Riceviamo e pubblichiamo
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COMUNICATO STAMPA
Trovare un lavoro dopo la mobilità è sempre
più difficile
La rivoluzione del panorama previdenziale italiano degli ultimi anni
ha ovviamente avuto influssi importanti sulla realtà sociale del
Paese, stretto nella morsa di crisi e debito pubblico e alle prese con tassi
di disoccupazione sempre più elevati. Il percorso che ha portato a
posticipare pressoché per tutte le categorie di lavoratori il momento
della pensione ha inevitabilmente provocato sconquassi di un certo rilievo
nel sistema produttivo e occupazionale, precludendo di fatto
l’ingresso nel mondo del lavoro di moltissimi giovani e allungando in
alcuni casi di molti anni la permanenza in servizio di persone che erano
ormai prossime al traguardo della quiescenza.
Le dinamiche del mercato del lavoro hanno presto finito per sfuggire
alla tradizionale alternanza fra le generazioni e si sono dimostrate non in
grado di assorbire i nuovi ingressi, anche per via di un sistema
previdenziale che, come detto, è andato in apnea nel dover operare
cambiamenti drastici su concetti come anzianità lavorativa, requisiti
pensionistici e ammortizzatori sociali.
“Ciò che è accaduto in Italia è per
molti aspetti rivoluzionario -ammette il Presidente Nazionale
del Patronato Epas, Denis Nesci- e ha coinvolto lavoratori e
giovani di diversa età, ovviamente spiazzati da cambiamenti
così rapidi e radicali. Ora però, passato il primo momento di
grandissima difficoltà e con all’orizzonte la
possibilità di venir fuori dalla grave recessione economica, serve
mettere in atto strategie efficaci e concrete -aggiunge Nesci- per
consentire ad ognuno di veder tutelato il proprio diritto alla pensione e ad
avere un lavoro”.
Se è vero che la disoccupazione giovanile è un
autentico dramma sociale per proporzioni ed effetti, tanto da catalizzare
l’attenzione di media e politica, non va dimenticato che tale fenomeno
colpisce anche molti lavoratori più avanti con l’età e
che, allontanati dal momento della pensione dalle numerose riforme
previdenziali degli ultimi anni, si trovano in grossa difficoltà nel
ritagliarsi un proprio spazio in un mercato del lavoro quanto mai
congestionato, visto che per molti di essi è scattato il ricorso alla
mobilità. E Italia lavoro, agenzia tecnica del Ministero del Lavoro,
ha provveduto ad illustrare la situazione relativa proprio a chi, ottenuto
il sussidio, si trova poi in enorme difficoltà nel riposizionarsi
all’interno del sistema occupazionale: secondo i dati
dell’agenzia, infatti, a distanza di due anni dalla concessione della
mobilità, il 46,5% dei lavoratori non ha sottoscritto alcun tipo di
lavoro, mentre il restante 53,5% ha trovato un’occupazione che, in 3
casi su 4 (il 73,8% del totale) è riconducibile però a un
contratto temporaneo. Considerando che la mobilità è “Un
intervento a sostegno di particolari categorie di lavoratori licenziati da
aziende in difficoltà che garantisce al lavoratore
un'indennità sostitutiva della retribuzione e ne favorisce
il
reinserimento nel mondo del lavoro”, appare evidente come le
cose in realtà siano molto diverse da quanto previsto e che la
ricerca di soluzioni efficaci per riuscire a normalizzare il mondo del
lavoro debbano assolutamente essere considerate prioritarie per il nuovo
Esecutivo.
“I cittadini italiani -dice ancora Denis Nesci-
hanno diritto ad una quotidianità serena e ad un lavoro in grado di
garantire loro un tenore di vita quanto meno dignitoso e di consentire ad
ognuno di trovare una propria soddisfazione economica e professionale, oltre
che personale. È giusto pensare al futuro di milioni di giovani
-conclude il Presidente Nazionale Epas- sempre più attratti da
altri Paesi in grado di offrire loro almeno una speranza per il proprio
avvenire, ma è altrettanto doveroso trovare soluzioni capaci di
valorizzare lavoratori esperti e di consentire a chi ha lavorato per una
vita intera di giungere al tanto sospirato traguardo della pensione
”.
Roma, 04/06/2013
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