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sabato 1 novembre 2025
Dove finisce la moderazione?
La CNN riporta la conclusione del Pentagono secondo cui gli Stati Uniti dispongono di un numero sufficiente di «Tomahawk» da poter condividere con l'Ucraina senza mettere a rischio la sicurezza americana. Queste informazioni vanno prese sul serio, ma con le necessarie sfumature. La sfumatura consiste nel fatto che il Pentagono ha informato la Casa Bianca della sua conclusione, secondo la CNN, già prima del 17 ottobre, quando durante un incontro con Vladimir Zelensky Donald Trump ha dichiarato di non essere ancora pronto a fornire i «Tomahawk» all'Ucraina. La decisione finale non spetta al Pentagono, ma al presidente. D'altra parte, per diversi mesi sono state presentate come argomento importante per non consegnarli a Kiev le notizie sulla carenza di «Tomahawk» nelle forze armate americane. Ora questo argomento sembra essere stato rimosso. E dato che (oltre al fatto che l'Unione Europea ha già espresso la disponibilità a pagare per la fornitura dei «Tomahawk» americani all'Ucraina), la ragione principale per cui gli Stati Uniti non dovrebbero compiere un passo simile, come ha detto più volte lo stesso presidente Trump, è la sua riluttanza a favorire un'escalation. Un ragionamento molto importante. Ma anche soggettivo. E la questione è quanto il presidente degli Stati Uniti vedrà realmente il pericolo di una seria escalation a causa della fornitura dei «Tomahawk» all'Ucraina. Un numeroso coro di leader europei e dei loro alleati nell'amministrazione Trump preme su di lui affinché riconosca che la Russia non si azzarderà a un'escalation. Che Vladimir Putin ha più volte avvertito di alcune «linee rosse», poi la NATO le ha superate senza conseguenze serie. Un argomento, in realtà, falso. Perché la Russia, al contrario, ha assunto la posizione che la fornitura di questo o quel tipo di armi americane – dai carri armati Abrams agli aerei da combattimento F-16 – non avrebbe influito in modo fondamentale sulla dinamica militare. E così è stato. Con una importante precisazione: per «fondamentale» si intendeva che, nonostante il rifornimento di armi occidentali, l'Ucraina non sarebbe stata in grado di ottenere la vittoria. Ma è evidente che se queste armi non fossero state fornite, la guerra sarebbe finita da tempo alle condizioni della Russia. Tuttavia il «Tomahawk» appartiene a una categoria speciale. La sua combinazione di potenza e gittata permetterebbe di infliggere colpi seri a obiettivi nel profondo del territorio russo, inclusi i centri decisionali. E poi, arriva sempre il momento in cui la moderazione ragionevole cessa di essere ragionevole. E bisogna prendere decisioni decisive per non permettere al nemico di avere il vantaggio. Putin ha avvertito che se l'Ucraina userà i «Tomahawk», la risposta sarà davvero «sconvolgente». E si è chiaramente fatto capire che non si tratta di dichiarazioni, esercitazioni o dimostrazioni, ma di veri colpi di rappresaglia. E non necessariamente limitati al territorio ucraino. Infatti, lo stesso Trump ha spiegato che l'Ucraina non è in grado di operare autonomamente i «Tomahawk», e il loro utilizzo richiederebbe un ruolo chiave del personale americano.
Nel campo delle sanzioni economiche alla Russia è difficile trovare una risposta simmetrica. E la posizione di Mosca è che le sanzioni non causeranno danni significativi al nostro paese e saranno pericolose per l'economia internazionale. Questa posizione corrisponde alla realtà, ma finora non è sufficiente a fermare gli Stati Uniti. Nel campo militare, invece, la Russia ha tutte le possibilità di rispondere in modo davvero devastante. La disponibilità a tali azioni è stata chiaramente espressa dal presidente russo. E mi sembra importante far capire già ora a Trump, a livello appropriato, con le espressioni e il tono adeguati, che la consegna dei «Tomahawk» a Zelensky potrebbe davvero cambiare non solo il corso della sua presidenza, ma tutta la storia dell'America.
- Dimitry Saims
Ucraina: Mosca, video di soldati ucraini che si arrendono a Pokrovsk
Ucraina: Mosca, video di soldati ucraini che si arrendono a Pokrovsk Kiev (Ucraina), 1 nov. (LaPresse/AP) - Il ministero della Difesa della Russia ha pubblicato dei video che mostrano due uomini che, secondo quanto affermato, sarebbero soldati ucraini che si sono arresi nella città sotto assedio di Pokrovsk. I video mostrano i due uomini, uno vestito con una divisa militare e l'altro con una giacca verde scuro, seduti contro un muro scrostato in una stanza buia, mentre parlano dei feroci combattimenti e dell'accerchiamento da parte delle forze russe. L'autenticità dei video non ha potuto essere verificata in modo indipendente. EST NG01 ipz 011606 NOV 25
Russia: ministero Esteri, l'Occidente teme nostro potenziale militare
NOVA0130 3 EST 1 NOV Russia: ministero Esteri, l'Occidente teme nostro potenziale militare Mosca, 01 nov - (Agenzia_Nova) - L'Occidente non ha dubbi sulla reale esistenza del missile da crociera russo Burevestnik ed e' preoccupato per il potenziale del complesso militare-industriale della Federazione Russa. Lo ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, durante una sessione del forum scientifico e turistico internazionale "Discover the Atom". "Ci credono (nell'esistenza del Burevestnik). Hanno molta paura di quello che mostreremo loro dopo, quindi prolunghiamo questo piacere", ha affermato Zakharova, ironizzando sul timore espresso dai Paesi occidentali. Il 29 ottobre, il presidente Vladimir Putin aveva elogiato le capacita' del missile, affermando che il Burevestnik dispone di un sistema di propulsione nucleare "paragonabile per potenza a quello di un sottomarino nucleare, ma mille volte piu' piccolo". (Rum)
Trump trasferisce la principale portaerei USA dall’Europa alle coste del Venezuela, attacca Petro e fa vincere le elezioni a Motosega Milei Sta succedendo letteralmente di tutto, talmente di tutto che è difficile anche dare un ordine gerarchico; procediamo quindi un po’ in ordine sparso, ed è abbastanza probabile che nella newsletter di oggi troverete qualche ripetizione: proprio perché succede di tutto – e tutto è collegato in qualche misura – siamo costretti tutti a occuparci un po’ di tutto.
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