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giovedì 24 marzo 2016

ARCHEOLOGIA: GROSSETO, ALLA LUCE UNA GRANDE VILLA ROMANA



ARCHEOLOGIA: GROSSETO, ALLA LUCE UNA GRANDE VILLA ROMANA




Le ricerche condotte nel sito di Santa Marta si stanno rivelando
di eccezionale importanza

 Roma, 27 mar. - (AdnKronos) - Nella provincia di Grosseto le ricerche
condotte nel sito di Santa Marta si stanno rivelando di eccezionale
importanza per la ricostruzione della vicenda storica di Colle
Massari: un territorio strategico fra la valle dell' Ombrone e la val
d' Orcia dove tutto iniziò con una grande villa romana. Le più recenti
scoperte archeologiche sono illustrate dai ricercatori Stefano
Campana, Francesco Brogi, Marianna Cirillo, Cristina Felici,
Mariaelena Ghisleni, Elisa Rubegni e Emanuele Vaccaro del Laboratorio
di Archeologia dei Paesaggi e Telerilevamento dell' Università di Siena
nel nuovo fascicolo della rivista "Archeologia Viva" (Giunti editore).

 Va avanti il progetto di ricerca archeologica nel sito di Santa Marta,
nel territorio di Cinigiano (un comune nell' entroterra della provincia
di Grosseto tra la valle dell' Ombrone, il tratto terminale della val
d' Orcia e le pendici del monte Amiata). La Fondazione Bertarelli ha
' adottato' le ricerche che gli archeologi dell' Università di Siena
stanno conducendo nel territorio di Cinigiano dal 2007 grazie al
progetto "Carta Archeologica della Provincia di Grosseto", tanto da
acquistare un' intera area per consentire l' avvio degli scavi su quello
che appariva come il più promettente sito archeologico del territorio.

 La sinergia che si è creata tra ricerca, conservazione e
valorizzazione ha dato ragione a questa visione lungimirante, tanto
che il sito di Santa Marta sta rivelando, a ogni nuova campagna, una
formidabile quantità di notizie sulla millenaria storia del luogo. (segue)

 (Red-Xio/AdnKronos)

ISSN 2465 - 1222
24-MAR-16 13: 38

NNN
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 (AdnKronos) - L' area archeologica di Santa Marta, che preliminarmente,
in superficie, faceva pensare a quanto restava di una villa romana, è
stata indagata con le più moderne metodiche non invasive, con
l' obiettivo di approfondire la conoscenza del deposito nelle sue
diverse fasi e nella sua estensione. I dati acquisiti hanno consentito
di individuare una serie di strutture riconducibili a una
stratificazione di epoca romana e un' area cimiteriale annessa a un
edificio religioso, dunque con una frequentazione dall' epoca romana
repubblicana (II-I secolo a.C.) fino al XVII secolo d.C.

 Dopo la fase diagnostica, dal 2012 sono iniziate le campagne di scavo
sulle aree più promettenti per la comprensione delle fasi principali
di quello che si è rivelato un importante insediamento, chiaramente
legato all' antica viabilità e quindi con funzioni di mansio.

 I depositi più antichi sono stati indagati nell' area sommitale della
collina dove si trovava la parte del complesso destinata a residenza,
almeno nella sua fase originaria databile tra la tarda età romana
repubblicana e la prima età imperiale (II secolo a.C. - I secolo
d.C.): una villa che presenta caratteri di rappresentanza con
pavimenti di pregio destinati verosimilmente ad aule di ricevimento. (segue)

 (Red-Xio/AdnKronos)

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 (AdnKronos) - Nel primo periodo imperiale l' area viene abbandonata a
favore della costruzione di un nuovo impianto termale, composto da un
grande edificio di accoglienza e dai balnea veri e propri dotati di
pavimenti a mosaico e ipocausto. Solo in età tardoantica, nel V
secolo, i bagni perdono la loro funzione in concomitanza con un
processo di ridefinizione degli spazi, di recupero e, infine, di
spoliazione del materiale edilizio che si conclude intorno al VII
secolo.

 Dopo la conclusione della fase tardoantica, il sito continua a vivere
trasformandosi in un importante centro ecclesiastico con la pieve di
Sant' Ippolito a Martura che, grazie agli scavi in corso, ha cominciato
a rivelare la sua presenza sotto al successivo impianto di epoca
romanica.

 La prima attestazione scritta di questa pieve risale al 1188 (dunque
alla fase romanica), ma gli scavi hanno rivelato una fase
altomedievale, precedente al Mille, quando la chiesa doveva essere più
grande e dotata di un ricco apparato decorativo nonché circondata da
sepolture importanti. (segue)

 (Red-Xio/AdnKronos)

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 (AdnKronos) - Come pieve di Martura la chiesa rimane in funzione fino
al 1500, quando fu decisa la costruzione, all' interno del vicino
castello di Colle Massari, della cappella gentilizia di Santa Marta
che da allora sostituì il più antico edificio di culto. I resti della
chiesa di Sant' Ippolito a Martura sono in corso di scavo, insieme alla
residenza e ai bagni di età romana, e stanno fornendo importanti
conferme sulle fasi altomedievali e romaniche del sito, compreso un
cimitero che dal pieno Alto Medioevo giunge al XVII secolo.

 Nel complesso, le indagini mostrano un sito dalle enormi potenzialità
per lo studio del territorio a cavallo fra la valle dell' Ombrone e la
val d' Orcia: sta emergendo la storia di un luogo centrale già a
partire dalla piena età romana, che supera il Medioevo con la sua
chiesa plebana e giunge alla nascita - le prime attestazioni sono del
XIII secolo - del castello di Colle Massari, tutt' oggi a dominio del
paesaggio con le sue possenti torri.

 Nella parte più a sud dell' area archeologica sono stati individuati
dei balnea, davvero rilevanti per caratteristiche architettoniche,
decorative e topografiche, articolati in due ampi complessi e
altrettante cisterne. Il primo complesso (purtroppo tagliato da un
fossato negli scorsi anni Sessanta) è costituito da un monumentale
ingresso porticato con aula di ricevimento attraverso la quale si
doveva accedere a un cortile, e da qui alla terma vera e propria. (segue)

 (Red-Xio/AdnKronos)

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 (AdnKronos) - Quest' ultima era composta da uno spogliatoio
 (apodyterium) seguito dal frigidarium, e quindi dai due ambienti
riscaldati del tepidarium, munito di abside, e del calidarium. La
circolazione dell' aria calda era assicurata dal sistema
dell' hypocaustum, che consentiva il passaggio di aria calda
proveniente dal forno in apposite intercapedini poste sotto al
pavimento, sorretto da colonnette (suspensurae), e lungo le pareti
provviste di tubuli.

 Le tecniche costruttive consentono di datare l' edificio tra fine I e
primi decenni del II secolo d.C. Sia il tepidarium che l' apodyterium
sono dotati di pavimenti a mosaico. L' area termale, insieme alla
grande sala di accesso, sembra aver avuto un utilizzo prolungato,
forse sino agli inizi del V secolo.

 A sud del primo edificio termale che abbiamo visto, separate da un
corridoio si trovano due cisterne per l' acqua rivestite di
cocciopesto. Ma la loro posizione fa pensare che siano da mettere in
relazione con un' altra terma poco distante. A causa di un minore
interramento nel corso dei secoli, questo secondo complesso ha subito
la distruzione, a causa delle arature, di gran parte degli alzati dei
muri. Sono comunque leggibili parti dei bei pavimenti musivi e tutti
gli ipocausti. Un corridoio doveva collegare questa seconda terma alla
prima. (segue)

 (Red-Xio/AdnKronos)

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 (AdnKronos) - Attraverso un doppio accesso si entrava in un ampio
frigidarium, le cui due soglie presentano mosaici con motivi policromi
a tappeto, mentre all' interno i resti musivi mostrano motivi a onde;
un' abside racchiudeva una vaschetta per i bagni freddi. Anche nel
calidarium sono stati intercettati pavimenti a mosaico con animali che
corrono in un paesaggio agreste. Il calore veniva prodotto da un
grande forno addossato all' edificio.

 Le tecniche costruttive di questo secondo impianto suggerirebbero una
datazione vicina a quella dell' altro. Tuttavia i mosaici presentano
tessere grossolane e un ordito irregolare, che ne suggerirebbero una
datazione tra la media e la tarda età imperiale, e confermerebbero che
anche questo edificio sia rimasto in uso fino al IV secolo.

 Anche se i due impianti non furono realizzati insieme, hanno comunque
coesistito per un certo periodo, forse con una diversa destinazione:
uso privato di una terma e pubblico dell' altra; oppure un impianto per
gli uomini e uno per le donne. (segue)

 (Red-Xio/AdnKronos)

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 (AdnKronos) - A differenza del secondo edificio termale, nel primo
l' ottima conservazione delle stratigrafie consente di leggere la
storia tardoantica del monumento. Esso, nel corso del V secolo, fu
oggetto di una spoliazione dei pavimenti a mosaico e di parte delle
murature. Lo scopo era il riutilizzo del materiale da costruzione e la
fusione delle fistulae (tubazioni) in piombo per realizzare utensili.

 All' interno degli ambienti riscaldati questo riuso tardoantico avvenne
muovendosi tra le colonnette delle suspensurae che solo in parte
furono smontate. Per lo più esse servirono come appoggi per divisioni
interne a scopi diversi (tra cui il seppellimento di un bambino in una
tomba "alla cappuccina").

 Dopo questa fase di spoliazioni, che sembra concludersi nel VI secolo,
la vita proseguì su pavimenti in terra battuta nell' aula d' ingresso,
mentre attività domestiche e artigianali si svilupparono nelle aree
adiacenti. Le tracce di un' intensa occupazione si possono seguire fino
al VII secolo, dopodiché tutto venne abbandonato. (segue)

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 (AdnKronos) - La prima attestazione nota di una pieve di Sant' Ippolito
a Martura è del 1188. Successivamente, nel corso del Duecento, la
pieve è oggetto di contesa tra la diocesi di Grosseto e il monastero
camaldolese di Sant' Ambrogio a Montecelso, presso Monteriggioni (Si):
il conflitto fu risolto con la concessione della piena autonomia alla
plebe di Sant' Ippolito a Martura, che ebbe come suffraganee due chiese
vicine.

 Sul finire del XIII secolo il luogo di culto venne dedicato a Santa
Maria, ma cambiò ancora denominazione in Santa Marta (nome con cui
oggi si identifica l' intera area archeologica). La pieve rimase in
funzione fino al Cinquecento, epoca in cui fu decisa la costruzione
della cappella gentilizia sempre dedicata a Santa Marta all' interno
del castello di Colle Massari.

 Da questo momento a Sant' Ippolito a Martura cessano le funzioni
religiose, anche se vi permane il diritto a ospitare sepolture: lo
scavo archeologico sta rivelando un intenso uso cimiteriale
concentrato nei secoli XV-XVII, all' interno e all' esterno della
chiesa. L' ultima documentazione sull' esistenza dell' edificio di culto,
già in rovina, risale all' inizio del Settecento. (segue)

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 (AdnKronos) - La chiesa che lo scavo ha riportato in luce ha avuto
almeno due impianti diversi. La prima chiesa è verosimilmente a pianta
basilicale; questo edificio che si colloca nel corso dell' Alto
Medioevo, certamente prima del X secolo, era dotato di un pavimento in
lastre di pietra e presentava vividi affreschi alle pareti.

 Numerose sepolture dell' epoca, con fosse foderate da pietre e
laterizi, sono state individuate all' esterno. Successivamente, nella
fase romanica, un edificio a navata unica sempre con abside a oriente
sostituisce quello più antico; le murature riportate in luce
permettono di apprezzare i caratteri tipicamente romanici, con filari
di pietre ben squadrate.

 La pieve di Sant' Ippolito a Martura continua a ospitare sepolture
 (finora ne sono state scavate cinquanta di fasi diverse), le più
recenti in fosse terragne, databili tra XV e XVII secolo grazie alla
presenza di rosari e medagliette devozionali.

 (Red-Xio/AdnKronos)

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