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domenica 6 dicembre 2015

TUTTI I SILENZI DELLA FAMIGLIA BOSCHI SUI SUOI AFFARI NELLA BANCA ETRURIA CORRENTISTI IN RIVOLTA - SCOPPIA IL CASO ETRURIA: L`IRA DEI RISPARMIATORI SI ABBATTE SU RENZI E PD


DA IL GIORNALE

TUTTI I SILENZI DELLA FAMIGLIA BOSCHI SUI SUOI AFFARI NELLA BANCA ETRURIA
CORRENTISTI IN RIVOLTA Tutti i silenzi della famiglia Boschi sui suoi affari nella banca Etruria // ministro aveva 1.500 azioni I genitori e il/raffilo oscurano la situazione patrimoniale Paolo BracaKni e Camib Conti a pagina 3 I silenzi di casa Boschi sulla «banca di famiglia» II ministro aveva 1.500 azioni dell`Eiruria m non commenta. E il resto della famiglia non fa conoscere la situazione patrimoniale l30mila I 780 milioni Sono i piicoli risipdrmid: azzerare il patrimonic E il totale del controvalore delle obbligazioni .`andato in fumo" dopo il decreto del governo il retroscena O i Paolo Bracali» e Calmila Conti Tra i piccoli azionisti di Banca Etruria, uno dei quattro istituti salvati dal governo mandando però sul lastrico titolari di azioni e obbligazioni subordinate, ce n`è una molto speciale: Maria Elena Boschi. Il super ministro renziano, nella sua ultima dichiarazione patrimoniale disponibile (maggio 2014), attesta infatti di essere proprietaria di 1.500 azioni della Popolare dell`Etruria, per un valore complessivo di 1.100 euro. Un modesto gruzzolo in una banca molto famigliare in casa Boschi, visto che ci lavoravano sia il padre (vicepresidente) sia il fratello del ministro. Pochi mesi fa, a luglio, la Boschi mette nero su bianco che nel 2015 «non sono intervenute variazioni» della sua posizione patrimoniale. Dunque, sembra di capire, il ministro è attualmente titolare del pacchetto di 1.500 azioni, divenute nel frattempo carta straccia dopo il decreto salva banche del governo di cui fa parte. Uno dei tanti piccoli risparmiatori tratti in inganno dalla banca aretina? Proviamo a chiedere conferme direttamente al ministro Boschi, che però tramite il portavoce ci fa sapere di non voler AMUSO DURO II ministro Maria EIcna Boschi, a Ercolano per i banchetti Pd, duramente contestata commentare la vicenda di Banca Etruria («Ha parlato il premier per spiegare la situazione. Sulle poche azioni del ministro rimandiamo all`amministrazione trasparente nel sito del governo, dov`è evidente il valore delle stesse azioni»). A rigordi logica, visto che da febbraio le azioni della banca sono sospese in Borsa e quindi non poteva- no essere vendute, il piccolo investimento della Boschi dovrebbe essere andato in fumo. Ma il ministro non smentisce ne conferma. L`11 febbraio 2015 infatti la Popolare dell`Etruria viene commissariata dal Tesoro su indicazione di Bankitalia. Fino al giorno prima, vicepresidente della banca aretina è il padre di Maria Elena Boschi, Pierluigi. Su Twitter, il giorno del commissariamento, il ministro cinguetta: «Smetteranno di dire che ci sono privilegi? Dura lex sed lex». Poco più di un mese dopo, a fine marzo, il fratello Emanuele - 33 anni - decide di lasciare Banca Etruria per lavorare presso uno studio legale di Firenze. Laureato in economia, era stato assunto alla Etruria nel 2007: da novembre 2012 a ottobre 2014 è stato il responsabile dell`analisi dei processi di costo della banca «attuando gli interventi volti a minimizzarne l`impatto a conto economico». Resta da capire, oltre al vero destino dei risparmi di Maria Elena Boschi alla Popolare Etruria, se anche il fratello Emanuele o il padre Pierluigi avessero investito in azioni o bond subordinati della banca che hanno amministrato fino al commissariamento: entrambi, come la madre, l`altro fratello e pure la nonna, non hanno dato il loro consenso alla pubblicazione della dichiarazione patrimoniale e dei redditi. Forse il ministro ha perso mille euro, ma può darsi che la famiglia ne abbia guadagnati di più nel periodo precedente all`arrivo dei commissari. Di certo, quei titoli ora valgono zero e sono di proprietà di una società destinata alla tomba. E altrettanto certamente in Italia si può essere azionisti di una banca popolare finita in dissesto, figli di un suo amministratore (multato da Bankitalia per carenze nella gestione), partecipare alla ricostruzione di quel settore - per decreto di un governo di cui si fa parte - e pure al salvataggio della banca stessa. Eppure quando venne votata la riforma delle popolari - e l`istituto aretino finì nel mirino della Consob per i movimenti anomali del titolo in Borsa - la Boschi smenù il conflitto di interessi perché «Banca Etruria aveva già deciso di trasformarsi in spa nell`agosto 2014» (e a Piazza Affari nella seduta del 22 agosto ci fu un boom di scambi pari al 12% del capitale). Assicurando comunque di non aver «nemmeno preso parte al consiglio d`amministrazione in cui è stato votato questo provvedimento». «Consiglio d`amministrazione» e non consiglio dei ministri. Un piccolo lapsus.





SCOPPIA IL CASO ETRURIA: L`IRA DEI RISPARMIATORI SI ABBATTE SU RENZI E PD
•c^wy^ AA V^AVAAAVWAw dei 06/12/15 Esti-c Scoppia il caso Etmria: Pira dei risparmiatori si abbatte su Renzi e Pd II pmnw si difenà: ^udk hwk k abbimo sakatp. Ma tra i pariamtari (klk Regioni rosse sidìffonà lapauraper lo scontento ddia^nu la giornata di Laura Cesarettì Roma Di fronte alla disperazione e alle proteste di chi • dopo aver incautamente investito nelle «bad bank» - ora rischia di perdere ogni risparmio, il governo cerca di correre ai ripari. Manco Renzi difende l`operato dell`esecutivo, e ricorda che senza il suo decreto le quattro banche nell`occhio del ciclone sarebbero fallite, con tanti saluti ai correntisti: «È una questione molto delicata, l`atteggiamento del governo ha permesso di salvare quattro banche che altrimenti avrebbero chiuso. Ora stiamo studiando qualche forma di sollievo a un particolare tipo di titolari di obbligazioni ma il punto centrale è che senza il nostro intervento quegli istituti avrebbero chiuso». Sta di fatto però che l`infelice geografia politica delle banche in questione (tutte nelle regioni rosse), il caso Boschi (il padre della più celebre ministra renziana è stato vicepresidente della Banca Etruria) e la martellante campagna di accuse dei grillini e del centrodestra hanno messo il Pd sul banco degli imputati in mezza Italia, accusati in pratica - secondo lo slogan propagandistico «il Pd salva le banche, noi i risparmiatori» varato dall`ex comico genovese che capeggia i Cinque Stelle - di rubare ai poveri per dare ai ricchi, come crudeli Robin Hood all`incontrario. Per oggi è annunciata una «mobilitazione» dei parlamentari grillini che, con l`aiuto di alcune associazioni dei consumatori, porteranno diversi cittadini coinvolti nel crack a Roma, a protestare davanti a Montecitorio dove è riunita la Commissione Bilancio che esamina la legge di Stabilità, nella quale dovrebbe entrare l`emendamento allo studio della maggioranza, volto proprio a risarcire i piccoli risparmiatori fregati dalle banche. La pressione sul Pd è forte, anche dal territorio, e crea allarme. Molti parlamentari delle regioni interessate (Toscana, Emilia, Marche e Abruzzo) sono stati fatti oggetto di un vero e proprio mail bombing organizzato da gruppi di pressione vicini ai Cinque stelle, molti hanno ricevuto decine di telefonate, mail, messaggi di protesta. Il renziano Dario Panini, da segretario del Pd toscano, ha ricevuto nei giorni scorsi una delegazione di risparmiatori infuriati della Banca Etruria: «Ci sentiamo abbandonati soprattutto dallo Stato. Il governo Renzi ci aveva garantito sicurezza e stabilità, ma non è quello che è successo», hanno lamentato. La protesta rimbalza sui social media e sui quotidiani locali, additando il partito del premier come unico responsabile del guaio, e mettendo in allarme i dirigenti Pd, che non vorrebbero ritrovarsi la patata bollente tra le mani in campagna elettorale. Il governatore della Toscana Enrico Rossi, registrando un malessere cavalcato dal fronte ami Pd che minaccia di dilagare (sono 36mila solo in Toscana i risparmiatori toccati), è sceso in campo criticando il governo e Bankitalia: ha fatto bene Renzi a varare il decreto, «dando soluzione alla crisi», ma si è lasciato passare troppo tempo prima di intervenire, con un ritardo «che ha contribuito ad aggravare la crisi fino a renderla irreversibile». Arezzo, sede della BancaEtruria, è l`epicentro della sollevazione anti banche che si riversa sul Pd. Raccontano che persino i dipendenti dell`istituto siano investiti di minacce. «Se non troviamo una soluzione per chi ha perso soldi, lo in città non posso più farmi vedere», ha denunciato il deputato aretino Marco Donati all`ultima riunione del gruppo Pd. E l`aretina Maria Elena Boschi, nella mobilitazione dei banchetti Pd di ieri, ha preferito un tranquillo bagno di folla in quel di Ercolano piuttosto che nella città natia.

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