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lunedì 25 gennaio 2021

Vaccini, Garattini: sono salvavita, Stati tolgano brevetti

 

LUNEDÌ 25 GENNAIO 2021 11.01.02


*Vaccini, Garattini: sono salvavita, Stati tolgano brevetti

*Vaccini, Garattini: sono salvavita, Stati tolgano brevetti "Ci siamno mossi tardi, azioni legali non serviranno a popolazione" Roma, 25 gen. (askanews) - «Il caos Pfizer e ora anche AstraZeneca era ampiamente prevedibile. Non possiamo ragionare con la logica di Amazon: clic, ordino e mi arriva il vaccino. Non funziona così. Sono solo i primi di altri possibili intoppi produttivi, logistici o di altra natura. Ancora una volta è mancata la programmazione, una visione scientifica del problema. Da noi servono 120 milioni di dosi e se anche queste aziende rispettassero le consegne pattuite, avremmo vaccini per circa 38 milioni di italiani entro la fine dell'anno, il che non ci permette di raggiungere l'immunità di gregge. Bisogna cercare in fretta altre soluzioni, fare altri accordi, moltiplicare anche da noi le sperimentazioni già in atto per accelerare le approvazioni dei vaccini migliori. Produrre vaccini è complicatissimo e ragionare come fossero banchi a rotelle è sbagliato». Lo chiarisce Silvio Garattini, fondatore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, in un'intervista al Mattino. «Come Europa e quindi come Italia ci siamo mossi tardi, altrove a fine febbraio si è iniziato a lavorare, basti pensare che l'accordo Ue per il vaccino Moderna (finanziato dal governo Usa) è del 24 novembre», osserva, sottolineando che in Italia "manca una cultura scientifica in grado di valorizzare i temi di politica sanitaria. Da noi la ricerca è stata considerata per anni una spesa e non un investimento, oggi ne paghiamo le conseguenze. Prevale il pressapochismo. Lo abbiamo visto con la carenza dei vaccini antinfluenzali, con il tracciamento che è saltato, con la app Immuni che non funziona, manca la programmazione. Sui vaccini ci siamo mossi tardi ed è stata sottovalutata la complessità della produzione e della logistica. Si è agito come se si trattasse di mascherine o di banchi a rotelle. Le polemiche non servono, cerchiamo di risolvere la situazione». E le azioni legali «non serviranno alla popolazione. Un'azienda può attaccarsi a cavilli o avere mille ragioni valide per non riuscire a produrre quanto concordato. Per questo vanno preparati più scenari. Le azioni legali vanno bene per eventuali risarcimenti, ma sono cose che vanno per le lunghe e non risolvono il problema della pandemia. Se vogliamo immunizzare la popolazione bisogna trovare nuove soluzioni»: «Va messo in piedi un gruppo di lavoro italiano o europeo di persone competenti, che vada in giro per il mondo a vedere cosa succede a 360 gradi sui vaccini e portare da noi tutto quello che può servire. Lo stesso discorso va fatto sulle cure, come gli anticorpi monoclonali, va fatta una strategia e non aspettare l'ultimo minuto. Non sono aspetti che possono essere messi in mano alla politica, servono professionalità precise che noi abbiamo. Alla politica bisogna dare opzioni su cui ragionare, ripeto, i farmaci non sono oggetti che si ordinano sul catalogo e poi finisce lì». Mpd 20210125T110059Z

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