson e Zaporizhzhia, territori che il Cremlino considera parte della Federazione dopo i referendum non riconosciuti dalla comunità internazionale.
Crimea e Donbass come precondizione
Putin ha inoltre spiegato che uno dei punti centrali dei colloqui con Washington, previsti all'inizio della prossima settimana, riguarda il riconoscimento ufficiale della Crimea e del Donbass come territori russi. Non più solo una realtà di fatto, dunque, ma un riconoscimento giuridico da parte della comunità internazionale, condizione che il Cremlino considera imprescindibile.
Il leader russo è intervenuto dalla Kirghizistan, al termine di una visita ufficiale, ed è stata la sua prima dichiarazione dopo l'incontro di Ginevra tra Stati Uniti e rappresentanti ucraini.
In quella sede — ha detto — i 28 punti del piano di pace promosso da Donald Trump sono stati suddivisi in quattro sezioni, senza ulteriori dettagli. Secondo una fonte ucraina citata dall'Afp, la nuova bozza del piano, che in origine prevedeva la cessione del Donbass, non conterrebbe al momento soluzioni territoriali definite. Ma su questo Putin resta inflessibile: per lui il ritiro dell'esercito ucraino dalle zone occupate è l'unica strada per fermare il conflitto.
La presenza statunitense al tavolo e il caso Witkoff
Ai negoziati di Mosca parteciperà l'inviato speciale americano Steve Witkoff, figura finita al centro di polemiche negli Stati Uniti dopo la pubblicazione, da parte di Bloomberg, di una telefonata con Yuri Ushakov, consigliere di Putin per la politica estera. Alcuni ambienti politici a Washington lo considerano troppo vicino alla Russia, ma il presidente russo ha respinto le accuse, definendole infondate.
Steve Witkoff
Ha affermato che Witkoff rappresenta gli interessi del suo Paese "come li vede lui" e ha rivendicato il tono civile dei rapporti: un dialogo condotto "senza insulti e senza aggressività".
Putin: "Se non si ritirano, prenderemo quei territori con la forza"
Il presidente russo ha ribadito che, in assenza di un ritiro ucraino, Mosca procederà militarmente. Secondo lui l'esercito ucraino soffre un grave deficit di personale, con un divario mensile di circa 15 mila uomini tra i soldati inviati al fronte e quelli che vengono eliminati — cioè morti o feriti. Putin ha parlato di 47 mila perdite ucraine solo nel mese di ottobre, numeri impossibili da verificare in modo indipendente.
Pur sostenendo che il piano statunitense possa costituire una base per futuri accordi, il presidente russo ha nuovamente messo in discussione la legittimità di Volodymyr Zelensky. Ha ricordato che il mandato del presidente ucraino è formalmente scaduto lo scorso anno e che la sua permanenza in carica dipende dalla legge marziale che impedisce lo svolgimento di nuove elezioni.
Volodymyr Zelensky
Per Mosca, questo elemento potrebbe indebolire la validità di un'eventuale firma ucraina su un accordo di pace.
"Firmare documenti con la leadership ucraina è inutile. Ne ho parlato molte volte. Credo che la leadership ucraina abbia commesso un errore fondamentale e strategico quando ha avuto paura di partecipare alle elezioni presidenziali", ha spiegato Putin. Al contrario, la Russia è riuscita a svolgere le elezioni nonostante fosse coinvolta "in un conflitto armato con l'Ucraina", ha proseguito il leader del Cremlino, osservando che "non appena saranno conclusi accordi di pace di qualsiasi tipo, il che significa che cesseranno i combattimenti, la legge marziale imposta dovrà essere immediatamente revocata e altrettanto immediatamente dovranno essere indette le elezioni" in Ucraina.
Pronte ritorsioni per l'Europa
Putin ha negato con forza che la Russia stia pianificando attacchi contro Paesi dell'Europa occidentale, definendo queste affermazioni "totali menzogne". Ha però avvertito che se le risorse finanziarie russe congelate in Europa verranno confiscate e destinate all'Ucraina, Mosca risponderà con un pacchetto di misure economiche di ritorsione, che sarebbe già in preparazione.
Lo zar ha dichiarato di essere disponibile a fornire formale impegno all'Europa, nel caso il Vecchio Continente chiedesse una garanzia di non aggressione formale.
"Se hanno spaventato i loro cittadini e vogliono sentire che non abbiamo alcuna intenzione e nessun piano aggressivo contro l'Europa, va bene, siamo pronti a stabilirlo in ogni modo".
L'Europa, dal canto proprio, ha chiarito che nessun territorio ucraino occupato con la forza sarà riconosciuto dall'UE come russo.
Le reazioni italiane: Crosetto invita alla prudenza
Le dichiarazioni del presidente russo hanno avuto un'eco immediata anche in Italia. Il ministro della Difesa Guido Crosetto, parlando da Parigi, ha commentato che non è chiaro quali siano le reali intenzioni di Putin.
Ha aggiunto di sperare che questa volta la Russia sia disposta a negoziare seriamente, pur mantenendo un certo scetticismo alla luce del continuo rafforzamento dell'esercito russo, tra nuovi arruolamenti, incremento delle riserve e maggiori investimenti nella difesa. Crosetto ha concluso che, se emergerà una volontà autentica di trattare, l'Italia farà la sua parte nel sostenere Kiev.
RUSSIA: ORBA'N DA PUTIN, COLLOQUI PER PORRE FINE ALL'INVASIONE DELL'UCRAINA =
ADN0036 7 EST 0 ADN EST NAZ RUSSIA: ORBA'N DA PUTIN, COLLOQUI PER PORRE FINE ALL'INVASIONE DELL'UCRAINA = Mosca, 28 nov. (Adnkronos/Europa Press) - Ucraina - Il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha iniziato la sua visita a Mosca, la capitale russa, dove incontrerà il presidente russo Vladimir Putin nel contesto dei crescenti sforzi diplomatici per porre fine all'invasione russa dell'Ucraina. "Sto andando a Mosca. Discuteremo di sicurezza energetica, prezzi accessibili e bassi per il prossimo inverno in Ungheria. Ecco perché siamo andati a Washington ed ecco perché andremo in Russia ora", ha dichiarato Orbán in un messaggio pubblicato su Facebook prima di lasciare l'Ungheria. Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha confermato la visita e ha indicato che l'incontro tra i due leader è previsto intorno alle 13 (ora di Mosca), secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa russa TASS. (Red-Cro/Adnkronos) ISSN 2465 - 1222 28-NOV-25 12:15
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