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domenica 22 marzo 2020

>ANSA-BOX/ Coronavirus: infermieri, a Milano reparti strapieni

DOMENICA 22 MARZO 2020 14.38.25

>ANSA-BOX/ Coronavirus: infermieri, a Milano reparti strapieni

ZCZC2662/SXA SDK67090_SXA_QBXB R CRO S0A QBXB >ANSA-BOX/ Coronavirus: infermieri, a Milano reparti strapieni Al San Carlo, in citta' gia' non c'e' piu' posto, vogliamo tamponi (di Giulia Costetti) (ANSA) - MILANO, 22 MAR - "La stanchezza e' tanta, la paura la esorcizziamo. Il momento piu' bello? Ieri sera, quando abbiamo tolto il respiratore ad una paziente: l'ho vista sveglia dopo 8 giorni di incoscienza e sedazione, ora respira con l'aiuto del caschetto Cpap. Mentre le parlavo annuiva con la testa: e' stato un'emozione fortissima, ci guardano con occhi che parlano". Katia, infermiera di 42 anni, parla all'ANSA dopo aver smontato dal turno di notte nella terapia intensiva dell'ospedale San Carlo Borromeo di Milano, nuova frontiera lombarda su cui si sta spostando la battaglia contro il Coronavirus. Prima dell'arrivo di questo nemico invisibile, lavorava nel reparto di Pneumologia, ora trasformato in rianimazione per far fronte all'emergenza come molti altri del suo ospedale. "Siamo strapieni, abbiamo alcuni pazienti che vengono anche da Brescia e da Bergamo perche' gli ospedali in provincia stanno collassando. Appena riescono a respirare in autonomia li trasferiamo dopo lo 'svezzamento'", (termine tecnico che indica il passaggio dalla ventilazione meccanica a quella autonoma) ma "e' un via vai continuo", racconta Katia. Nel suo reparto, racconta ancora l'infermiera, sono risultati positivi anche diversi medici e infermieri: "mi sentirei piu' sicura se il tampone fosse obbligatorio per tutti noi che lavoriamo in ospedale, almeno per sapere come dobbiamo comportarci anche fuori da qui, sarebbe una tutela non solo per me ma anche per gli altri colleghi, per la mia famiglia". Su questo interviene anche Giorgio (nome di fantasia), infermiere nell'ormai ex Traumatologia, anche questa divenuta reparto per Covid-19 positivi. E' arrabbiato, non solo stanco: "non siamo garantiti dallo Stato, per noi il tampone dovrebbe essere obbligatorio, se manca personale come si curano le persone? Per lo Stato siamo carne da macello". E le mascherine? "Ci sono, ma scarseggiano" e "i turni sono estenuanti, il mio reparto e' pieno zeppo: ci sono diversi tipi di pazienti, il piu' giovane ha 22 anni, ma anche 40enni fino ai piu' anziani". "Abbiamo tanta rabbia ma vogliamo trasmettere un po' di speranza a chi sta fuori", conclude Giorgio, mentre Katia la forza di andare avanti la trova "per noi il grazie delle persone: leggere cartelli e sentirsi ringraziare, mi commuove e mi emoziona, sono di sostegno in questo momento difficile". (ANSA). Y9M-DIV 22-MAR-20 14:37 NNNN

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