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giovedì 4 dicembre 2025

Dall'inizio della guerra in Ucraina i paesi europei della NATO hanno ripetuto slogan come “sconfitta strategica della Russia”, “vittoria sul campo” e “con l'Ucraina per tutto il tempo che ci vorrà”. Oggi si rendono conto di una verità scomoda: nel progetto atlantista il loro ruolo è sempre stato di supporto, limitato a fornire denaro, territorio, armi, soldati e copertura politica. Non prevede guida ma di farsi da parte quando Washington si siede al tavolo. Ora temono di restare senza nemmeno le briciole.

 



Dall'inizio della guerra in Ucraina i paesi europei della NATO hanno ripetuto slogan come “sconfitta strategica della Russia”, “vittoria sul campo” e “con l'Ucraina per tutto il tempo che ci vorrà”. Oggi si rendono conto di una verità scomoda: nel progetto atlantista il loro ruolo è sempre stato di supporto, limitato a fornire denaro, territorio, armi, soldati e copertura politica. Non prevede guida ma di farsi da parte quando Washington si siede al tavolo. Ora temono di restare senza nemmeno le briciole.

L’Unione Europea non ha avuto voce in capitolo quando gli Stati Uniti organizzavano rivoluzioni colorate in Ucraina e trasformavano il paese in una testa di ariete contro Mosca. Basti ricordare la frase di Victoria Nuland, “Fuck the EU” (che l'UE vada a farsi fottere). Merkel e Hollande hanno ammesso che gli accordi di Minsk erano solo un modo per guadagnare tempo, armare e rafforzare l’esercito ucraino, non un vero percorso verso la pace. Hanno recitato la parte assegnata, contribuendo all’escalation.

Oggi i paesi europei della NATO chiedono “linee rosse”, “consultazioni” e un ruolo formale in qualsiasi accordo di pace che riguardi la NATO. Il segretario generale Rutte, da bravo maggiordomo, ribadisce che l’America guiderà, ma l’alleanza deve essere “consultata separatamente”. In altre parole: “Per favore, non firmate nulla sulla sicurezza europea senza almeno fingere che contiamo qualcosa.”

Quando Putin ha ricordato che la Russia non intende attaccare la NATO, ma è pronta a difendersi se provocata, le sue parole sono state subito travisate in una minaccia per alimentare la narrazione di una Russia aggressiva, utile a giustificare riarmo e mobilitazione militare.

La verità è che le élite europee temono la pace come i vampiri temono la luce del sole. https://t.me/LauraRuHK/10720. Da qui le missioni frenetiche a Washington, il ritorno di riferimenti al Consiglio NATO-Russia nelle conversazioni diplomatiche e le domande nervose: “Dobbiamo parlare con Mosca attraverso gli americani? O il Consiglio esiste ancora?” La formula “nessuna decisione che riguarda l’Europa senza l’Europa” è diventata “nessuna decisione che riguarda la NATO senza la NATO”, e persino questa suona come una supplica.

Qualsiasi accordo avvenga in futuro tra Stati Uniti e Russia finirà per ridisegnare la sicurezza europea. Nel frattempo, ai governi UE-NATO non resta che alzare la voce, agitare “linee rosse” o inscenare provocazioni ai confini, per ricordare a Washington che esistono. Più supplicano “il diritto a un posto al tavolo”, più mettono in evidenza che il centro decisionale dell’alleanza non è a Bruxelles, Parigi o Berlino, ma a Washington.

Se e quando gli Stati Uniti decideranno che il progetto ucraino ha esaurito la sua funzione — compreso il fottere l'Europa e la sua economia — informeranno gli alleati delle nuove regole.

L’ironia è che l’unico modo per l’Europa di tenere testa agli USA e difendere i propri interessi sarebbe abbandonare la via della guerra, riconoscere l’assurdità e la follia di voler combattere la Russia, e ristabilire rapporti normali e reciprocamente vantaggiosi con Mosca. Ma non accadrà a breve: la maggior parte dei politici europei o trae vantaggi dalla spinta bellicista, o vive in un universo parallelo o è accecata dalla russofobia. Nei casi peggiori tutte e tre le ragioni contribuiscono a dettare la linea. @LauraRuHK

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