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mercoledì 4 maggio 2011

La sicurezza è una cosa seria di cui questo Governo non si è occupato

La sicurezza è una cosa seria di cui questo Governo non si è occupato

Signor Presidente,

onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, noi siamo qui questa sera ad esaminare un decreto-legge che cerca di correggere i danni che voi avete fatto in questi tre anni ad un comparto, che è stato e che è sempre nelle vostre campagne elettorali una bandiera della destra. Voi avete tagliato, come è noto a tutti, in questi tre anni 3,7 miliardi a questo comparto e questo stesso decreto-legge dimostra lo stato di confusione e di incapacità del Governo. Questo provvedimento, infatti, serve a correggere delle ferite e degli errori che voi avete compiuto nella manovra estiva del 2010 con il decreto-legge n. 78 – per quanto riguarda tutte le questioni che hanno già sollevato i colleghi del Partito Democratico che mi hanno preceduto – e che dopo meno di un anno siete costretti a cercare di correggere. Ma, forse, anche questa volta la vostra correzione è peggiore dell’errore iniziale. Il decreto-legge n. 78 del 2010 (e la successiva legge di conversione n. 122 del 2010) ha penalizzato duramente, come tutti voi sapete, le forze di polizia, le Forze armate, i vigili del fuoco, ha bloccato per il triennio 2011-2013 il trattamento economico complessivo di tutti i dipendenti pubblici, ha bloccato per lo stesso periodo gli adeguamenti retributivi e le indennità integrative, derivanti dallo svolgimento di funzioni diverse dalle promozioni. Voi avete, cioè, messo in un cassetto – ogni volta ritirandola fuori come promessa negli incontri con le organizzazioni sindacali – la specificità di cui vi siete riempiti la bocca, illudendo e raccontando bugie alle forze dell’ordine e alle Forze armate. E così, dopo tante chiacchiere e promesse sulla specificità del comparto sicurezza, la manovra estiva aveva peggiorato ulteriormente la situazione. A ciò bisogna aggiungere il taglio del 30 per cento circa delle risorse alle forze dell’ordine dal 2008 ad oggi. Io viaggio molto in questo Paese per andare a visitare le forze dell’ordine, le forze di polizia, i commissariati, le questure e vedo, come immagino vediate anche voi, le condizioni in cui operano oggi i lavoratori della polizia, che non hanno benzina per le macchine, che non hanno carta per le fotocopie, che non hanno i soldi per gli appalti della pulizia nei loro commissariati, che hanno gabinetti nei quali si vergognano di entrare, che hanno i topi nelle sedi della polizia, come succede in importanti città di questo Paese. Voglio ricordare l’ultimo taglio, di cui abbiamo avuto notizia dal sottosegretario Mantovano: il taglio dei fondi per la gestione dei pentiti in questo Paese. Il budget che servirebbe è di 70-75 milioni e, ad oggi, nelle casse del Ministero dell’interno di questi 70 milioni ve ne sono 30. È una cosa essenziale, alla giustizia in questo Paese, la cura dei pentiti, ovvero di coloro che collaborano con la giustizia facendo sgominare le organizzazioni malavitose e criminali. Noi abbiamo meno della metà dei fondi per la loro gestione e, forse, potremo arrivare a giugno. Da molti mesi proteste fortissime, responsabili e civili dei sindacati delle forze dell’ordine, e il lavoro dell’opposizione e del Partito Democratico – che rivendico – in quest’Aula e nelle Commissioni hanno obbligato questo Governo a tornare sulle proprie decisioni e a varare questo decreto-legge per dare l’illusione di un poco di ossigeno (25 euro al mese nette agli operatori del comparto), dovendo tornare indietro sulle proprie decisioni. Io credo che questo sia da sottolineare e lo voglio dire in questa sede anche alla luce delle emergenze che hanno visto lo straordinario lavoro delle forze dell’ordine in queste settimane e in questi mesi. Voglio citare gli esempi di Lampedusa, gli esempi dei campi delle tendopoli come Manduria e il lavoro che è stato svolto per fornire dei permessi temporanei di soggiorno ai circa 25 mila tunisini, che vengono rilasciati dalle questure. È una pressione enorme, che pesa sulle forze dell’ordine e sulla polizia di Stato, alle quali si dice che i soldi non ci sono e alle quali, oggi, con questo provvedimento si elargisce una mancia, secondo noi vergognosa. Comunque sia questa mancia, questo decreto-legge è frutto di quelle lotti sindacali e dà ragione al lavoro che il Partito Democratico e l’opposizione hanno svolto in quest’Aula ma ci sono difetti enormi nel provvedimento in esame. Questa assegnazione di fondi avviene senza un rapporto ad una concertazione con i rappresentanti dei lavoratori. Le risorse stanziate, com’è stato detto, per questi fondi sono 115 milioni all’anno per il 2011, 2012 e 2013 più gli 80 milioni per i primi due anni, ma questi 115 milioni sono presi dal Fondo per il riordino delle carriere che viene « ucciso » dal provvedimento in esame. Non ci sarà più il riordino delle carriere perché altri soldi non ci saranno. Questi soldi non entreranno a far parte del computo pensionistico, sono soldi che i lavoratori delle forze di polizia e gli operatori delle forze dell’ordine vedono adesso, non sanno se ci sarà il finanziamento per il terzo anno e non entreranno a far parte del computo delle loro pensioni. Per questo noi ci atteggeremo in maniera responsabile di fronte al provvedimento in esame, perché sappiamo quanto sono preziosi questi pochi soldi per le forze dell’ordine che in questo momento, in questo Paese, reggono il peso di un’emergenza straordinaria e la cui dignità è stata troppe volte calpestata in questi tre anni, illudendoli, dicendo loro bugie e tagliando continuamente i fondi, perché le forze dell’ordine vanno bene in campagna elettorale, ma vanno male quando bisogna fare le leggi finanziarie. Ed allora noi, responsabilmente, annunciamo il nostro voto di astensione, perché comunque dei soldi verranno dati alle forze dell’ordine, ma continueremo con loro la battaglia che già in questi minuti i sindacati di polizia annunciano per essere stati illusi dalla maggioranza e dal Governo sulla questione della specificità che, ancora una volta, come noi prevedevamo, in questo provvedimento non ci sarà. Il Governo e la maggioranza si sono impegnati sulla sicurezza a parole nei confronti delle forze dell’ordine, ma mai in questi anni lunghi anni dal dopoguerra, in cui questo Paese ha saputo superare tante crisi che riguardano la sicurezza, mai come durante il vostro Governo sono stati tagliati così tanti fondi sul comparto sicurezza e difesa, mai come sotto il vostro Governo ai servitori dello Stato si è chiesto di fare di più e si è dato loro di meno. Pertanto ci asterremo perché vogliamo essere dalla loro parte, vogliamo che loro sentano la nostra voce da quest’Aula, perché noi siamo dalla loro parte, perché pensiamo che le forze dell’ordine in una Repubblica democratica servono per garantire la sicurezza come diritto di libertà di tutti i cittadini, ma pensiamo che sia ingiusto calpestarne la dignità, bloccarne le carriere e che questi soldi non abbiano rilievo sul calcolo della loro pensione. Pensiamo che occuparsi della sicurezza sia un lavoro serio e che questo Governo non lo abbia affrontato seriamente. On. Emanuele Fiano

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