LFDE: debito Usa sotto la lente, tassi in salita e bilancio 2026 nel mirino - PAROLA AL MERCATO
di Clement Inbona *
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 20 mag - Dopo gli annunci clamorosi del Liberation Day e i movimenti violenti registrati all'inizio di aprile, la maggior parte delle principali asset class hanno ritracciato. Tutte, tranne due: il dollaro e i tassi a lungo termine statunitensi, a dimostrazione della sfiducia nei confronti del biglietto verde e dei timori per la sostenibilità del debito americano. Il dollaro segna ancora un forte calo, sia nei confronti dell'euro che di un paniere di valute ponderato in base agli scambi commerciali statunitensi. Il tasso invece del trentennale US sfiora la soglia simbolica del 5%, e potrebbe aver provocato l'inversione di rotta di D. Trump che ha decretato l'inizio di una tregua.
Sui mercati finanziari, le grandi tendenze seguono il flusso di narrazioni mutevoli: l'eccezionalità americana alla fine del 2024 o la guerra commerciale nel 2025. Domani, sarà forse la volta della sostenibilità del debito americano? Con un deficit medio annuo superiore al 6% del PIL e una crescita dinamica del 2,7%, tra il 2022 e il 2024 l'economia americana sembra essere stata dopata dal deficit pubblico. Eppure, un'altra sfida incombe: l'onere degli interessi è in costante crescita. Dall'1,5% mediamente negli ultimi due decenni è salito dopo lo shock inflazionistico post-Covid e supera ora il 3% del PIL.
In questo momento, al Congresso si stanno negoziando i profili del bilancio 2026, chiamato da Donald Trump "Big Beautiful Bill". Sul fronte della spesa, si delinea la tendenza di un assottigliamento e se le funzioni regali - difesa, polizia, giustizia - vengono trattate con un occhio di riguardo, il welfare invece sembra destinato a una dieta ferrea. Sul fronte delle entrate, il quadro è invece meno chiaro. Assisteremo a un taglio delle imposte e delle tasse per le famiglie e le imprese, nella speranza che questi sgravi possano essere finanziati dall'aumento dei dazi doganali. Un'equazione che sembra di difficile soluzione. Certo, i dazi riscossi si sono attestati su livelli record ad aprile anche se non vi sono paragoni con gli sgravi fiscali previsti.
Le entrate, inoltre, sono strettamente collegate con la forza della crescita economica dato che sono indicizzate ai profitti, ai redditi o ai consumi. L'ipotesi di una recessione nel 2025 sembra ora meno probabile anche se quella di un rallentamento è molto più concreta, e peserà un po' di più sulle entrate fiscali.
Con un debito totale che sfiora il 100% del PIL e un deficit strutturale elevato, che potrebbe aumentare ulteriormente, il progetto di legge "Big Beautiful Bill" potrebbe trasformarsi in un conto molto salato. Il rischio non è da escludere. Si stringerebbe così ulteriormente la morsa dei tassi costringendo lo Stato federale a una gestione più rigorosa.
* Fund Manager di La Financiere de l'Echiquier
"Il contenuto delle notizie e delle informazioni trasmesse con il titolo "Parola al mercato" non puo' in alcun caso essere considerato una sollecitazione al pubblico risparmio o la promozione di alcuna forma di investimento ne' raccomandazioni personalizzate a qualsiasi forma di finanziamento. Le analisi contenute nelle notizie trasmesse nella specifica rubrica sono elaborate dalla societa' a cui appartiene il soggetto espressamente indicato come autore. L'agenzia di stampa Il Sole 24 Ore Radiocor declina ogni responsabilita' in ordine alla veridicita', accuratezza e completezza di tali analisi e invita quindi gli utenti a prendere atto con attenzione e la dovuta diligenza di quanto sopra dichiarato e rappresentato dalla societa'".
red-
(RADIOCOR) 20-05-25 14:16:52 (0440) 5 NNNN
di Clement Inbona *
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 20 mag - Dopo gli annunci clamorosi del Liberation Day e i movimenti violenti registrati all'inizio di aprile, la maggior parte delle principali asset class hanno ritracciato. Tutte, tranne due: il dollaro e i tassi a lungo termine statunitensi, a dimostrazione della sfiducia nei confronti del biglietto verde e dei timori per la sostenibilità del debito americano. Il dollaro segna ancora un forte calo, sia nei confronti dell'euro che di un paniere di valute ponderato in base agli scambi commerciali statunitensi. Il tasso invece del trentennale US sfiora la soglia simbolica del 5%, e potrebbe aver provocato l'inversione di rotta di D. Trump che ha decretato l'inizio di una tregua.
Sui mercati finanziari, le grandi tendenze seguono il flusso di narrazioni mutevoli: l'eccezionalità americana alla fine del 2024 o la guerra commerciale nel 2025. Domani, sarà forse la volta della sostenibilità del debito americano? Con un deficit medio annuo superiore al 6% del PIL e una crescita dinamica del 2,7%, tra il 2022 e il 2024 l'economia americana sembra essere stata dopata dal deficit pubblico. Eppure, un'altra sfida incombe: l'onere degli interessi è in costante crescita. Dall'1,5% mediamente negli ultimi due decenni è salito dopo lo shock inflazionistico post-Covid e supera ora il 3% del PIL.
In questo momento, al Congresso si stanno negoziando i profili del bilancio 2026, chiamato da Donald Trump "Big Beautiful Bill". Sul fronte della spesa, si delinea la tendenza di un assottigliamento e se le funzioni regali - difesa, polizia, giustizia - vengono trattate con un occhio di riguardo, il welfare invece sembra destinato a una dieta ferrea. Sul fronte delle entrate, il quadro è invece meno chiaro. Assisteremo a un taglio delle imposte e delle tasse per le famiglie e le imprese, nella speranza che questi sgravi possano essere finanziati dall'aumento dei dazi doganali. Un'equazione che sembra di difficile soluzione. Certo, i dazi riscossi si sono attestati su livelli record ad aprile anche se non vi sono paragoni con gli sgravi fiscali previsti.
Le entrate, inoltre, sono strettamente collegate con la forza della crescita economica dato che sono indicizzate ai profitti, ai redditi o ai consumi. L'ipotesi di una recessione nel 2025 sembra ora meno probabile anche se quella di un rallentamento è molto più concreta, e peserà un po' di più sulle entrate fiscali.
Con un debito totale che sfiora il 100% del PIL e un deficit strutturale elevato, che potrebbe aumentare ulteriormente, il progetto di legge "Big Beautiful Bill" potrebbe trasformarsi in un conto molto salato. Il rischio non è da escludere. Si stringerebbe così ulteriormente la morsa dei tassi costringendo lo Stato federale a una gestione più rigorosa.
* Fund Manager di La Financiere de l'Echiquier
"Il contenuto delle notizie e delle informazioni trasmesse con il titolo "Parola al mercato" non puo' in alcun caso essere considerato una sollecitazione al pubblico risparmio o la promozione di alcuna forma di investimento ne' raccomandazioni personalizzate a qualsiasi forma di finanziamento. Le analisi contenute nelle notizie trasmesse nella specifica rubrica sono elaborate dalla societa' a cui appartiene il soggetto espressamente indicato come autore. L'agenzia di stampa Il Sole 24 Ore Radiocor declina ogni responsabilita' in ordine alla veridicita', accuratezza e completezza di tali analisi e invita quindi gli utenti a prendere atto con attenzione e la dovuta diligenza di quanto sopra dichiarato e rappresentato dalla societa'".
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(RADIOCOR) 20-05-25 14:16:52 (0440) 5 NNNN
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