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L'intesa
punta tutto sul "programma di collaborazione informativa" tra guardie
giurate, polizia e carabinieri. In pratica, viene chiesto agli agenti
privati di segnalare quello che avviene nell'area che stanno vigilando,
dai comportamenti sospetti alle situazioni di degrado. "Questa
cooperazione, di fatto preziosa, c'è sempre stata – conferma il
segretario nazionale del sindacato di polizia Silp-Cgil, Claudio
Giardullo – Il ruolo ausiliario delle guardie giurate non è una novità.
Quello che cambia, e non in positivo, è la possibilità di segnalare
anche le condizioni di disagio sociale". Qualcosa che rischia di
intasare i flussi di richieste ai centralini delle forze dell'ordine.
"Se non abbiamo i soldi per la benzina alle auto – spiega Giardullo –
come possiamo far fronte, oltre alle situazioni di pericolo, anche a
quelle di degrado urbano?".
Altro
punto poco chiaro del "Mille occhi" è la dotazione finanziaria per
realizzare lo scambio di informazioni e i corsi di formazione previsti
per le guardie giurate. Sulla questione soldi, infatti, il protocollo
non si sbilancia. L'attività di cooperazione, si legge, non deve
comportare costi aggiuntivi né per gli istituti di vigilanza né per lo
Stato. "Come si può pensare di risolvere un problema come la
criminalità solo con interventi di facciata, senza neanche un
investimento?", si chiede il segretario generale Silp.
Senza
riforme né stanziamenti, l'accordo rischia addirittura di creare
confusione tra le competenze di polizia, carabinieri e municipale. Il
punto 1.4 stabilisce infatti che le informazioni raccolte dai
vigilantes sul capoluogo di provincia vanno trasmesse al questore,
mentre quelle sulle altre città ai carabinieri. "Ma il coordinamento tra
le forze dell'ordine è già disciplinato dalla legge e non su base
territoriale – conclude Giardullo – Idem per il 2.2, in base al quale il
questore perderebbe la competenza sul monitoraggio degli istituti di
vigilanza, che passa a prefetto e sindaco. La legge dice altro".
(Federica Ionta)
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