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lunedì 26 marzo 2012

ART.18: MAGISTRATURA DEMOCRATICA,CONTRASTO CON COSTITUZIONE




ART.18: MAGISTRATURA DEMOCRATICA,CONTRASTO CON COSTITUZIONE
COMPRESSI DIRITTI LAVORATORI,SI SCARICA CONFLITTO SU PIU' DEBOLI
(ANSA) - ROMA, 26 MAR - La riforma dell'articolo 18 ''mette
in secondo piano la dimensione sociale del lavoro e il suo
rilievo politico, in contrasto con l'art.41, comma 2, e con lo
stesso art.1 Cost. della Costituzione, nonch‚ il ruolo centrale
che il lavoro riveste per la dignit… della persona e per il suo
essere parte attiva di una comunit…''. A sottolinearlo e'
Magistratura democratica,la corrente di sinistra dei giudici,
che in un lungo documento esprime ''grande preoccupazione per la
compressione dei diritti individuali e sociali e per l'impatto
che la riformai pu• avere sugli equilibri complessivi del nostro
sistema''.
''Assistiamo - affermano il presidente Luigi Marini e il
segretario Piergiorgio Morosini - a una involuzione culturale
che riduce il lavoro a posta del bilancio d'impresa e la sua
tutela a materia di calcolo economicistico, scaricando ancora
una volta il conflitto sui pi— deboli e chiedendo alla
giurisdizione di limitarsi a ratificare quelle diseguaglianze
che, invece, secondo la nostra Costituzione la Repubblica in
tutte le sue articolazioni dovrebbe impegnarsi a
riequilibrare''. (SEGUE).

FH
26-MAR-12 13:32 NNNN
ART.18: MAGISTRATURA DEMOCRATICA,CONTRASTO CON COSTITUZIONE (2)
COMPRESSI DIRITTI LAVORATORI,SI SCARICA CONFLITTO SU PIU' DEBOLI


FH
26-MAR-12 13:32 NNNN
ART.18:MAGISTRATURA DEMOCRATICA,CONTRASTO CON COSTITUZIONE (2)

(ANSA) - ROMA, 26 MAR - L'intervento del governo, fa notare
Md, risponde all'esigenza di ''lasciare all'impresa piena
libert… di dimensionare il personale secondo le contingenze e di
contenere i costi diretti e indiretti della procedura di
licenziamento''. Ridurre l'ammontare dell'indennit…, escludere
di fatto il diritto al reintegro e creare una "corsia
preferenziale" in sede di giudizio ''servono a aumentare la
certezza del risultato per il datore di lavoro e la velocit…
dell'espulsione del lavoratore'', ma anche a ''ridurre
drasticamente la possibilit… per il lavoratore di difendere i
propri diritti''.
E il diritto al reintegro non solo viene cancellato nei casi
di licenziamento per motivi economici, ma anche ''salvo
eccezioni, nei casi di licenziamento per giusta causa e
giustificato motivo soggettivo, nei casi di costanza di malattia
e inidoneit… e nei casi di licenziamenti intimati senza forma
scritta nei quali esclude ogni possibilit… di esercitare il
diritto di difesa previsto dall'art.7 dello Statuto dei
lavoratori''.
In questo modo, ''diritti e garanzie che al termine di un
lungo percorso politico avevano riequilibrato l'enorme
differenziale di posizione esistente all'interno del contratto
di lavoro sono stati progressivamente messi nel nulla. Una
prospettiva che - conclude la corrente dei giudici non potr… non
incidere negativamente anche sull'esercizio concreto dei diritti
sindacali nei luoghi di lavoro''.
(ANSA).

FH
26-MAR-12 13:46 NNNN

FOCUS / "Addio" all'Articolo 18, il primo che lo uso' ora tifa Fornero


ROMA - 'Non toccatelo'. 'Non deve essere piu' un tabu''. La
riforma del lavoro 'non e' solo questo'. L'articolo 18 e' stato,
e' e sara', nei prossimi giorni, l'argomento clou del pubblico
dibattito. L'esecutivo si sgola per ribadire che 'la riforma del
lavoro non e' solo l'articolo 18', garantire che 'non ci saranno
abusi', neanche 'valanghe di licenziamenti'. Ma fra gli italiani
serpeggiano i dubbi. Complice il momento di crisi che non fa
sconti a nessuno. La paura di restare senza un lavoro e' un
incubo ricorrente nelle notti degli italiani.
Ma cosa dice questo temuto, amato, odiato articolo 18? Anzi,
cosa diceva? Perche' venerdi' 23 marzo 2012 e' stata segnata una
data storica per il nostro Paese: il Consiglio dei ministri ha
approvato, 'salvo intese' (sono possibili ulteriori modifiche da
parte del Parlamento), 'La riforma del mercato del lavoro in una
prospettiva di crescita', intervenuta pesantemente sul mercato
del lavoro in Italia, a partire proprio dall'articolo 18. Che
altro non e' 'una norma entrata in vigore in Italia con
l'approvazione della legge n. 300 del 20 maggio 1970', ovvero lo
Statuto dei lavoratori.
L'articolo 18 'annulla il licenziamento intimato senza giusta
causa o giustificato motivo, ovvero ne dichiara la nullita' a
norma della legge stessa, ordina al datore di lavoro,
imprenditore e non imprenditore, che in ciascuna sede,
stabilimento, filiale, ufficio o reparto autonomo nel quale ha
avuto luogo il licenziamento occupa alle sue dipendenze piu' di
quindici prestatori di lavoro o piu' di cinque se trattasi di
imprenditore agricolo, di reintegrare il lavoratore nel posto di
lavoro'. Tali 'disposizioni si applicano altresi' ai datori di
lavoro, imprenditori e non imprenditori, che nell'ambito dello
stesso comune occupano piu' di quindici dipendenti ed alle
imprese agricole che nel medesimo ambito territoriale occupano
piu' di cinque dipendenti, anche se ciascuna unita' produttiva,
singolarmente considerata, non raggiunge tali limiti, e in ogni
caso al datore di lavoro, imprenditore e non imprenditore, che
occupa alle sue dipendenze piu' di sessanta prestatori di
lavoro'. Per dirla in due parole, garantisce ai dipendenti delle
imprese con piu' di quindici dipendenti il reintegro al lavoro
nel caso di licenziamenti senza giusta causa.
Dice ancora l'articolo: 'Ai fini del computo del numero dei
prestatori di lavoro di cui primo comma si tiene conto anche dei
lavoratori assunti con contratto di formazione e lavoro, dei
lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato parziale,
per la quota di orario effettivamente svolto, tenendo conto, a
tale proposito, che il computo delle unita' lavorative fa
riferimento all'orario previsto dalla contrattazione collettiva
del settore. Non si computano il coniuge ed i parenti del datore
di lavoro entro il secondo grado in linea diretta e in linea
collaterale. Il computo dei limiti occupazionali di cui al
secondo comma non incide su norme o istituti che prevedono
agevolazioni finanziarie o creditizie. Il giudice con la sentenza
di cui al primo comma condanna il datore di lavoro al
risarcimento del danno subito dal lavoratore per il licenziamento
di cui sia stata accertata l'inefficacia o l'invalidita'
stabilendo un'indennita' commisurata alla retribuzione globale di
fatto dal giorno del licenziamento sino a quello dell'effettiva
reintegrazione e al versamento dei contributi assistenziali e
previdenziali dal momento del licenziamento al momento
dell'effettiva reintegrazione; in ogni caso la misura del
risarcimento non potra' essere inferiore a cinque mensilita' di
retribuzione globale di fatto'.
E ancora: 'Fermo restando il diritto al risarcimento del danno
cosi' come previsto al quarto comma, al prestatore di lavoro e'
data la facolta' di chiedere al datore di lavoro in sostituzione
della reintegrazione nel posto di lavoro, un'indennita' pari a
quindici mensilita' di retribuzione globale di fatto. Qualora il
lavoratore entro trenta giorni dal ricevimento dell'invito del
datore di lavoro non abbia ripreso il servizio, ne' abbia
richiesto entro trenta giorni dalla comunicazione del deposito
della sentenza il pagamento dell'indennita' di cui al presente
comma, il rapporto di lavoro si intende risolto allo spirare dei
termini predetti'. Ma non solo, perche' 'la sentenza pronunciata
nel giudizio di cui al primo comma e' provvisoriamente
esecutiva'. Inoltre, continua il testo, 'nell'ipotesi di
licenziamento dei lavoratori di cui all'articolo 22, su istanza
congiunta del lavoratore e del sindacato cui questi aderisce o
conferisca mandato, il giudice, in ogni stato e grado del
giudizio di merito, puo' disporre con ordinanza, quando ritenga
irrilevanti o insufficienti gli elementi di prova forniti dal
datore di lavoro, la reintegrazione del lavoratore nel posto di
lavoro'. Dice ancora l'articolo che 'l'ordinanza di cui al comma
precedente puo' essere impugnata con reclamo immediato al giudice
medesimo che l'ha pronunciata. Si applicano le disposizioni
dell'articolo 178, terzo, quarto, quinto e sesto comma del codice
di procedura civile'. L'ordinanza 'puo' essere revocata con la
sentenza che decide la causa'.
Infine 'nell'ipotesi di licenziamento dei lavoratori di cui
all'articolo 22, il datore di lavoro che non ottempera alla
sentenza di cui al primo comma ovvero all'ordinanza di cui al
quarto comma, non impugnata o confermata dal giudice che l'ha
pronunciata, e' tenuto anche, per ogni giorno di ritardo, al
pagamento a favore del Fondo adeguamento pensioni di una somma
pari all'importo della retribuzione dovuta al lavoratore'.
IL WEB SI SCATENA - Rabbia, approvazione, perplessita'. Le
modifiche del governo all'aricolo 18 scatenano le reazioni
(opposte) del popolo del web. Le novita' volute dall'esecutivo
prevedono la conferma della possibilita' del reintegro nei
licenziamenti discriminatori, al contrario impossibile in quelli
economici mentre e' possibile 'in alcuni casi di infondatezza del
licenziamento disciplinare'. Per ora (anche se il governo ci sa
pensando) non ci sono interventi sugli statali. Un passaggio che
ha stuzzicato reazioni e commenti su Twitter. Un utente, che si
firma Dante Alighieri, mette i suoi dubbi in rima: 'S'e' errato
il licenziar discriminato- scrive- come mai vale sol questa
riforma, per color che lavoran nel privato? #art18 #Fornero'. Il
presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, e' intervenuto
sulla vicenda articolo 18, precisando che 'non stiamo per aprire
le porte a una valanga di licenziamenti facili'. E un utente
commenta: 'Certo, come no, e noi ci fidiamo #art18'. Per gli
ateneinrivolta.org, gruppo studentesco attivo nelle mobilitazioni
dal basso, 'dove non riusci' Berlusconi' riesce Monti che
'smantella l'articolo 18'. Ironico Alex: 'Prima v'era. L' #art18.
Domani chissa''. Alberto, invece, sentenzia: 'Alle imprese non
stiamo dando i licenziamenti facili'. Ma quelli diversamente
difficili'. L'epocale riforma del mercato del lavoro trova
d'accordo alcuni volti noi che hanno un profilo sui sociale
network. Giuseppe Cruciani, giornalista conduttore radiofonico
lascia piu' di un commento su Twitter: 'Se la Camusso protesta e'
un buon accordo, altrimenti e' fuffa'. E ancora: ' Se la Cgil non
e' d'accordo sull'#art18 ce ne faremo una ragione'. Come del
resto Nunzia De Girolamo, parlamentare Pdl, che lancia anche un
ultimatum al Pd. Scrive la De Girolamo: '#articolo18: noi del Pdl
difenderemo questa riforma in Parlamento. Il Pd deve decidere: o
il riformismo o il conservatorismo della Camusso'. Pietro, altro
internauta, sentenzia: 'Abolito l'#articolo18 finalmente tutti
troveranno un lavoro. Aboliamo anche il matrimonio e vedrai come
si tromba!'. Da Twitter a Facebook la valanga di commenti va
avanti: 'Da datrice di lavoro mi dico indignata', si lamenta
Laura su una bacheca di Repubblica. Roberto, ancora su Facebook,
si sbilancia e fa una previsione piu' che negativa: 'Buona la
riforma x i precari, visto che tutto il resto dei lavoratori lo
diventera' presto...'.
OGGI TIFA FORNERO, E FU PRIMO AD USARE ARTICOLO 18 - Fu il primo
ad applicare l'articolo 18, 'anche se- racconta- un piccolo
dubbio lo conservo ancora perche' un precedente prima del mio
potrebbe esserci stato in Calabria'. Sicuramente, pero', Isaia
Beldi' ha contribuito in maniera determinante alla stesura del
primo contratto dei Sacrestani in Vittorio Veneto quando si
dichiararono stanchi di esserr pagati in natura.
Oggi ha superato i 70 anni ('Non dico la mia eta', non mi
piace', schiva la domanda ironico), ma conserva tutto nella
memoria e in numerosi dossier ('che amo fare, su qualsiasi cosa')
degli anni che lo hanno reso celebre, in Veneto, a livello
sindacale: per 20 anni e' stato segretario provinciale della
Filca-Cisl a Treviso, per altri 13 leader regionale di categoria.
Parlerebbe per ore dell'articolo 18, della riforma del lavoro che
andrebbe 'sicuramente fatta, ma vi dico io come'. Prima pero',
ripesca il ricordo di Papa Luciani, o meglio quello di Albino
Luciani, nel periodo in cui fu vescovo del Vittorio Veneto. Era
un periodo difficile, per tanti motivi. Anche economici. Al
centro, i sacrestani, stanchi di essere pagati con uova, grano,
galline, vino, olio o legna. 'Eravamo a meta' degli anni '60-
racconta alla Dire Beldi'- la contestazione aveva raggiunto anche
le parrocchie. I campanari erano stufi di essere pagati in
natura'. Era la fine del 1968 quando l'allora vescovo Luciani
disse basta e fece chiamare 'questo Isaia della Cisl per fare un
accordo completo'.
Ricorda Beldi': 'Fu cosi' che scrivemmo la bozza di un vero e
proprio accordo sindacale, diciamo che si tratto' di una ipotesi
di contratto collettivo diocesano'.
Beldi' di accordi ne ha fatti tantissimi: su tutti
'Solidarieta' Veneto', 'il primo fondo pensione previdenza
complementare a carattere territoriale avviato in Italia e di cui
vado orgoglioso'. Lo stesso orgoglio che traspare dalle parole
che usa per ricordare l'articolo 18 e della prima volta che fu
applicato in Italia, (quasi) sicuramente da lui: 'Voglio essere
onesto, mi capito' tra le mani il primo mumero di 'Magistratura
democrativa', ho questo ricordo vago di averci letto di una
sentenza in Calabria. Ma non ne sono sicuro'. Per quanto riguarda
il suo caso Isaia ricorda, grazie anche ai dossier, della
'giovane 17enne che rischio' il posto. Distribuivamo volantini
per uno sciopero che era previsto per il 25 aprile. C'era questa
piccola fabbrica del settore dei materassi, con appena 50 operai.
Questa ragazza, apprendista di 17 anni, fu sospesa durante questo
primo sciopero. Rientrata, partecipo' ad un'altra mobilitazione.
E per lo stesso motivo fu licenziata in tronco. Era il 15 giugno
del 1970 quando presentai ricorso con una raccomandata a mano in
cui citavo gli articoli 28 e, appunto, 18. E vinsi'. Grande
appassionato di diritto del lavoro, fece arrabbiare gli avvocati
dell'epoca: 'Un giudice mi disse che ce l'avevano con me perche'
vincevo sempre nonostante non fossi lauerato'.
Tornando all'articolo 18, Beldi' ricorda: 'Non ero un
avventuriero, mi muovevo sapendo esattamente cosa fare e cosa
chiedere'. Ma ora dice: 'Sono assolutamente d'accordo con la
Fornero e con la decisione di riformare l'articolo 18. E sono
pure d'accordo con il fatto che sia il giudice a dover decidere
per il reintegro o per l'indennizzo, democraticamente e' la
scelta migliore. Il mondo e' cambiato, le persone sono cambiate.
Certamente in casi di discriminazione il reintegro va bene. Ma
quando si parla di motivi disciplinari ed economici, allora
meglio l'indennizzo'.
26 marzo 2012

(Pic/ Dire)
10:14 26-03-12

NNNN

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