Venerdì 12 Ottobre 2012 10:55 |
Quando sono stati presentati i quesiti, lo scorso
11 settembre, bisogna dirlo, la foto non era delle più belle. E non
perché la politica non dovesse esserci, in quella foto, anzi. Erano però
giorni di polemica, di primarie e coalizioni, e così anche quel momento
fu trascinato nel quotidiano dibattito sul centrosinistra. Di Pietro,
Vendola, Ferrero, Diliberto, Bonelli e pure Gian Paolo Patta, ex
sottosegretario del governo Prodi, ritratti tutti insieme, furono un
boccone troppo gustoso per i più polemici sostenitori della continuità
montiana. È innegabile che, la presentazione dei quesiti referendari sul
lavoro, rappresenti anche una mossa centrale nella partita a scacchi
condotta dai partiti della sinistra largamente intesa. I due quesiti
abrogativi sulla modifica dell’art.18 dello statuto dei lavoratori e
sull’art. 8 dell’ultima finanziaria del governo Berlusconi, sono l’unico
concreto punto di rottura, offerto ad oggi dall’opposizione al governo
dei tecnici, utile per mettere in discussione la continuità e il
rapporto con l’agenda Monti. Ma non solo. In ballo ci sono diritti molto
precisi, che non risolvono tutte le questioni aperte, legate alle leggi
e alle normative sul lavoro, ma che si pongono da freno a quello che i
promotori hanno definito come il frutto di un «livore antisindacale». «I
quesiti – dice il professor Alleva, punta del comitato pro- motore –
sono la risposta a due attacchi paralleli, perché il primo fu attuato
dal governo Berlusconi e il secondo dal governo tecnico, che però si
muovono dalla stessa matrice liberista».
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Ultimo aggiornamento Venerdì 12 Ottobre 2012 12:28
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Venerdì 12 Ottobre 2012 08:57 |
Torino, piazza Castello ore 11, con Antonio Di Pietro (Presidente Italia dei Valori)
Milano, piazza Cordusio ore 10.30, con Nicola
Nicolosi (Segreteria confederale Cgil, Coordinatore nazionale Lavoro
Società Cgil) e Moni Ovadia
Genova, via XX Settembre, ore 11.30 con Gian Paolo Patta (Lavoro Società Cgil)
Brescia, corso Zanardelli, ore 15, con Maurizio Zipponi (Responsabile nazionale Lavoro e Welfare Idv)
Reggio Emilia, piazza Prampolini, ore 11, con
Maurizio Landini (Segretario generale Fiom-Cgil) e Gianni Rinaldini
(Coordinatore nazionale La Cgil che vogliamo)
Firenze, piazza Bartali (c/o Coop Gavinana), ore
10.30, con Paul Ginsborg (Docente universitario, Direttivo nazionale
Alba), Fabio Evangelisti (vicepresidente Gruppo Idv Camera), Massimo
Torelli (Esecutivo nazionale Alba)
Roma, Largo Lombardi (via del Corso, angolo vicolo
del Grottino), ore 11 con Manuela Palermi (Segreteria nazionale Pdci),
Angelo Bonelli (Presidente nazionale Verdi), Tommaso Fulfaro (Segretario
nazionale Articolo 21)
Napoli, piazza Trento e Trieste, ore 12, con Luigi
De Magistris (Sindaco di Napoli), Domenico Moccia (La Cgil che
vogliamo), Alberto Lucarelli (Esecutivo nazionale Alba)
Palermo, via Magliocco angolo via Ruggero Settimo,
ore 16, con Paolo Ferrero (Segretario nazionale Prc) e Giovanna Marano
(Candidata alla Presidenza della Regione Sicilia)
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Ultimo aggiornamento Venerdì 12 Ottobre 2012 17:31 |
Mercoledì 12 Settembre 2012 14:18 |
Il valore dei referendum promossi dall’Italia dei Valori come
possibilità di riscatto per riguadagnare diritti conquistati nel tempo e
a costi altissimi da più generazione di lavoratori, e cancellati con
un doppio colpo di spugna prima dal governo Berlusconi e poi
dall’esecutivo dei professori guidato da Monti.
Antonio Di Pietro torna a parlarne dopo aver presentato ieri in
Cassazione, “insieme - dice intervenendo a ‘Citofonare Adinolfi’, la
trasmissione in onda su Radio Ies - a un comitato trasversale, di cui
fanno parte partiti, movimenti ed esponenti della società civile, i due
quesiti sul lavoro e in difesa delle fasce sociali più deboli. Uno
sull’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori per chiedere che il
lavoratore ingiustamente licenziato, dopo una sentenza secondo cui il
lavoratore è stato espulso in violazione della legge, venga riassunto.
Vogliamo ripristinare un diritto leso. Invece, la Fornero ha previsto
che, in questo caso, basta dare un’indennità a chi viene licenziato.
L’altro referendum – ricorda Di Pietro - riguarda il contratto
collettivo di lavoro per garantire i diritti minimi e universali ed
evitare così che si torni al medioevo”.Ma, sottolinea Di Pietro, “l’IdV
ha inoltre depositato due referendum contro la Casta. Uno per abrogare
il finanziamento pubblico ai partiti, l’altro per eliminare la diaria
parlamentare, cioè il doppio stipendio che viene riconosciuto ai
deputati perché lavorano a Roma. Ricordiamo che abbiamo deciso di
devolvere l’ultima rata dei rimborsi spettante all’IdV e relativa alle
elezioni politiche del 2008 al sindaco di Finale Emilia e al presidente
della Regione, Vasco Errani, per una scuola dell’Emilia Romagna. La
consegna avverrà il 21 settembre durante la festa del nostro partito a
Vasto”.
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Scritto da Coordinamento assemblea 26 giugno
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Sabato 06 Ottobre 2012 12:38 |
L'impegno di delegate e delegati Cgil fiorentini per i diritti e contro la precarietà
L'attacco al contratto nazionale e
all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori va inserito all'interno di
un processo ormai trentennale volto alla completa destrutturazione dei
diritti e delle tutele dei lavoratori. Con le modifiche alla
legislazione sul lavoro varate dai Governi Berlusconi-Monti, tra l'altro
senza nessun accordo con le parti sociali, si sono andate a smontare le
principali difese sia individuali che collettive per chi lavora,
alterando irrimediabilmente i rapporti di forza all'interno dei luoghi
di lavoro. Tale processo è stato definito, giustamente, una 'lotta di
classe al contrario'. Tutto questo sta avvenendo a tappe forzate sotto
la direzione e supervisione di tutto l'establishment economico e
finanziario europeo. Chi guida tale restaurazione sociale usa
politicamente la crisi con il solo obiettivo di salvaguardare i profitti
agendo su diritti e salari dei lavoratori e ponendo quindi le basi per
una nuova fase di accumulazione del capitale.
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Ultimo aggiornamento Sabato 06 Ottobre 2012 12:53
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Venerdì 05 Ottobre 2012 07:58 |
Nel
caso dei referendum sul lavoro, uno più uno non fa due: raggiunge una
somma politica assai superiore. Nel merito entrambi i referendum sono
importantissimi. La vittoria del fronte referendario comporterebbe
miglioramenti sostanziali nella condizione materiale di milioni e
milioni di lavoratori. Politicamente, però, la posta in gioco è anche
più alta. Si tratta infatti di segnare una inversione di tendenza
rispetto alle politiche del lavoro che tutti i governi , chi più chi
meno, hanno praticato negli ultimi decenni. Una vittoria dei referendum
non abrogherebbe solo leggi che hanno fatto tornare indietro di decenni i
diritti dei lavoratori: comporterebbe una trasformazione radicale
dell’orizzonte complessivo. Il referendum che mira a ripristinare
l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori avrà una immediata valenza
concreta. Impedirà ai datori di lavoro di mettere fuori i lavoratori
che, per qualsiasi motivo, risultino scomodi senza più dover temere il
verdetto di un Tribunale del lavoro.
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