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mercoledì 4 gennaio 2012

Carceri/ Scintille Polizia-Governo su celle di sicurezza

Carceri/ Scintille Polizia-Governo su celle di sicurezza
Prefetto Cirillo le boccia.Severino-Cancellieri: Norme concordate

Roma, 4 gen. (TMNews) - Lungi dall'essere risolta, l'emergenza
carceri si allarga al Governo, creando qualche imbarazzo ai
ministri della Giustizia Paola Severino e dell'Interno Anna Maria
Cancellieri. Il caso è esploso in mattinata, con l'audizione
informale in commissione Giustizia al Senato del prefetto
Francesco Cirillo, vicedirettore generale della Pubblica
sicurezza: nell'occasione il numero due della Polizia era anche
portavoce dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, ed ha
espresso una serie di critiche alle norme sulla custodia degli
arrestati in flagranza nelle celle di sicurezza (in luogo del
carcere). Seccata la replica del Guardasigilli, che ha ricordato
come le norme siano state adottate d'intesa col Viminale; che in
serata si è riallineato, con la dichiarazione della Cancellieri a
sostegno del decreto e della collega di Governo.

"Il detenuto sta molto meglio in carcere", è stata la cruda
sintesi di Cirillo, secondo il quale Polizia e Carabinieri
"nascono per stare per la strada e la polizia penitenziaria nasce
per stare nelle carceri. Noi non siamo addestrati né organizzati
per fare questo tipo di lavoro". Inoltre sono troppo poche e non
rispettano "la dignità" dei detenuti le 1057 celle di sicurezza a
disposizione di Polizia, Carabinieri e Finanza. Parole un po'
dissonanti rispetto al documento scritto consegnato da Crillo ai
senatori. Nel quale si riconosce che "gli approfondimenti" fra i
tecnici dei due ministeri hanno consentito, prima del varo del
decreto, di "conciliare le esigenze di alleggerimento del
circuito carcerario con quelle di sicurezza e di carichi di
lavoro per il personale delle forze di polizia" escludendo
"ipotesi non condivise". Cirillo ha fatto un accenno sferzante
anche sul braccialetto elettronico, citato nelle dichiarazioni
programmatiche dalla Severino ma per ora fuori dalle proposte del
Governo: "Costano cinquemila euro l'uno, fossimo andati da
Bulgari avremmo speso di meno..:".

"Le forze di polizia compiranno fino in fondo il loro dovere", ha
garantito il prefetto a fine audizione, ma la sua precisazione
non ha evitato l'evidente irritazione della Severino, che
arrivando al Senato per la seduta pomeridiana della commissione
ha ricordato come la norma sia stata "totalmente concordata con
il ministero dell'Interno alla presenza dei vertici delle forze
di polizia". E a fine riunione ha sottolineato nuovamente che "le
Camere di sicurezza sono state giudicate idonee dal ministero
dell'Interno". Ma a quel punto dal ministero dell'Interno è
giunto l'atteso segnale di chiusura della polemica: le norme del
decreto, ha precisato in una nota la titolare del Viminale sono
frutto di "una decisione condivisa avvenuta dopo aver valutato
sia le condizioni delle infrastrutture sia l'aggravio di lavoro
per le Forze di polizia che si sono fatte carico responsabilmente
di questo ulteriore compito".

(segue)

Bar

041945 gen 12

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