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venerdì 25 luglio 2025

25 LUGLIO 1943, NON "LA CADUTA DEL FASCISMO" come si è soliti erroneamente ricordare questa data, ma semplicemente.. ❗LA DESTITUZIONE DI MUSSOLINI ..avvenuta per mano dei suoi stessi camerata ed avallata da Re Vittorio Emanuele III. Il fascismo continuò...

 

 


25 LUGLIO 1943, NON "LA CADUTA DEL FASCISMO" come si è soliti erroneamente ricordare questa data, ma semplicemente..
❗LA DESTITUZIONE DI MUSSOLINI ..avvenuta per mano dei suoi stessi camerata ed avallata da Re Vittorio Emanuele III.

Il fascismo continuò...
https://t.me/c/2132010757/13451


🌑"Il Gran Consiglio del Fa­scismo, riunendosi in questi giorni di supremo cimento, esa­minata la situazione interna ed internazionale e la con­dotta politica e militare della guerra, proclama il dovere sacro per tutti gli italiani di difendere ad ogni costo l’u­nità,
afferma la necessità dell’unione morale e materiale di tutti gli italiani in quest’ora grave e decisiva per i destini della Nazione; dichiara che a tale scopo è necessario l’immediato ripristino di tutte le funzioni statali, attribuendo alla Corona, al Gran Consiglio, al Governo, al Parlamento, alle Corporazioni i compiti e le responsabi­lità stabilite dalle nostre leggi statutarie e costituzionali; invita il capo del governo a pregare la Maestà del Re, verso la quale si rivolge fedele e fiducioso il cuore di tutta la Nazione, affinché Egli voglia per l’onore e per la sal­vezza della Patria assumere con l’effettivo comando del­le forze armate di terra, di mare e dell’aria, secondo l’ar­ticolo 5 dello Statuto del Regno, quella suprema iniziati­va di decisione che le nostre istituzioni a Lui attribuisco­no e che sono sempre state in tutta la nostra storia nazio­nale il retaggio glorioso della nostra Augusta Dinastia di Savoia
Illustrerò l'ordine del giorno(...)

Dino Grandi - Seduta Gran Consiglio 25 Luglio 1943🌑

Più che un ordine del giorno, una dichiarazione di sfiducia a Mussolini quella del gerarca Grandi, un atto di accusa al Duce, riconoscendolo unico responsabile di una guerra che si stava perdendo,mentre tutti erano convinti ancora di vincerla...
Con questo atto, il Gran Consiglio decretò, di fatto, l' ESTROMISSIONE DI MUSSOLINI DAL GOVERNO DEL REGNO D'ITALIA.

Ma il vero tradimento Mussolini lo ebbe poche ore dopo quando fiducioso si recò dal re, convinto del suo appoggio, inconsapevole che proprio lì a Villa Savoia (l'attuale Villa Ada) sarebbe stato arrestato, relegato prima a Ponza, poi all'isola della Maddalena infine a Campo Imperatore.
Fu liberato poi dai nazisti il 12 settembre con il blizz denominato "operazione quercia" .

La notizia delle dimissioni del Duce ovviamente fu accolta con manifestazioni di gioia perché IL POPOLO ITALIANO CREDETTE ALLA FINE DEL FASCISMO, DELL'ORRORE E QUINDI ANCHE DELLA GUERRA.una gioia naturale...la fine di un incubo
Ma aveva fatto male i conti, fu una gioia di breve durata..
Il pronto proclama del "maresciallo d'Italia" PIETRO BADOGLIO a cui il Re aveva affidato il governo smorzò subito gli entusiasmi
" ASSUMO IL GOVERNO DEL PAESE CON PIENI POTERI, LA GUERRA CONTINUA"

E continuò il fascismo, repressivo e sanguinario come prima, STESSO ORRORE, stesso ordine pubblico, stesso squadrismo, stessa violenza, stesse fucilazioni, stessa censura. E la guerra addirittura si inasprì.

Di fatto la "destituzione di Mussolini" fu solo il passo necessario per il "CAPOVOLGIMENTO DI FRONTE" già deciso da Re, Badoglio, gerarchi e alti comandi dell'esercito.
La guerra era ormai persa e la loro intenzione non era quella di arrendersi ma di PASSARE ALL'ALTRA SPONDA, DALLA PARTE DI CHI LA GUERRA LA STAVA VINCENDO per poi godere del prestigio della vittoria.

Iniziò li il subdolo piano doppiogiochista e temporeggiante per sganciare la Germania che pose gli italiani tra due fuochi..L'INASPRIMENTO DEI, GIÀ NUMEROSI, BOMBARDAMENTI ALLEATI E LE RAPPRESAGLIE TEDESCHE..iniziò il periodo più brutto della guerra per il nostro paese che lo spaccò in due ...

I fascisti oltre ad essere la personificazione dell'orrore ,sono di natura FALSI, SUBDOLI, VIGLIACCHI, OPPORTUNISTI E TRADITORI, pronti a rinnegare tutto e tutti, a cambiare casacca all'occorrenza per poi ri- infilarsela al nuovo cambio di vento ..lo sappiamo, fa parte del loro DNA..

https://t.me/c/2132010757/13452

2 commenti:

  1. IL GATTOPARDISMO ITALIANO

    La crisi della rappresentanza politica in Italia: un malanno che attraversa tutte le bandiere**

    Negli ultimi 30-40 anni, l’Italia ha assistito ad un fenomeno che ormai sembra essere diventato una costante: la mutazione continua degli esponenti politici, che transitano da un ruolo all’altro senza apparente coerenza ideologica. Parlamento, Senato, istituzioni europee e enti locali sono diventati territori di una vera e propria staffetta di figure che, spesso, cambiano casacca più volte nel corso della loro carriera. Questa realtà, lungi dall’essere una semplice anomalia, rivela una crisi più profonda della politica italiana: quella della sua credibilità, della sua identità e della sua capacità di rappresentanza autentica.

    La “malattia” di cui si parla, acuita dall’episodio simbolico della Bolognina e dalla dissoluzione del PCI, ha ormai superato i confini di una certa area politica per coinvolgere trasversalmente tutte le forze. La trasformazione del panorama politico italiano ha portato alla nascita di un sistema in cui il cambio di casacca non è più un’eccezione, bensì la regola. Chi si sposta da una formazione all’altra, spesso muovendosi tra destra e sinistra con una facilità inquietante, sembra più interessato a mantenere il proprio posto che a rappresentare un’idea o un progetto politico.

    Questo fenomeno ha profonde implicazioni per la qualità della democrazia. La fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni si erode quando si percepisce che i rappresentanti sono più mercenari di un sistema di valori condivisi. La “malattia” non riguarda più esclusivamente i militanti di destra o di sinistra, ma si è diffusa trasversalmente, coinvolgendo anche coloro che un tempo si definivano ideologicamente coerenti. La fine del PCI, e la conseguente metamorfosi del sistema partitico, ha contribuito a questa deformazione, trasformando la politica in un mestiere più che in una vocazione.

    È urgente riflettere su queste dinamiche e sui loro effetti. La politica italiana, che ha perso il suo ruolo di guida e di rappresentanza autentica, rischia di diventare un palcoscenico di figure che cambiano bandiera solo per opportunismo, alimentando la sfiducia e il disinteresse dei cittadini. Solo un processo di rinnovamento, basato sulla coerenza, sulla trasparenza e sul rispetto dei principi democratici, potrà restituire credibilità a un sistema politico ormai logoro e stanco.

    La “malattia” delle continue metamorfosi politiche rappresenta un sintomo evidente della crisi più ampia della nostra democrazia. È tempo di affrontarla con coraggio, rifiutando le logiche del trasformismo e ricostruendo un tessuto politico che torni ad essere espressione autentica delle istanze della società.

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  2. 🎭 L’eterna recita della politica italiana: volti noti e casacche sempre nuove

    Negli ultimi 30–40 anni, la scena politica italiana sembra essersi fermata nel tempo: stesse facce, stessi nomi, stessi interpreti che si alternano tra Parlamento, Senato, enti locali e istituzioni europee, cambiando più volte bandiera ma mantenendo saldamente il proprio posto. Un fenomeno tanto diffuso da diventare una vera e propria patologia del sistema, che ha reso l’idea di coerenza politica quasi folkloristica.

    💡 Camaleontismo politico
    Il cambio di casacca non è più un’eccezione, ma una pratica consolidata. Alcuni protagonisti della vita pubblica sembrano aver attraversato l’intero spettro ideologico, rimanendo comunque al centro della scena. La Bolognina, con la fine del PCI, ha segnato una svolta: la fluidità ideologica che una volta si attribuiva soprattutto alla destra italiana è diventata trasversale. Oggi, il trasformismo non ha più bandiere.

    🔍 Effetti sulla democrazia
    Questa deriva crea un cortocircuito nella rappresentanza. Il cittadino si ritrova a votare per un partito che, nel giro di pochi anni, cambia orientamento, alleanze e priorità. La fiducia vacilla, la partecipazione diminuisce, e le urne si trasformano in un rituale sempre meno sentito.

    🏛️ Questione di responsabilità
    La sopravvivenza politica sembra affidata non alla visione o alle idee, ma alla capacità di galleggiare nel sistema. Tra correnti interne e giochi di potere, l’identità politica diventa liquida, e la militanza un ricordo del passato.

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