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giovedì 24 ottobre 2013

Cgil: contrari a ddl costituzionale, ignora la Carta - Rassegna.it

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Incidenti lavoro, muore guardia giurata a Brescia - Rassegna.it

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L. Stabilità: accanimento terapeutico sul lavoro pubblico - Rassegna.it

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Camusso: la patrimoniale non può essere un tabù - Rassegna.it

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Roma - Aggredisce vigile a Roma e gli stacca dito con morso, arrestato - VIGILE AGGREDITO, MARINO IN VISITA AL SAN GIOVANNI =



Cassazione: Ente responsabile se l'illecito del dipendente segue alla mancanza di direttive "preventive" dei superiori. Il caso di un carabiniere che uccise un collega "giocando" con la pistola. Confermata per il ministero della Difesa la condanna al risarcimento in solido con il responsabile: direttive carenti sulla custodia delle armi a fine servizio


Cassazione: LE FERITE RIPORTATE IN OCCASIONE DI UNA RAPINA SUBITA RIENTRANDO A CASA DAL LUOGO DI LAVORO POSSONO


Cassazione: Il capo che rivolge espressioni scurrili e triviali nei confronti dei dipendenti può essere licenziato


Cassazione 5771/2008 (..) È nulla la multa elevata dal vigile urbano senza divisa e fuori servizio. La qualifica di agenti di Pg, nel caso della polizia municipale, è subordinata all'ambito territoriale di competenza ed alla condizione che stiano espletando il proprio turno lavorativo


Cassazione: la Cassazione condanna il "che c... vuoi" Una delle espressioni tra le più diffuse, il classico "che c... vuoi" è finita al vaglio della Cassazione che l'ha considerata come una vera e propria ingiuria. L'espressione, spiega la Corte (sentenza n. 7656/2008 della Quinta sezione penale ) e' "sinonimo di disprezzo dell'uomo e della sua dignita'". E' stata cosi confermata la condanna di un ragazzo di 26 anni reo di essersi rivolto a dei poliziotti con la frase "che c... volete, chi c... siete". Il giovane ricorrendo in cassazione aveva sostenuto che la sua espressione, così tanto diffusa, anche se scurrile non dovrebbe considerarsi idonea a ledere l'onore e il decoro della persona cui era stata rivolta. I giudici del Palazzaccio però hanno ritenuto che legittimamente "la Corte territoriale ha argomentato che la frase rivolta agli operanti, oltre che triviale, ha una oggettiva idoneita' a ledere l'onore ed il decoro del destinatario, tanto piu' nel caso in esame, apparendo evidente il proposito di mortificare l'operato degli agenti, apostrofati, nell'adempimento del proprio dovere, con un epiteto che e' sinonimo di disprezzo dell'uomo e della sua dignita'".