500 ETTARI DEL PARCO DEL DELTA DEL PO SVENDUTI A UN MAGNATE CECO
Nel
totale silenzio degli enti pubblici (Regione, Provincia, Comune, Stato,
Parco del Delta del Po), l’immensa zona (circa 500 ettari) della
Immobiliare Lido di Classe S.p.A. di Roma (capitale sociale di 255mila
euro, detenuto da Italmobiliare spa, Banca Nazionale del Lavoro,
Parsitalia spa), che ne deteneva la proprietà dal 1971, è stata venduta
alla immobiliare CPI Real Estate Italy S.p.A., operativa
nell’intermediazione immobiliare e con sede a Roma. Senza che nessun
ente pubblico (Stato, Regione, Provincia, Comune di Ravenna, Parco del
Delta del Po) facesse valere il diritto di prelazione. Cifra in ballo:
poco più di 500 mila euro per quasi 500 ettari, cioè 10 centesimi di € a
metro quadro”.
La CPI Real Estate Italy S.p.A., fa capo a CPI
Property Group, società fondata nella Repubblica Ceca e con sede in
Lussemburgo, operativa sul fronte immobiliare in mezzo mondo, quotata
nella borsa di Francoforte. La CPI Property Group opera con prevalenza
nell’Europa centro-orientale, ma anche in Italia, soprattutto a Roma.
Fondatore e socio di maggioranza risulterebbe essere proprio il magnate
ceco Radovan Vítek, con un portafoglio immobiliare di 9,8 miliardi di
euro e un fatturato di 291 milioni. Il suo gruppo è impegnato con 19
progetti nella Capitale, di espansione urbanistica e cementificazione,
fu lui a rilevare i debiti del gruppo Parnasi (famosi immobiliaristi
romani) con Unicredit, acquistando il 100% delle società Capital Dev,
Parsitalia ed Euronova. In pratica, Vitak si sta comprando Roma,
soppiantando anche i palazzinari nostrani. L’operazione di compravendita
della Foce del Bevano, tra Immobiliare Lido di Classe (il cui capitale
sociale è controllato da Parsitalia) nasce quindi all’interno di uno
stesso fronte immobiliare romano, visto che Parsitalia spa era stata
rilevata da Cpi Property Group. (Fonte: Pressenza)
Gli
ingredienti ci sono tutti: amministrazioni "distratte" ed enti
squattrinati, magnati edili rampanti e cementificazione selvaggia.
Ma
l'Emilia Romagna, seconda solo alla Lombardia in fatto di consumo di
suolo, non è la stessa il cui governatore piange fondi per le alluvioni
che danneggiano tessuto urbano e produttivo?
Ad ogni modo, per gli
effetti devastanti dei "tombamento" dei corsi d'acqua, la memoria corta
sui fatti del Bisagno a Genova dev'essere stata archiviata con
abbondante menefreghismo.
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