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domenica 27 marzo 2011

Salute: studio avverte, 2 mln di italiani a rischio cuore ma senza cure(link diretto al documento dell'autore)

Salute: studio avverte, 2 mln di italiani a rischio cuore ma senza cure

Milano, 22 mar. (Adnkronos Salute) 16:02
Quasi 2 milioni di italiani hanno una probabilità su 5 di avere un infarto o un ictus entro 10 anni, ma non lo sanno e non ricevono cure ad hoc. Stando ai parametri tradizionali di valutazione rientrano nella fascia ritenuta a rischio medio, e come tali sono esclusi dal rimborso delle terapie 'scudo'. Invece dovrebbero essere considerati a rischio alto, secondo una ricerca condotta dal Servizio di epidemiologia e farmacologia preventiva dell'università degli Studi di Milano, che in collaborazione con la Simg (Società italiana di medicina generale) ha coinvolto circa 7 mila cittadini tra i 40 e i 79 anni, assistiti in 421 ambulatori di medici di famiglia di 16 regioni della Penisola. Misurando nei reclutati anche i livelli di una proteina 'spia' del rischio cardiovascolare (la proteina C reattiva o Pcr), gli autori hanno scoperto che quasi un paziente su 5 della categoria definita a rischio medio dovrebbe essere 'riclassificato' e passare nella fascia a rischio alto. Lo studio, battezzato 'Check' e pubblicato in parte su 'Nutrition, Metabolism Cardiovascular Diseases', è stato presentato a Napoli al Congresso nazionale della Sitecs (Società italiana di terapia clinica e sperimentale). "Questo lavoro ha preso in esame in modo casuale un numero molto elevato di mutuati" sia maschi che femmine - spiega in un incontro con la stampa a Milano Alberico Catapano, ordinario di farmacologia alla Statale meneghina (Dipartimento di scienze farmacologiche) e presidente del summit Sitecs - I risultati sono quindi altamente predittivi e consentono di scattare una fotografia reale del rischio cardiovascolare della popolazione italiana". Non solo. Suggeriscono ai medici l'opportunità di prevedere, almeno nei pazienti in cui il profilo di rischio cardiovascolare è più dubbio, anche il dosaggio della Pcr nel sangue: se supera stabilmente i 2 milligrammi/litro, scatta l'allarme rosso. Un esame da pochi euro, che però può salvare il cuore. Milano, 22 mar. (Adnkronos Salute) - Quasi 2 milioni di italiani hanno una probabilità su 5 di avere un infarto o un ictus entro 10 anni, ma non lo sanno e non ricevono cure ad hoc. Stando ai parametri tradizionali di valutazione rientrano nella fascia ritenuta a rischio medio, e come tali sono esclusi dal rimborso delle terapie 'scudo'. Invece dovrebbero essere considerati a rischio alto, secondo una ricerca condotta dal Servizio di epidemiologia e farmacologia preventiva dell'università degli Studi di Milano, che in collaborazione con la Simg (Società italiana di medicina generale) ha coinvolto circa 7 mila cittadini tra i 40 e i 79 anni, assistiti in 421 ambulatori di medici di famiglia di 16 regioni della Penisola. Misurando nei reclutati anche i livelli di una proteina 'spia' del rischio cardiovascolare (la proteina C reattiva o Pcr), gli autori hanno scoperto che quasi un paziente su 5 della categoria definita a rischio medio dovrebbe essere 'riclassificato' e passare nella fascia a rischio alto. Lo studio, battezzato 'Check' e pubblicato in parte su 'Nutrition, Metabolism Cardiovascular Diseases', è stato presentato a Napoli al Congresso nazionale della Sitecs (Società italiana di terapia clinica e sperimentale). "Questo lavoro ha preso in esame in modo casuale un numero molto elevato di mutuati" sia maschi che femmine - spiega in un incontro con la stampa a Milano Alberico Catapano, ordinario di farmacologia alla Statale meneghina (Dipartimento di scienze farmacologiche) e presidente del summit Sitecs - I risultati sono quindi altamente predittivi e consentono di scattare una fotografia reale del rischio cardiovascolare della popolazione italiana". Non solo. Suggeriscono ai medici l'opportunità di prevedere, almeno nei pazienti in cui il profilo di rischio cardiovascolare è più dubbio, anche il dosaggio della Pcr nel sangue: se supera stabilmente i 2 milligrammi/litro, scatta l'allarme rosso. Un esame da pochi euro, che però può salvare il cuore. Dallo studio 'Check' arriva anche un avvertimento più generale: il colesterolo basso non è una garanzia. Il 46% dei reclutati con livelli ematici di grasso cattivo Hdl minori di 130 mg/dL è a rischio, "proprio perché i fattori vanno giudicati nel loro insieme", puntualizza Catapano. E ancora: livelli minori di istruzione si associano a un rischio maggiore per cuore e arterie, "sia perché i meno istruiti sono anche meno informati sugli stili di vita più sani - spiega lo scienziato - sia per l'impatto della cosiddetta 'social deprivation', cioè la maggiore difficoltà di accesso alle strutture sociali". Nel dettaglio, chi non ha alcuna istruzione ha un rischio maggiore del 40% rispetto ai laureati; chi si è fermato alla licenza elementare ha un pericolo del 20% superiore a chi è arrivato alla licenza media, che a sua volta rischia il 30% in più dei diplomati, che rischiano il 9% in più dei laureati. Gli anziani si confermano i più 'fragili' (i 40-49enni hanno un rischio del 70% inferiore ai 70-79enni), come pure chi è 'zavorrato' da chili di troppo. In particolare, mentre tra i normopeso gli uomini rischiano il 40% in più delle donne, tra i sovrappeso e gli obesi le femmine rischiano rispettivamente il 20% e il 58% in più dei maschi. Infine, lo sport: chi non fa alcuna attività fisica extra-lavoro ha un rischio cardiovascolare del 30% maggiore di chi si allena con costanza. E le donne, che "secondo le statistiche in Italia fanno attività fisica in pochissimi casi", rischiano il 9% in più dei 'colleghi' maschi.

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