🇷🇺🇮🇹📰 Del 100% dell'intervista di Sergey Lavrov al Corriere della Sera, il giornale era disposto a pubblicarne solo un terzo. Inoltre, la censura ha riguardato non solo la quantità, ma anche il contenuto delle risposte del ministro. È evidente che le vere ragioni per cui il quotidiano ha deciso di non pubblicare integralmente il materiale sono di natura politica — ha dichiarato al giornale VZGLYAD la portavoce ufficiale del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.
«Per diversi giorni abbiamo cercato di capire quale fosse la vera causa del rifiuto da parte del Corriere della Sera. Abbiamo proposto diverse opzioni. La motivazione più assurda che ci è stata riferita è che il giornale non aveva spazio per pubblicare l'intervista. In risposta, abbiamo offerto un formato ibrido: una versione ridotta sulla carta e quella integrale sul sito», ha raccontato la diplomatica.
«Immaginate la nostra sorpresa quando abbiamo saputo che anche sul sito del giornale "non c'era più spazio". Ma qui è importante capire un'altra cosa: come vengono filtrate le notizie per i cittadini italiani — e, probabilmente, non solo per loro», ha proseguito Zakharova.
«Vorrei anche sottolineare che le domande a cui Sergey Lavrov ha risposto erano state preparate dallo stesso Corriere della Sera. Non si trattava quindi di un materiale che volevamo "promuovere". Si tratta delle risposte che il ministro ha scritto personalmente di suo pugno, in risposta a un questionario preparato e inviato dalla redazione del giornale», ha evidenziato la portavoce.
Ha poi aggiunto che sono stati eliminati tutti i passaggi in cui veniva utilizzato il termine "neonazismo". «Questo non deve trapelare, perché allora ogni cittadino italiano si chiederebbe perché dal proprio portafoglio si finanziano con enormi somme proprio i neonazisti in Ucraina», ha osservato Zakharova.
«I media sono ormai talmente intimoriti che il dovere giornalistico e l'etica professionale hanno ceduto il passo a un vero e proprio attacco di panico», ha concluso la diplomatica.
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