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domenica 18 dicembre 2016

USA: DOMANI ELEZIONE UFFICIALE TRUMP, MA COLLEGIO ELETTORALE SOTTO ATTACCO =





USA: DOMANI ELEZIONE UFFICIALE TRUMP, MA COLLEGIO ELETTORALE SOTTO ATTACCO =
la sconfitta Clinton ha ottenuto 2,8 milioni di voti popolari in
piu'
Washington, 18 dic. (AdnKronos) - Domani, con il voto del Collegio
Elettorale, verrà ratificata la vittoria di Donald Trump, e si
concluderà il lunghissimo processo elettorale che il 20 gennaio
prossimo manderà alla Casa Bianca il 45esimo presidente degli Stati
Uniti. Ma, per la seconda volta in meno di 20 anni, finisce sotto
accusa il metodo di elezione indiretta del presidente, dal momento che
Hillary Clinton è uscita nettamente sconfitta per quanto riguarda i
voti elettorali ma ha ottenuto ben 2,8 milioni di voti in più nel voto
popolare.
I critici del sistema del collegio elettorale sostengono che ormai non
rappresenta la realtà politica, e demografica, dell'America di oggi un
sistema che fu inserito nella Costituzione americana dai 'Founding
fathers' come un elemento teso a tenere lontane dalle elezioni ''le
passioni popolari''.
Eletti con il sistema 'winner takes all' - cioè chi vince, anche per
un pugno di voti, prende tutti i delegati - nei singoli stati in
numero proporzionale alla popolazione i grandi elettori sono 538: ad
un candidato sono necessari quindi 270 voti per aggiudicarsi la Casa
Bianca. (segue)
(Ses/AdnKronos)
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18-DIC-16 11:27
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(AdnKronos) - In questo modo Trump ha ottenuto la netta maggioranza
dei voti elettorali, 306, contro i 232 di Clinton che però ha ottenuto
molti più voti popolari, anche perché ha conquistato gli stati più
popolosi come New York o California. Anche nel 2000, ai tempi
dell'elezione di George Bush al termine della battaglia legale per la
Florida, Al Gore aveva ottenuto più voti popolari, circa mezzo
milione.
Appellandosi a questo argomento, molti attivisti democratici, reagendo
allo shock dell'inaspettata vittoria di Trump, sin dal 9 novembre
hanno avviato campagne e raccolte di firme online, che hanno ottenuto
milioni di adesioni, per chiedere agli elettori di votare secondo
coscienza contro Trump.
L'obiettivo è impossibile, se non fantascientifico: per mettere in
crisi l'elezione di Trump, dovrebbero votare contro di lui ben 37
elettori. Nei giorni scorsi Larry Lessing, docente di Diritto
costituzionale di Harvard, ha affermato che una ventina di elettori
repubblicani lo hanno contattato perché starebbero valutando la
possibilità di votare contro Trump. (segue)
(Ses/AdnKronos)
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(AdnKronos) - Ma dai singoli stati, i leader repubblicani replicano
che tutto questo è fantascienza, anzi fantapolitica, assicurando che
tutti gli elettori sono pronti ed entusiasti di confermare l'elezione
di Trump. Solo un elettore del Texas, Chris Suprun, che ha detto
pubblicamente che non voterà per Trump. Altri due si sono detti
contrari all'elezione del tycoon, ma hanno annunciato che si
dimetteranno e saranno sostituiti con elettori più 'ortodossi'.
In effetti, nella storia americana, anche più recente, non sono
mancati questi ''tradimenti''. Nel 1988, per esempio, Margaret Leach,
elettrice del candidato democratico Michael Dukakis - che fu
nettamente sconfitto da Ronald Reagan - votò invece per il candidato
alla vice presidenza, il senatore Lloyd Bentsen.
Mentre nel 1976 fu un grande elettore repubblicano dello stato di
Washington che invece di votare per lo sconfitto Gerald Ford voto',
anticipando i tempi, per Reagan. Anche nel 2000 ci fu una sorpresa,
ininfluente ai fini dei risultati: in segno di protesta per il modo in
cui era stata condotta l'elezione, un grande elettore di Al Gore voto'
scheda bianca. (segue)
(Ses/AdnKronos)
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(AdnKronos) - Per evitare questo tipo di "tradimenti" 29 stati hanno
negli anni approvato leggi che impongono ai grandi elettori - che sono
solitamente funzionari ed esponenti di partito locali - di votare in
linea con il voto popolare. Contro queste leggi attivisti democratici
hanno presentato ricorsi in California, Colorado e stato di
Washington.
Il voto avverrà domani perché è previsto che avvenga sempre "il primo
lunedì dopo il secondo mercoledì del mese di dicembre". I grandi
elettori si riuniranno nelle capitali dei loro stati per votare, ed i
risultati saranno inviati al presidente del Senato che li leggerà ad
entrambe le Camera del nuovo Congresso nel giorno del suo insediamento
il 6 gennaio.
(Ses/AdnKronos)
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