Il neo corporativismo
Giorgia Meloni Solitamente, per cercare di comprendere se si è neo fascista o no si ricorre ad un metro di misura ideologico che, per sua natura, è più pregiudiziale che riflessivo; ma un neo fascista è più un avversario moderno che nostalgico.
Il fascismo è ricordato per le violenze, per le macerie sociali e le vittime che ci ha lasciato; il neofascista è invece identificabile mettendo a nudo il suo DNA sui temi insiti più “normalistici “; quali l’economia e la rappresentanza.
Una delle caratteristiche del regime è stata l’ideazione delle corporazioni e la loro istituzionalizzazione. Nel 1922 per legge le organizzazioni sindacali dei lavoratori sono state assemblate assieme a quelle dei datori di lavoro, eliminando teoricamente le distinzioni per classi economiche.
Nel 1923 a Palazzo Vidoni si sancì ancora per legge la fine del dualismo sindacale tra lavoratori e imprenditori; designando perciò gli Organi Statali con funzioni di collegamento limitando però pregiudizialmente i raccordi solo tra i vati soggetti appartenenti allo stesso ramo produttivo; da qui il termine Corporazioni.
Tutto ciò ha inasprito la divisione tra i lavoratori, rendendoli più servili al “patriottico potere “; politico ed economico. Nel 1934 alle 22 Corporazioni fu riconosciuto il diritto di emettere norme giuridiche chiamate “Ordinanze Corporative“, aventi per oggetto la “disciplina per la produzione“.
Per legittimare ulteriormente il regime di Stato, nel 1938 Partito Nazionale Fascista assieme alle Corporazioni costituirono la Camera dei Fasci, dalla quale nacquero le Case del Fascio in tutti i Comuni italiani; (dopo la resistenza, tali case divennero per la maggior parte Camere del Lavoro o luoghi pubblici sociali).
Nel ripassare questo breve ma intensamente vigliacco pezzo di storia, comparandolo con l’attuale stile del dire e del fare di Giorgia Meloni si ha l’impressione di riaprire uno sgualcito album fotografico: La Resistenza e la Costituzione sembrano incidenti di percorso in via di riparazione; La frase pronunciata dalla Meloni alla Fosse Ardeatine sugli “italiani“ barbaramente uccisi non è un caso; è la conferma del suo DNA fascista; il suo fare di tutte le questioni economiche un fascio; citando sempre patria, imprese, famiglie ma mai i lavoratori; è questa la riproporziona plastica del corporativismo di stampo fascista.
Stefano Bonaccini su Giorgia Meloni ha detto: “ non è fascista ed è una persona capace".
Elly Schlein ha dichiarato; «sosterremo il popolo ucraino con ogni forma di assistenza necessaria a difendersi, per ristabilire il diritto internazionale e i principi su cui si fonda la convivenza pacifica fra i popoli». Alla Camera ha votato a favore per l’invio delle armi in Ucraina e nulla fa per un negoziato.
Lo stesso americano democratico Bernie Sanders ha detto; “da 200 anni applichiamo la dottrina Monroe; come potenza dominante ci sentiamo in diritto di intervenire contro le nazioni che minacciano i nostri interessi; per questo abbiamo rovesciato governi in più di 12 nazioni; (in realtà dai dati Onu sappiamo che hanno interferito in 65 paesi).
Gli Usa hanno debiti per 23 miliardi di dollari in gran parte in mano alla Cina; sul mercato finanziario i valori del dollaro e dell’euro stanno precipitando trascinandovi la crisi dei prezzi e dei consumi; a detta di tanti analisti neutrali internazionali, ciò è una delle cause della guerra in Ucraina (iniziata nel 2014 e non nel 2022) e delle difficoltà per la pace; con Usa, Nato e Europa che in nome della libertà negano qualsiasi negoziato.
Formalmente diversi, gli appaiati da segretaria e presidente nel PD, sono sostanzialmente le due facce della stessa medaglia di latta, arrugginita per l’eccessivo uso esponenziale già fatto negli anni passati.
Anche loro, come la Meloni, idioti Dostoevskiani, come dice Zagrebetsky? O incapaci di analisi riflessive che sappiano vedere oltre il naso?
Ci vuole altro; altri stili meno appariscenti e più coscientemente sostanziali figli del pessimismo della ragione, per una capacità intima riflessiva e azionistica coscienziosa popolare, capace di dirigere veri movimenti di cambiamento. Non ci siamo.
Enrico Corti
31 marzo 2023
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