LUNEDÌ 26 APRILE 2021 09.53.24
25 APRILE, SANTELLI: A 101 ANNI HO ANCORA INCUBO DI PRIEBKE CHE MI INTERROGA
9CO1169857 4 CRO ITA R01 25 APRILE, SANTELLI: A 101 ANNI HO ANCORA INCUBO DI PRIEBKE CHE MI INTERROGA (9Colonne) Roma, 26 apr - "La paura che potessero uccidere mio marito e tutta la mia famiglia mi ha dato una forza enorme", E di Draghi in via Tasso dice;: "È la prima volta che un premier festeggia lì il 25 aprile. Un grande gesto. È stato nella stanza dove campeggia anche la mia foto". Così Jole Mancini in una intervista a Repubblica, ricorda il carcere di via Tasso, a Roma in cui, venne segregata per 10 giorni, a 24 anni, "il nazista che mi punta il faro negli occhi e mi chiede ossessivamente di mio marito", "È a Regina Coeli, rispondevo. E allora lui ricominciava daccapo, ogni tanto mi strattonava. Così per ore. A volte svenivo, per la stanchezza e perché dalle stanze accanto si levavano le grida dei torturati", "era la loro casa delle sevizie a Roma. Mio marito, Ernesto Borghesi, studente in medicina, partigiano nei Gap, era scappato da Regina Coeli, dov'era finito perché coinvolto nell'attentato al figlio di Mussolini, Vittorio, i17 aprile 1944", "lo aveva tradito un compagno, l'unico di cui si fidava ciecamente: non resse alle torture". Lei sapeva che era evaso dopo una quarantina di giorni di prigionia, a metà maggio: "i miei avevano un garage di auto in piazza Mignanelli e mio padre vi ricavò un soppalco che da fuori non si notava: qui trovò rifugio Ernesto. Ci eravamo sposati due mesi prima, il 5 marzo 1944, ed eravamo andati ad abitare vicino ai miei, in piazza di Spagna" e poi "raggiunse una clinica psichiatrica in via Casalina, gestita dallo zio di un suo amico, il professor Mendicini" che "gli mise un camice e lo fece passare per pazzo. Aiutò in questo modo tante persone". Il 22 maggio 1944 l'arresto: "Mi si gelò il sangue quando i nazisti vollero suonare alla porta della casa dei miei. Salirono in casa", "mi misero accanto un tedesco che spiava le mie reazioni, cercarono Ernesto per venti minuti. Non lo trovarono", altrimenti "avrebbero passati per le armi: mia madre, mio padre, i miei fratelli, la mia nipotina di pochi mesi. i miei nonni. Tutti!". Il racconto della prigionia durata 10 giorni in una stanza con la finestra murata e 14 donne, per cibo "una minestra in una ciotola dove galleggiava una buccia di patata. Veniva servita una volta al giorno e faceva vomitare. Il bagno si poteva usare per pochissimo tempo la mattina. Era naturalmente troppo poco peri bisogni del corpo. Può immaginare il disagio di tutte. Una tortura infame". E gli interrogatori: "Per raggiungere la cantina mi facevano passare davanti alle celle, da dove fuoriusciva il sangue dei torturati" e "quando nel 1994 vidi in tv il capitano delle Ss arrestato per l'eccidio delle Fosse Ardeatine riconobbi l'aguzzino che m'interrogava in via Tasso: Erich Priebke". Andò al processo, nel 1996? "Sì, volli vederlo negli occhi. Fu una cosa tremenda". Altro ricordo: quello dell'avvicinarsi degli alleati: "I nazisti cominciarono a bruciare le schede di noi prigionieri, tra cui la mia. C'era un odore di bruciato penetrante che ogni tanto mi riaffiora. Il giorno della Liberazione di Roma riempirono due camion di prigionieri. In uno fecero salire due donne della stanza, io e la contessa Gullotti. Ma il camion ebbe un guasto, non partì, ci fecero scendere. Quelli del primo camion li portarono a La Storta e li fucilarono". Il ritorno a casa: "Era il 4 giugno. Raggiunsi a piedi piazza di Spagna, Roma era in festa, mi trascinavo magra come un chiodo e non sapevo niente di mio marito. Trovai la gente in piazza che si abbracciava, poi vidi i miei, i miei fratelli, erano salvi. Se ci ripenso mi viene la pelle d'oca". Il 7 giugno rivide il marito: "Era cambiato. Le torture della banda Koch, che prelevava i prigionieri da Regina Coeli per portarli nella pensione Jaccarino di via Romagna, avevano lasciato il segno. Non ne parlò mai". E morì "nel 1966, aveva soltanto 49 anni". L'ex carcere di via Tasso poi tornò a visitarlo "tante volte. E ogni volta mi ballano le ginocchia" e "ho degli incubi tremendi". (PO / red) 260953 APR 21
25 APRILE, SANTELLI: A 101 ANNI HO ANCORA INCUBO DI PRIEBKE CHE MI INTERROGA
9CO1169857 4 CRO ITA R01 25 APRILE, SANTELLI: A 101 ANNI HO ANCORA INCUBO DI PRIEBKE CHE MI INTERROGA (9Colonne) Roma, 26 apr - "La paura che potessero uccidere mio marito e tutta la mia famiglia mi ha dato una forza enorme", E di Draghi in via Tasso dice;: "È la prima volta che un premier festeggia lì il 25 aprile. Un grande gesto. È stato nella stanza dove campeggia anche la mia foto". Così Jole Mancini in una intervista a Repubblica, ricorda il carcere di via Tasso, a Roma in cui, venne segregata per 10 giorni, a 24 anni, "il nazista che mi punta il faro negli occhi e mi chiede ossessivamente di mio marito", "È a Regina Coeli, rispondevo. E allora lui ricominciava daccapo, ogni tanto mi strattonava. Così per ore. A volte svenivo, per la stanchezza e perché dalle stanze accanto si levavano le grida dei torturati", "era la loro casa delle sevizie a Roma. Mio marito, Ernesto Borghesi, studente in medicina, partigiano nei Gap, era scappato da Regina Coeli, dov'era finito perché coinvolto nell'attentato al figlio di Mussolini, Vittorio, i17 aprile 1944", "lo aveva tradito un compagno, l'unico di cui si fidava ciecamente: non resse alle torture". Lei sapeva che era evaso dopo una quarantina di giorni di prigionia, a metà maggio: "i miei avevano un garage di auto in piazza Mignanelli e mio padre vi ricavò un soppalco che da fuori non si notava: qui trovò rifugio Ernesto. Ci eravamo sposati due mesi prima, il 5 marzo 1944, ed eravamo andati ad abitare vicino ai miei, in piazza di Spagna" e poi "raggiunse una clinica psichiatrica in via Casalina, gestita dallo zio di un suo amico, il professor Mendicini" che "gli mise un camice e lo fece passare per pazzo. Aiutò in questo modo tante persone". Il 22 maggio 1944 l'arresto: "Mi si gelò il sangue quando i nazisti vollero suonare alla porta della casa dei miei. Salirono in casa", "mi misero accanto un tedesco che spiava le mie reazioni, cercarono Ernesto per venti minuti. Non lo trovarono", altrimenti "avrebbero passati per le armi: mia madre, mio padre, i miei fratelli, la mia nipotina di pochi mesi. i miei nonni. Tutti!". Il racconto della prigionia durata 10 giorni in una stanza con la finestra murata e 14 donne, per cibo "una minestra in una ciotola dove galleggiava una buccia di patata. Veniva servita una volta al giorno e faceva vomitare. Il bagno si poteva usare per pochissimo tempo la mattina. Era naturalmente troppo poco peri bisogni del corpo. Può immaginare il disagio di tutte. Una tortura infame". E gli interrogatori: "Per raggiungere la cantina mi facevano passare davanti alle celle, da dove fuoriusciva il sangue dei torturati" e "quando nel 1994 vidi in tv il capitano delle Ss arrestato per l'eccidio delle Fosse Ardeatine riconobbi l'aguzzino che m'interrogava in via Tasso: Erich Priebke". Andò al processo, nel 1996? "Sì, volli vederlo negli occhi. Fu una cosa tremenda". Altro ricordo: quello dell'avvicinarsi degli alleati: "I nazisti cominciarono a bruciare le schede di noi prigionieri, tra cui la mia. C'era un odore di bruciato penetrante che ogni tanto mi riaffiora. Il giorno della Liberazione di Roma riempirono due camion di prigionieri. In uno fecero salire due donne della stanza, io e la contessa Gullotti. Ma il camion ebbe un guasto, non partì, ci fecero scendere. Quelli del primo camion li portarono a La Storta e li fucilarono". Il ritorno a casa: "Era il 4 giugno. Raggiunsi a piedi piazza di Spagna, Roma era in festa, mi trascinavo magra come un chiodo e non sapevo niente di mio marito. Trovai la gente in piazza che si abbracciava, poi vidi i miei, i miei fratelli, erano salvi. Se ci ripenso mi viene la pelle d'oca". Il 7 giugno rivide il marito: "Era cambiato. Le torture della banda Koch, che prelevava i prigionieri da Regina Coeli per portarli nella pensione Jaccarino di via Romagna, avevano lasciato il segno. Non ne parlò mai". E morì "nel 1966, aveva soltanto 49 anni". L'ex carcere di via Tasso poi tornò a visitarlo "tante volte. E ogni volta mi ballano le ginocchia" e "ho degli incubi tremendi". (PO / red) 260953 APR 21
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