DA IL GIORNALE
TUTTI I SILENZI DELLA FAMIGLIA BOSCHI SUI SUOI AFFARI NELLA BANCA ETRURIA
CORRENTISTI IN RIVOLTA Tutti i silenzi della famiglia
Boschi
sui suoi affari nella banca Etruria // ministro aveva
1.500
azioni I genitori e il/raffilo oscurano la situazione
patrimoniale
Paolo BracaKni e Camib Conti a pagina 3 I silenzi
di casa Boschi
sulla «banca di famiglia» II ministro aveva
1.500 azioni dell`Eiruria
m non commenta. E il resto della
famiglia non fa conoscere
la situazione patrimoniale l30mila I
780 milioni Sono i piicoli
risipdrmid: azzerare il patrimonic
E il totale del controvalore
delle obbligazioni .`andato
in fumo" dopo il decreto del governo
il retroscena O i Paolo
Bracali» e Calmila Conti Tra i piccoli
azionisti di Banca
Etruria, uno dei quattro istituti salvati
dal governo mandando
però sul lastrico titolari di azioni e
obbligazioni subordinate,
ce n`è una molto speciale: Maria
Elena Boschi. Il super ministro
renziano, nella sua ultima
dichiarazione patrimoniale disponibile
(maggio 2014), attesta
infatti di essere proprietaria di
1.500 azioni della Popolare
dell`Etruria, per un valore complessivo
di 1.100 euro. Un modesto
gruzzolo in una banca molto famigliare
in casa Boschi, visto
che ci lavoravano sia il padre (vicepresidente)
sia il fratello
del ministro. Pochi mesi fa, a luglio, la
Boschi mette nero
su bianco che nel 2015 «non sono intervenute
variazioni» della
sua posizione patrimoniale. Dunque, sembra
di capire, il ministro
è attualmente titolare del pacchetto
di 1.500 azioni, divenute
nel frattempo carta straccia dopo
il decreto salva banche del
governo di cui fa parte. Uno
dei tanti piccoli risparmiatori
tratti in inganno dalla banca
aretina? Proviamo a chiedere
conferme direttamente al ministro
Boschi, che però tramite
il portavoce ci fa sapere di non
voler AMUSO DURO II ministro
Maria EIcna Boschi, a Ercolano
per i banchetti Pd, duramente
contestata commentare la vicenda
di Banca Etruria («Ha parlato
il premier per spiegare la
situazione. Sulle poche azioni del
ministro rimandiamo all`amministrazione
trasparente nel sito
del governo, dov`è evidente il valore
delle stesse azioni»).
A rigordi logica, visto che da febbraio
le azioni della banca
sono sospese in Borsa e quindi non
poteva-
no essere vendute, il piccolo investimento della
Boschi dovrebbe
essere andato in fumo. Ma il ministro non
smentisce ne conferma.
L`11 febbraio 2015 infatti la Popolare
dell`Etruria viene commissariata
dal Tesoro su indicazione
di Bankitalia. Fino al giorno prima,
vicepresidente della
banca aretina è il padre di Maria Elena
Boschi, Pierluigi.
Su Twitter, il giorno del commissariamento,
il ministro cinguetta:
«Smetteranno di dire che ci sono privilegi?
Dura lex sed
lex». Poco più di un mese dopo, a fine marzo,
il fratello
Emanuele - 33 anni - decide di lasciare Banca Etruria
per
lavorare presso uno studio legale di Firenze. Laureato
in
economia, era stato assunto alla Etruria nel 2007: da novembre
2012 a ottobre 2014 è stato il responsabile dell`analisi
dei
processi di costo della banca «attuando gli interventi
volti
a minimizzarne l`impatto a conto economico». Resta
da capire,
oltre al vero destino dei risparmi di Maria Elena
Boschi alla
Popolare Etruria, se anche il fratello Emanuele
o il padre
Pierluigi avessero investito in azioni o bond
subordinati della
banca che hanno amministrato fino al commissariamento:
entrambi,
come la madre, l`altro fratello e pure la nonna,
non hanno
dato il loro consenso alla pubblicazione della
dichiarazione
patrimoniale e dei redditi. Forse il ministro
ha perso mille
euro, ma può darsi che la famiglia ne abbia
guadagnati di più
nel periodo precedente all`arrivo dei commissari.
Di certo,
quei titoli ora valgono zero e sono di proprietà
di una società
destinata alla tomba. E altrettanto certamente
in Italia si
può essere azionisti di una banca popolare finita
in dissesto,
figli di un suo amministratore (multato da Bankitalia
per carenze
nella gestione), partecipare alla ricostruzione
di quel settore
- per decreto di un governo di cui si fa
parte - e pure al
salvataggio della banca stessa. Eppure
quando venne votata
la riforma delle popolari - e l`istituto
aretino finì nel mirino
della Consob per i movimenti anomali
del titolo in Borsa -
la Boschi smenù il conflitto di interessi
perché «Banca Etruria
aveva già deciso di trasformarsi in
spa nell`agosto 2014» (e
a Piazza Affari nella seduta del
22 agosto ci fu un boom di
scambi pari al 12% del capitale).
Assicurando comunque di non
aver «nemmeno preso parte al
consiglio d`amministrazione in
cui è stato votato questo
provvedimento». «Consiglio d`amministrazione»
e non consiglio
dei ministri. Un piccolo lapsus.
SCOPPIA IL CASO ETRURIA: L`IRA DEI RISPARMIATORI SI ABBATTE SU RENZI E PD
•c^wy^ AA V^AVAAAVWAw dei 06/12/15 Esti-c
Scoppia il caso Etmria: Pira dei risparmiatori si abbatte
su
Renzi e Pd II pmnw si difenà: ^udk hwk k abbimo sakatp.
Ma
tra i pariamtari (klk Regioni rosse sidìffonà lapauraper
lo
scontento ddia^nu la giornata di Laura Cesarettì Roma
Di fronte
alla disperazione e alle proteste di chi • dopo
aver incautamente
investito nelle «bad bank» - ora rischia
di perdere ogni risparmio,
il governo cerca di correre ai
ripari. Manco Renzi difende
l`operato dell`esecutivo, e ricorda
che senza il suo decreto
le quattro banche nell`occhio del
ciclone sarebbero fallite,
con tanti saluti ai correntisti:
«È una questione molto delicata,
l`atteggiamento del governo
ha permesso di salvare quattro
banche che altrimenti avrebbero
chiuso. Ora stiamo studiando
qualche forma di sollievo a
un particolare tipo di titolari
di obbligazioni ma il punto
centrale è che senza il nostro
intervento quegli istituti
avrebbero chiuso». Sta di fatto
però che l`infelice geografia
politica delle banche in questione
(tutte nelle regioni rosse),
il caso Boschi (il padre della
più celebre ministra renziana
è stato vicepresidente della
Banca Etruria) e la martellante
campagna di accuse dei grillini
e del centrodestra hanno
messo il Pd sul banco degli imputati
in mezza Italia, accusati
in pratica - secondo lo slogan propagandistico
«il Pd salva
le banche, noi i risparmiatori» varato dall`ex
comico genovese
che capeggia i Cinque Stelle - di rubare ai
poveri per dare
ai ricchi, come crudeli Robin Hood all`incontrario.
Per oggi
è annunciata una «mobilitazione» dei parlamentari
grillini
che, con l`aiuto di alcune associazioni dei consumatori,
porteranno
diversi cittadini coinvolti nel crack a Roma, a
protestare
davanti a Montecitorio dove è riunita la Commissione
Bilancio
che esamina la legge di Stabilità, nella quale dovrebbe
entrare
l`emendamento allo studio della maggioranza, volto
proprio
a risarcire i piccoli risparmiatori fregati dalle banche.
La
pressione sul Pd è forte, anche dal territorio, e crea allarme.
Molti parlamentari delle regioni interessate (Toscana, Emilia,
Marche e Abruzzo) sono stati fatti oggetto di un vero e proprio
mail bombing organizzato da gruppi di pressione vicini ai
Cinque
stelle, molti hanno ricevuto decine di telefonate,
mail, messaggi
di protesta. Il renziano Dario Panini, da
segretario del Pd
toscano, ha ricevuto nei giorni scorsi
una delegazione di risparmiatori
infuriati della Banca Etruria:
«Ci sentiamo abbandonati soprattutto
dallo Stato. Il governo
Renzi ci aveva garantito sicurezza
e stabilità, ma non è
quello che è successo», hanno lamentato.
La protesta rimbalza
sui social media e sui quotidiani locali,
additando il partito
del premier come unico responsabile del
guaio, e mettendo
in allarme i dirigenti Pd, che non vorrebbero
ritrovarsi
la patata bollente tra le mani in campagna elettorale.
Il
governatore della Toscana Enrico Rossi, registrando un malessere
cavalcato dal fronte ami Pd che minaccia di dilagare (sono
36mila solo in Toscana i risparmiatori toccati), è sceso
in
campo criticando il governo e Bankitalia: ha fatto bene
Renzi
a varare il decreto, «dando soluzione alla crisi»,
ma si è
lasciato passare troppo tempo prima di intervenire,
con un
ritardo «che ha contribuito ad aggravare la crisi
fino a renderla
irreversibile». Arezzo, sede della BancaEtruria,
è l`epicentro
della sollevazione anti banche che si riversa
sul Pd. Raccontano
che persino i dipendenti dell`istituto
siano investiti di minacce.
«Se non troviamo una soluzione
per chi ha perso soldi, lo in
città non posso più farmi vedere»,
ha denunciato il deputato
aretino Marco Donati all`ultima
riunione del gruppo Pd. E l`aretina
Maria Elena Boschi, nella
mobilitazione dei banchetti Pd di
ieri, ha preferito un tranquillo
bagno di folla in quel di
Ercolano piuttosto che nella città
natia.
Nessun commento:
Posta un commento