MERCOLEDÌ 16 MAGGIO
2018 13.35.49
POLIZIA
*Caso Uva, pg:
condanne fino a 13 anni per carabinieri e agenti
*Caso Uva, pg:
condanne fino a 13 anni per carabinieri e agenti L'accusa: colpito
con percosse e calci. Ribaltare primo grado Milano, 16 mag.
(askanews) - Tredici anni di carcere per i carabinieri xxx xxx e xxx
xxx e 10 anni e mesi di reclusione per i poliziotti xxx xxx, xxx xxx,
xxx xxx, xxx xxx xxx, xxx xxx e xxx xxx. Sono le richieste di
condanna formulate dal sostituto procuratore di Milano, Massimo
Gaballo, per i due carabinieri e i 6 agenti di polizia imputati nel
processo d'appello sul caso di Giuseppe Uva, l'artigiano varesino di
43 anni morto in ospedale all'alba del 14 giugno 2008 poche ore dopo
essere stato fermato dalle forze dell'ordine e condotto in caserma.
Una morte causata, secondo il rappresentate della pubblica accusa,
dalle "modalità particolarmente violente" dei carabinieri
e poliziotti che lo avevano in custodia e che, sia in caserma che in
ospedale, lo avrebbero colpito ripetutamente con "percosse e
calci". Al punto da suscitare in lui quella "situazione di
stress" indicata dai periti come "fattore scatenante"
della "fibrillazione vetricolare" che ha portato alla sua
morte. "La responsabilità degli imputati è pienamente
provata", ha affermato in aula il magistrato. Da qui la sua
richiesta ai giudici della Corte d'Assise d'appello di Milano di
ribaltare la sentenza del processo di primo grado (che si era chiuso
con l'assoluzione piena di tutti gli imputati) con la condanna dei
due carabinieri e dei 6 agenti di polizia per omicidio
preterintenzionale e sequestro di persona aggravato dalla qualifica
di pubblico ufficiale. (segue) Fcz 20180516T133539Z
MERCOLEDÌ 16 MAGGIO
2018 14.36.34
POLIZIASICUREZZA
Caso Uva, pg:
condanne fino a 13 anni per carabinieri e... -2-
Caso Uva, pg:
condanne fino a 13 anni per carabinieri e... -2- Milano, 16 mag.
(askanews) - La parola è passata all'accusa dopo il no dei giudici
alla richiesta di riapertura del dibattimento. Il pg Gaballo ha prima
stigmatizzato il verdetto disposto dalla Corte d'Assise di Varese al
termine del primo grado di giudizio, parlando di "una sentenza
poco motivata e piena di errori" soprattutto perchè considera
"inattenbibile" la testimonianza di xxx xxx, l'amico di Uva
sorpreso insieme a lui dai carabinieri mentre i due, entrambi
ubriachi, stavano spostando alcuni cassonetti dell'immondizia in
mezzo alla strada. "Le sue - ha puntualizzato il magistrato -
sono dichiarazioni sempre coerenti nel loro nucleo centrale. Sono
emerse alcune contraddizioni che però riguardano fatti assolutamente
irrilevanti". Uva, stando a quanto ricostruito dal teste, si
vantava con gli amici della relazione con la moglie di un
carabiniere. Secondo xxx, è stato questo il movente di tutto. Lo
confermerebbero, sempre stando a quanto fatto mettere a verbale da
xxx, le parole rivolte al 43enne dal carabiniere xxx non appena
arrivato sul posto: "Uva, proprio te cercavo". L'artigiano
venne immobilizzato, ammanettato e portato in caserma. Si era
rifiutato di esibire i documenti e per bloccarlo si rese necessario
l'intervento di una pattuglia della polizia. Ma per il pg Gaballo,
"non aveva alcun senso portarlo in caserma. Uva era conosciuto
alle forze dell'ordine, non era necessario identificarlo, è una
palese violazione delle regole". E ancora xxx, dalla caserma,
chiamò con il suo cellulare il 118: "Stanno massacrano di botte
il mio amico", fu il suo allarme. In particolare xxx riferì che
Uva, mentre si trovava rinchiuso nella cella di sicurezza, urlava di
dolore supplicando carabinieri e poliziotti di smetterla. Violenze
poi confermate al personale medico dell'ospedale Circolo dallo stesso
Uva: "Ha riferito di essere stato maltrattato dalle forze
dell'ordine", ha ricostruito il magistrato. La sua requisitoria
si è poi focalizzata sugli esiti dell'autopsia che ha accertato due
evidenti lesioni sul cadavere dell'artigiano: la prima sulla parte
superiore del capo e la seconda al naso. "Ematomi - ha
sottolineato il pg - che non possono essere il frutto di
autolesionismo, così come affermato dagli imputati nel tentativo di
giustificarsi". Conclusa la requisitoria dell'accusa, il
processo proseguirà il 23 maggio prossimo con gli interventi delle
parti civili e le prime arringhe difensive. Fcz 20180516T143626Z
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