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domenica 18 dicembre 2011

Scuola di polizia a cavallo L’istituto fantasma della Sardegna


 | di Silvia D’Onghia |
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Scuola di polizia a cavallo
L’istituto fantasma della Sardegna
Istituito nel 2003 con i fondi europei per la legalità nel Mezzogiorno, in tre anni è riuscito ad accendere solo due corsi. E per formare appena 23 cavalieri sono stati spesi 20 milioni di euro
Foresta Burgos è una delle oasi più belle, ed ancora intatte, della Sardegna. Seppur in provincia di Sassari, si trova nel cuore dell’isola, tra lecci, roverelli, asini e, soprattutto, cavalli. Una terra messa a dura prova, nel 2004, da una serie di intimidazioni e attentati ai danni dell’ex sindaco di Burgos, Pino Tilocca (Prc), culminata con l’uccisione (mediante una bomba) dell’anziano padre Bonifacio.

Proprio per questo clima, il piccolo paese era stato inserito, assieme a Lula, Orgosolo e la Barbagia, nel Programma operativo nazionale (Pon) sicurezza del Mezzogiorno del ministero degli Interni. Il Pon riceve i finanziamenti dell’Unione europea per progetti che puntano a migliorare le condizioni di legalità dei territori del sud. In quegli anni ministro dell’Interno era Beppe Pisanu, che proprio di quelle terre è originario (la vicina Ittiri dista 50 km).

L’idea del titolare del Viminale è quella di istituire a Foresta Burgos una scuola per l’alta formazione delle polizie a cavallo. L’idea è del 2003, ma la realizzazione – nonostante gli undici milioni di euro arrivati dall’Europa – tarda ad essere realizzata. Il decreto istitutivo della scuola è infatti del 27 luglio 2009, un provvedimento nato sotto la minaccia di una mega sanzione da parte di Bruxelles. La struttura, venti ettari di terreno, dovrebbe servire a formare cavalieri (in prevalenza funzionari di polizia di Stato, penitenziaria e forestale) da impiegare poi per la polizia di prossimità, il controllo del territorio, l’ordine pubblico, la polizia giudiziaria e la tutela dell’ambiente. Peccato che, almeno tra i funzionari di polizia di Stato, a Burgos non voglia andare nessuno.

Nel 2010 il Dipartimento pubblica sicurezza del Viminale ha nuovamente sottolineato la “possibilità di assegnazione di 17 dipendenti”. In tre anni sono stati realizzati soltanto due corsi, per un totale di 23 cavalieri, soprattutto penitenziari. E peccato anche che la scuola abbia un costo altissimo: un milione di euro l’anno per gli stipendi del personale (a Foresta Burgos lavorano circa 40 persone), una spesa di circa cinquemila euro a bimestre per l’energia elettrica, 8 euro al giorno per cavallo. È stato calcolato che in questi anni, per formare appena 23 cavalieri, sono stati spesi in tutto 20 milioni di euro.

Non solo. Il 4 maggio di quest’anno è stata presentata un’interrogazione in Consiglio regionale sardo per chiedere conto della mancata “valorizzazione del galoppatoio all’aperto e del maneggio coperto contigui al comprensorio della scuola”: una scuola per la polizia a cavallo che non ha un maneggio. E i cavalli? Hanno già fatto cadere due commissari capo, in due distinti incidenti, ad aprile e a giugno. Gli esperti dicono che la razza scelta, la anglo-araba-sarda, è idonea ai salti e non certo all’ordine pubblico, nè tanto meno ai cavalieri inesperti.

L’Associazione nazionale funzionari di polizia ha già sollevato la questione con il Prefetto Manganelli. Eppure ne sono stati acquistati 13. Ma, oltre agli sprechi, Foresta Burgos rappresenta un vero e proprio controsenso. Nel 2008 è stata infatti istituita a Ladispoli, alle porte di Roma, un’analoga scuola per la polizia a cavallo. Una struttura che funziona a pieno regime, tanto che sono gli istruttori di Ladispoli a doversi trasferire a Burgos per tenere i corsi. “Ci chiediamo come mai la scuola laziale debba essere svuotata di un incarico così importante per favorirne un’altra così lontana – commenta Massimo De Angelis, segretario provinciale del Silp Cgil Roma –, anche perchè quasi tutti i cavalieri chiamati per partecipare ai corsi vengono dalla capitale”.

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