SALUTE. SPERIMENTATA NUOVA TERAPIA PER MALATTIA DI POMPE
GRAZIE A STUDIO FINANZIATO DA TELETHON
(DIRE) Roma, 11 ago. - Uno studio finanziato da Telethon ha
permesso per la prima volta al mondo di sperimentare sui pazienti
una nuova terapia per la malattia di Pompe, una patologia
genetica rara caratterizzata dall'accumulo nelle cellule di un
particolare tipo di zucchero, il glicogeno, che provoca danni al
cuore e ai muscoli scheletrici di gambe, braccia e cassa toracica
con effetti spesso fatali nelle forme gravi, piu' diffuse
nell'infanzia. La malattia nasce da un difetto genetico che
determina nelle persone colpite l'assenza o il mancato
funzionamento dell'enzima incaricato di smaltire il glicogeno
nelle cellule. La ricerca Telethon ha dimostrato che e' possibile
migliorare la terapia oggi in uso e renderla piu' efficace nel
trattamento degli effetti della malattia sui muscoli scheletrici.
La sperimentazione clinica, portata avanti su 13 pazienti, di
cui 5 in eta' pediatrica, dai ricercatori dell'Universita'
Federico II di Napoli e del Tigem, l'Istituto Telethon di
Genetica e Medicina di Napoli, ha associato all'unica terapia
oggi disponibile, che consiste nell'iniezione nei pazienti di una
versione corretta dell'enzima che in loro e' difettoso, la
somministrazione di un farmaco gia' in commercio, il "miglustat".
L'obiettivo era "rafforzare" l'azione dell'enzima sostitutivo
somministrato ai pazienti. Quest'ultimo, infatti, realizzato in
laboratorio grazie all'utilizzo delle biotecnologie, e' molto
efficace all'interno delle cellule del cuore, ma in diversi casi
non riesce a ottenere risultati soddisfacenti sui muscoli
scheletrici che sostengono gambe, braccia e cassa toracica.
Lo studio Telethon ha dimostrato che l'uso del farmaco
associato alla terapia "tradizionale" funziona: in 11 dei 13
pazienti e' stato osservato un incremento della presenza e
dell'attivita' dell'enzima sostitutivo nel sangue. "E' un passo
in avanti importante verso una terapia piu' efficace nel
trattamento dei danni che la malattia di Pompe produce nei
muscoli scheletrici", spiega Generoso Andria, professore
ordinario di pediatria all'Universita' Federico II di Napoli e
responsabile dello studio. Che aggiunge: "La maggiore presenza e
attivita' dell'enzima nel sangue, che abbiamo osservato nel trial
clinico, aumenta, infatti, la possibilita' che l'enzima stesso
raggiunga meglio i muscoli colpiti dalla malattia, per smaltire
il glicogeno che li' si accumula in eccesso".
Alla base della sperimentazione clinica, c'e' l'intuizione che
il farmaco "miglustat", gia' utilizzato oggi per altre patologie
genetiche come la malattia di Gaucher e la malattia di
Niemann-Pick tipo C, possa "fare da scudo" all'enzima sostitutivo
e aiutarlo a "sopravvivere" di piu' all'interno dell'organismo.
Nelle persone affette da malattia di Pompe, questo enzima
(chiamato "alfa-glucosidasi acida") e' assente oppure non
funziona bene: la sua struttura e' infatti diversa da quella di
un enzima normale e per questo motivo la cellula lo percepisce
come estraneo e lo elimina. Lo stesso puo' accadere all'enzima
sostitutivo realizzato in laboratorio che non e' "stabile" come
quello naturale e quindi ha un rischio maggiore di essere
eliminato dalla cellula. Il risultato e' che il glicogeno si
accumula nei lisosomi, le parti della cellula deputate
all'eliminazione del materiale di scarto dell'attivita'
cellulare, con gravi danni per la salute.
"Per la prima volta al mondo l'azione del farmaco e' stata
sperimentata sull'enzima sostitutivo e osservata in un trial
clinico", spiega Giancarlo Parenti, ricercatore del Tigem e primo
autore dello studio "Il farmaco contribuisce a proteggere
l'enzima modificato, come avevamo osservato gia' negli anni
scorsi con gli esperimenti in laboratorio, e ad aiutarlo ad
arrivare dove c'e' bisogno, ovvero nei lisosomi, gli organi
cellulari dove si accumula il glicogeno nocivo per i malati". Per
il ruolo che ricopre, che consiste nell'accompagnare l'enzima nei
lisosomi, il farmaco e' definito 'chaperone', dal nome che nelle
famiglie aristocratiche veniva dato alle donne di mezza eta'
incaricate di accompagnare le giovani non sposate.
La malattia di Pompe prende il nome dal suo scopritore, il medico
olandese Joannes Cassiano Pompe che la descrisse per la prima
volta nel 1932. Per questa malattia il National Institutes Of
Health (NIH) stima un'incidenza di 1 nuovo caso ogni 40.000
persone sane.
La malattia e' stata protagonista al cinema nel 2010 con il
film 'Misure estreme' in cui Harrison Ford interpreta un
ricercatore che fonda una compagnia biotecnologica per trovare
una medicina salvavita per le persone che ne sono colpite. Le
forme infantili della malattia di Pompe sono le piu' gravi:
caratterizzate da cardiomiopatia e grave debolezza muscolare,
possono portare alla morte nel primo anno di vita. Le forme piu'
tardive sono in genere piu' lievi, ma sono comunque
caratterizzate da un indebolimento muscolare progressivo che puo'
provocare nel tempo l'incapacita' di camminare e l'insufficienza
respiratoria.
Ad oggi la Fondazione Telethon ha finanziato oltre 200
progetti sulle malattie dovute a errori congeniti del
metabolismo, per un finanziamento totale di oltre 38 milioni di
euro. In particolare 7 sono i progetti di ricerca che riguardano
la malattia di Pompe, per un totale di circa 1,1 milioni di euro.
Per maggiori informazioni:
www.telethon.it/ricerca-progetti/malattie-trattate/glicogenosi-tip
o-2
Il trial clinico pubblicato su Molecular Therapy ha coinvolto
22 ricercatori di 8 Universita' e istituti di ricerca italiani,
tra cui i 4 centri clinici che hanno seguito i pazienti: il
centro coordinatore, dell'Universita' Federico II di Napoli,
l'Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze, l'Istituto Neurologico
Besta di Milano e l'Istituto Neurologico Mondino di Pavia.
(Com/Gas/ Dire)
17:33 11-08-14
NNNN
Nessun commento:
Posta un commento