ANSA/ STATO-MAFIA:BRUSCA ACCUSA,MANCINO'TERMINALE TRATTATIVA'
EX MINISTRO SMENTISCE; PENTITO,LIMA UCCISO PER COLPIRE ANDREOTTI
(ANSA) - PALERMO, 1 FEB - Ripete cose gia' dette come la
clamorosa accusa fatta all'ex ministro dell'Interno Nicola
Mancino, a suo dire ''terminale'' della trattativa tra lo Stato
e la mafia, ne precisa altre. E' una conferma di interrogatori
recenti la deposizione del pentito Giovanni Brusca, sentito
nella doppia veste di imputato e testimone all'udienza
preliminare nata dall'indagine sul patto che politici e boss
avrebbero stretto grazie all'intermediazione di ex ufficiali dei
carabinieri.
Non tarda la replica di Mancino, coimputato di Brusca, che
smentisce di avere avuto richieste per attenuare l'azione di
contrasto ai clan.
A ordinare l'audizione del boia di san Giuseppe Jato e' stato
il gup Piergiorgio Morosini. Il pentito esordisce come fece il
18 maggio del 2011, quando, sempre dal bunker di Rebibbia
dichiaro' che a spingerlo a colmare alcuni vuoti presenti nella
sua collaborazione era stato l'incontro con i familiari di una
vittima della mafia.
Anche il resto e' simile al racconto gia' fatto. Una
narrazione che punta sul tema dei rapporti mafia-politica e che
comincia dall'omicidio dell'eurodeputato dc Salvo Lima,
eliminato perche' non aveva garantito i boss al maxiprocesso e
per dare un segnale politico a Giulio Andreotti. Dopo la morte
di Lima, Cosa nostra cerca altri referenti politici. Al
capomafia corleonese vengono proposti Vito Ciancimino, Marcello
Dell'Utri e perfino Umberto Bossi. Tre nomi che non convincono
Riina: Ciancimino era troppo amico di Bernardo Provenzano,
Dell'Utri era legato a Stefano Bontande, storico boss
palermitano nemico dei corleonesi.
Un'ampia parte della testimonianza riguarda il papello,
l'elenco con le richieste che Riina fece allo Stato per fare
cessare le stragi. Tra l'eccidio di Giovanni Falcone e quello di
Paolo Borsellino, Brusca vede Riina due volte. La prima il
padrino gli dice con grande soddisfazione: ''si sono fatti sotto
per sapere che cosa vogliamo per fermare le stragi e io gli ho
consegnato un papello grande cosi'''. Gli interlocutori del
padrino sarebbero stati esponenti delle istituzioni. La seconda
volta Riina avrebbe detto a Brusca che il destinatario del
papello era Mancino, ma che al capomafia era stato fatto sapere
''che quelle richieste erano troppo pesanti''. Una novita': i
due incontri - Brusca aveva parlato di un solo colloquio. E una
conferma: la collocazione del papello tra le due stragi.
Dopo l'assassinio di Falcone, Riina progetta altri omicidi
eccellenti come quello dell'ex ministro Calogero Mannino. Tutto
e' pronto, ma a Brusca arriva l'ordine di fermarsi. Il pentito
apprende dal mafioso Salvatore Biondino che ''erano sotto
lavoro''. Insomma che i progetti erano altri. Brusca capira'
dopo che si riferiva all'assassinio di Borsellino.
Dopo la cattura di Riina - episodio su cui in Cosa nostra
c'erano molti dubbi - racconta Brusca, Cosa nostra si spacca:
da un lato Provenzano, che aveva dubbi sul proseguire con le
stragi, dall'altro lo stesso boss di san Giuseppe Jato e Luca
Bagarella che volevano continuare. Vincono gli stragisti. E
decidono di colpire, anche su suggerimento dell'eversore nero
Paolo Bellini, il patrimonio artistico. ''Gli uomini si
sostituiscono - fu il ragionamento delle cosche - i monumenti
no''.
Sul ruolo nella trattativa di Provenzano, che secondo i pm
diventa l'interlocutore dei carabinieri per fare cessare le
stragi, Brusca, pero', non sa nulla.
La parola alla prossima udienza passa ad altri due testi:
Bellini e l'ex capo della polizia Gianni De Gennaro. (ANSA).
SR
01-FEB-13 20:34 NNNN
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