Riceviamo da Ficiesse e pubblichiamo
SENZA
SOLIDARIETÃ? E MERITO L’ITALIA NON HA ALCUNA POSSIBILITÃ? DI FARCELA E
STATALI E PENSIONATI SONO I PRIMI A NON POTER DORMIRE SONNI TRANQUILLI –
di Giuseppe Fortuna
Di seguito
alcuni interventi postati nel forum pubblico della nostra Associazione
dal segretario generale Giuseppe Fortuna e il dibattito che si è
sviluppato con l’utente non registrato con nickname LOPIO nel topic dal
titolo “Malcontento generale: che fare”.
DAL FORUM INTERNET DEL SITO WWW.FICIESSE.IT
Forum “Discussioni generali”
Topic: Malcontento generale: cosa fare?
Topic: Malcontento generale: cosa fare?
MESSAGGIO N. 75
SCRITTO DALL’UTENTE REGISTRATO FRANCO SIMONI,
LUNEDÃO 12 AGOSTO 2013 20:58:18
Topic: Malcontento generale: cosa fare?
SCRITTO DALL’UTENTE REGISTRATO FRANCO SIMONI,
LUNEDÃO 12 AGOSTO 2013 20:58:18
Topic: Malcontento generale: cosa fare?
A
me non sembra che un dipendente pubblico oggi possa dormire sonni
tranquilli perché se lo stato italiano salta, i primi a perdere il
proprio reddito mensile saranno proprio gli statali. A novembre del 2011
siamo andati vicinissimi al baratro (pensiamo davvero che altrimenti
Berlusconi - che non lo aveva mai fatto in vita sua - si sarebbe
dimesso?) e ancora oggi il pericolo è davvero fortissimo. Il blocco
degli stipendi degli statali, evidentemente incostituzionale, ne è la
prova. Ed è probabile che un elevato numero di dipendenti pubblici tra
qualche tempo dovranno essere licenziati.
I problemi, quindi, a me sembrano ben altri e la mancanza di una consapevolezza diffusa su cosa davvero stiamo rischiando mi pare confermata anche da questa discussione.
I problemi, quindi, a me sembrano ben altri e la mancanza di una consapevolezza diffusa su cosa davvero stiamo rischiando mi pare confermata anche da questa discussione.
Giuseppe Fortuna
alias Franco Simoni
alias Franco Simoni
MESSAGGIO N. 76
SCRITTO DALL’UTENTE NON REGISTRATO LOPIO
LUNEDÃO 12 AGOSTO 2013 22:37:24
Topic: Malcontento generale: cosa fare?
L'ipotesi
di un default dello stato italiano resta remota per la semplice ragione
che ancora il 30% del nostro debito pubblico è detenuto in mani estere
(soprattutto banche francesi e tedesche). Inoltre un eventuale default
significherebbe che lo stato non sarebbe più in grado di garantire
molti servizi come ad esempio il pagamento delle pensioni. Insomma
sarebbe il preludio ad una guerra civile che nessuno vuole (sopratutto
in europa).
Non credo che si arriverà al licenziamento ma quasi sicuramente è allo studio una sorta di pensionamento anticipato per coloro che hanno maturato determinati requisiti. Pensionati che non verranno rimpiazzati.
Gli stipendi degli statali andrebbero bloccati almeno fino al 2020 per equipararli agli stipendi del settore privato.
Ci sarà un lento declino, l'Italia tornerà terra d'emigrazione e le forze migliori saranno rimpiazzate da nordafricani e asiatici, nell'arco di un trentennio assomiglieremo più all'Albania che alla Francia.
Dite ai vostri figli di imparare bene l'inglese ed il tedesco.
Non credo che si arriverà al licenziamento ma quasi sicuramente è allo studio una sorta di pensionamento anticipato per coloro che hanno maturato determinati requisiti. Pensionati che non verranno rimpiazzati.
Gli stipendi degli statali andrebbero bloccati almeno fino al 2020 per equipararli agli stipendi del settore privato.
Ci sarà un lento declino, l'Italia tornerà terra d'emigrazione e le forze migliori saranno rimpiazzate da nordafricani e asiatici, nell'arco di un trentennio assomiglieremo più all'Albania che alla Francia.
Dite ai vostri figli di imparare bene l'inglese ed il tedesco.
Lopio
MESSAGGIO N. 80
SCRITTO DALL’UTENTE REGISTRATO FRANCO SIMONI
MARTEDÃO 13 AGOSTO 2013 00:16:24
Topic: Malcontento generale: cosa fare?
MESSAGGIO N. 80
SCRITTO DALL’UTENTE REGISTRATO FRANCO SIMONI
MARTEDÃO 13 AGOSTO 2013 00:16:24
Topic: Malcontento generale: cosa fare?
Non
sono un economista, ma credo che il default di un paese grande come
l'Italia sarebbe preceduto dalla nostra uscita dall'euro e probabilmente
dalla fine della stessa moneta comune. Nessuno, tanto meno Francia e
Germania, avrebbe la forza di governare scenari del genere e sarebbe il
caos.
In caso di default non si garantirebbe neanche il servizio sanitario, sarebbero probabili svolte autoritarie e le forze di polizia civili verrebbero probabilmente rimilitarizzate.
Quanto alla volontà dell'Europa, come ho appena detto, credo mancherebbe la forza di fare alcunché, le nazioni tornerebbero di corsa alle monete nazionali e si potrebbe anche arrivare alla chiusura di frontiere.
La probabilità di disordini aumenta con l'aumentare delle disuguaglianze sociali (che da noi sono esplose negli ultimi anni) e del numero degli indigenti e dei disperati (le rivoluzioni si fanno con la pancia vuota).
Se non riusciamo in fretta a diventare competitivi come sistema-paese temo non ci siano molte speranze.
D'accordo per le lingue, ma in via generale. Imponiamo invece a noi stessi, a noi tutti, di tutte le età , a cominciare a guardare all'interesse e al bene comune e a rimboccarci le maniche. Chi ha capacità e tempo si impegni nel sociale e nella politica, proponga e si proponga. E cerchi di prendere il posto degli incapaci, dei servi e degli incantatori di serpenti (oltre che di qualche pregiudicato) che ancora siedono in parlamento.
Giuseppe Fortuna
alias Franco Simoni
MESSAGGIO N. 84
SCRITTO DALL’UTENTE NON REGISTRATO LOPIO
MARTEDÃO 13 AGOSTO 2013 09:59:54
Topic: Malcontento generale: cosa fare?
In caso di default non si garantirebbe neanche il servizio sanitario, sarebbero probabili svolte autoritarie e le forze di polizia civili verrebbero probabilmente rimilitarizzate.
Quanto alla volontà dell'Europa, come ho appena detto, credo mancherebbe la forza di fare alcunché, le nazioni tornerebbero di corsa alle monete nazionali e si potrebbe anche arrivare alla chiusura di frontiere.
La probabilità di disordini aumenta con l'aumentare delle disuguaglianze sociali (che da noi sono esplose negli ultimi anni) e del numero degli indigenti e dei disperati (le rivoluzioni si fanno con la pancia vuota).
Se non riusciamo in fretta a diventare competitivi come sistema-paese temo non ci siano molte speranze.
D'accordo per le lingue, ma in via generale. Imponiamo invece a noi stessi, a noi tutti, di tutte le età , a cominciare a guardare all'interesse e al bene comune e a rimboccarci le maniche. Chi ha capacità e tempo si impegni nel sociale e nella politica, proponga e si proponga. E cerchi di prendere il posto degli incapaci, dei servi e degli incantatori di serpenti (oltre che di qualche pregiudicato) che ancora siedono in parlamento.
Giuseppe Fortuna
alias Franco Simoni
MESSAGGIO N. 84
SCRITTO DALL’UTENTE NON REGISTRATO LOPIO
MARTEDÃO 13 AGOSTO 2013 09:59:54
Topic: Malcontento generale: cosa fare?
Come
ha detto Draghi, l'Euro è irreversibile. Ad ogni modo l'Italia non la
faranno mai fallire, al limite ci costringeranno a ristrutturare il
debito ed a tagliare selvaggiamente la spesa pubblica. La Grecia serviva
da monito: colpirne uno per educarne 100. Nonostante i tagli apportati
c'è ancora molto da risparmiare. Possibile un passaggio al contributivo
per tutti, anche per coloro che percepiscono la pensione con il vecchio
sistema. Se anche questo non dovesse funzionare allora la BCE potrebbe
fare come la FED, diventare prestatore di ultima istanza. Inflazione?
Svalutazione? certo.....ma ricordiamoci che l'Euro nel 2002 era a 0,90
verso il dollaro, ora viaggia sui 1,30.
Svolte autoritarie? Rivoluzioni? La Nato e l'Europa non lo permetterebbero mai, piuttosto ti mandano i Caschi Blu ed i Marines. Ormai l'Italia è alla stregua di una regione, le decisioni sulla nostra politica economico sociale non vengono più prese a Roma da almeno un decennio. Ritorno alle monete nazionali? Molto molto improbabile. Più probabile che l'Europa ed in primis l'italia diventi una sorta di parco giochi e divertimenti per miliardari arabi e russi.
L'Italia non sarà mai terra di rivoluzioni, piuttosto tornerà l'emigrazione di massa. Competitivi? Il mondo è cambiato, là fuori (Asia, Africa e Est Europa) è pieno di giovani affamati, l'Italia è una vecchia sessantenne acciaccata che vive di piccole rendite (ancora per poco), il caso dei nostri Marò e della Ashabaleva dovrebbe farvi riflettere su quelli che sono i rapporti di forza nel mondo di oggi.
Gli incapaci ed i servi stanno dappertutto, il problema dell'Italia è demografico. Puoi avere il più grande condottiero del mondo, ma se sei alla testa di un esercito di 50enni stanchi e demotivati non potrai mai vincere contro milioni di forze giovani fresche ed ambiziose.
Svolte autoritarie? Rivoluzioni? La Nato e l'Europa non lo permetterebbero mai, piuttosto ti mandano i Caschi Blu ed i Marines. Ormai l'Italia è alla stregua di una regione, le decisioni sulla nostra politica economico sociale non vengono più prese a Roma da almeno un decennio. Ritorno alle monete nazionali? Molto molto improbabile. Più probabile che l'Europa ed in primis l'italia diventi una sorta di parco giochi e divertimenti per miliardari arabi e russi.
L'Italia non sarà mai terra di rivoluzioni, piuttosto tornerà l'emigrazione di massa. Competitivi? Il mondo è cambiato, là fuori (Asia, Africa e Est Europa) è pieno di giovani affamati, l'Italia è una vecchia sessantenne acciaccata che vive di piccole rendite (ancora per poco), il caso dei nostri Marò e della Ashabaleva dovrebbe farvi riflettere su quelli che sono i rapporti di forza nel mondo di oggi.
Gli incapaci ed i servi stanno dappertutto, il problema dell'Italia è demografico. Puoi avere il più grande condottiero del mondo, ma se sei alla testa di un esercito di 50enni stanchi e demotivati non potrai mai vincere contro milioni di forze giovani fresche ed ambiziose.
Lopio
MESSAGGIO N. 92
SCRITTO DALL’UTENTE REGISTRATO GIUSEPPEFORTUNA
MARTEDÃO 13 AGOSTO 2013 14:12:26
Topic: Malcontento generale: cosa fare?
MESSAGGIO N. 92
SCRITTO DALL’UTENTE REGISTRATO GIUSEPPEFORTUNA
MARTEDÃO 13 AGOSTO 2013 14:12:26
Topic: Malcontento generale: cosa fare?
I
governanti occidentali (e Draghi è uno di questi) dicono quello che
serve alle politiche che loro stessi sostengono. Le affermazioni di
Draghi sull'irreversibilità dell’euro sono, a mio avviso, un monito
economico e un auspicio politico. Nulla di più. Se infatti un popolo
sovrano dovesse decidere, magari con un referendum, di tornare alla
vecchia moneta nazionale, che potrebbe fare la BCE e l'Unione Europea se
non prenderne atto?
Il fatto è che la realtà è diventata incredibilmente complessa e viviamo in un turbinio di cambiamenti economici, sociali e politici che non si sono mai verificati prima nella storia dell’uomo. Cambiamenti, inoltre, che da regione a regione hanno effetti imprevedibili e tra loro del tutto contraddittori. Fatti, ad esempio, che avvengono in Malesia o in Equador possono un peso in parti lontanissime del globo e rimanere del tutto ignorati in nazioni confinanti. Avvenimenti che si mischiano con altri di segno diverso, perfino opposto, producono risultati imprevedibili e magari, altrettanto imprevedibilmente, si riassorbono dopo pochi mesi o, viceversa, permangono a lungo nel tempo. Quello che è stato sempre vero e si è sempre ripetuto nella storia dell'uomo può essere smentito domani mattina o stasera stessa.
Guardiamo all'esempio dell’Egitto, dove stanno avvenendo cose impensabili dopo la pur recentissima “rivoluzione araba” partita dalla Tunisia. Un movimento islamico, tradizionalista ma organizzato, attivo, solidale e capillarmente presente in quella società , arriva al potere per via democratica, col voto, e dopo soltanto un solo anno non è più maggioranza nel paese, subisce contestazioni con milioni di persone in piazza, viene rovesciato con un putsch militare e nonostante ciò ha la forza di scendere in piazza con altri milioni di persone che gridano (non illegittimamente, secondo la cultura democratica occidentale) al golpe e sono pronte farsi ammazzare. Era prevedibile tutto questo soltanto un anno fa? No. E dove si arriverà ? Influirà , e se sì come, sul futuro di quella o di altre del mondo? Possiamo solo fare mere previsioni, visto che pochi chilometri più in là abbiamo scenari del tutto diversi: in Siria, negli Emirati arabi, in Iran, in Pakistan, in Afg hanistan, in Iraq. Vecchio e nuovo, impensabile e previsto, stupefacente e ovvio che si mescolano da un angolo all’altro del globo o a due passi di distanza.
Così, in Asia, il virtuoso Giappone ha un debito pubblico superiore a quello italiano: chi l'avrebbe mai detto vent'anni fa? La Corea del sud ha aziende che sconfiggono i colossi industriali statunitensi, mentre la Corea del nord, che le sta attaccata un filo sopra, è comandata da un dittatore (apparentemente) bambino che agita lo spettro novecentesco, da guerra fredda, della bomba atomica (e ha pure studiato nelle migliori università occidentali). Poi il Brasile, la Russia, lìIndia, il Kazakistan. E dove stanno andando i paesi del centro e del sud dell’Africa, che fanno così poca notizia, almeno in questi mesi, ma hanno risorse naturali infinite?
Quello che è sicuro, tornando in Italia, è che dobbiamo informarci, continuare a cercare di capire, a fare previsioni, a discutere tra di noi, ognuno con il suo carattere, le sue paure e le sue speranze. Ma dobbiamo essere attivi, fare, progettare, realizzare. Questo è senza dubbio un periodo esaltante, da vivere con gli occhi e la mente ben aperti, felici di stupirci e anche di riconoscere di aver sbagliato previsioni, ma pronti a rivedere tutto senza paura di riposizionarci.
Certo, il rischio di impoverirsi è alto. Ma proprio per questo, prima ci convinciamo - tutti - che dobbiamo imparare a fare squadra, a riconoscere i meriti altrui e a smetterla di rincorrere la ricchezza a scapito degli altri, maggiori saranno le possibilità di consegnare alle generazioni che ci seguiranno un paese civile e una vita che valga davvero e sempre più la pena di essere vissuta.
Giuseppe Fortuna
alias Franco Simoni
Il fatto è che la realtà è diventata incredibilmente complessa e viviamo in un turbinio di cambiamenti economici, sociali e politici che non si sono mai verificati prima nella storia dell’uomo. Cambiamenti, inoltre, che da regione a regione hanno effetti imprevedibili e tra loro del tutto contraddittori. Fatti, ad esempio, che avvengono in Malesia o in Equador possono un peso in parti lontanissime del globo e rimanere del tutto ignorati in nazioni confinanti. Avvenimenti che si mischiano con altri di segno diverso, perfino opposto, producono risultati imprevedibili e magari, altrettanto imprevedibilmente, si riassorbono dopo pochi mesi o, viceversa, permangono a lungo nel tempo. Quello che è stato sempre vero e si è sempre ripetuto nella storia dell'uomo può essere smentito domani mattina o stasera stessa.
Guardiamo all'esempio dell’Egitto, dove stanno avvenendo cose impensabili dopo la pur recentissima “rivoluzione araba” partita dalla Tunisia. Un movimento islamico, tradizionalista ma organizzato, attivo, solidale e capillarmente presente in quella società , arriva al potere per via democratica, col voto, e dopo soltanto un solo anno non è più maggioranza nel paese, subisce contestazioni con milioni di persone in piazza, viene rovesciato con un putsch militare e nonostante ciò ha la forza di scendere in piazza con altri milioni di persone che gridano (non illegittimamente, secondo la cultura democratica occidentale) al golpe e sono pronte farsi ammazzare. Era prevedibile tutto questo soltanto un anno fa? No. E dove si arriverà ? Influirà , e se sì come, sul futuro di quella o di altre del mondo? Possiamo solo fare mere previsioni, visto che pochi chilometri più in là abbiamo scenari del tutto diversi: in Siria, negli Emirati arabi, in Iran, in Pakistan, in Afg hanistan, in Iraq. Vecchio e nuovo, impensabile e previsto, stupefacente e ovvio che si mescolano da un angolo all’altro del globo o a due passi di distanza.
Così, in Asia, il virtuoso Giappone ha un debito pubblico superiore a quello italiano: chi l'avrebbe mai detto vent'anni fa? La Corea del sud ha aziende che sconfiggono i colossi industriali statunitensi, mentre la Corea del nord, che le sta attaccata un filo sopra, è comandata da un dittatore (apparentemente) bambino che agita lo spettro novecentesco, da guerra fredda, della bomba atomica (e ha pure studiato nelle migliori università occidentali). Poi il Brasile, la Russia, lìIndia, il Kazakistan. E dove stanno andando i paesi del centro e del sud dell’Africa, che fanno così poca notizia, almeno in questi mesi, ma hanno risorse naturali infinite?
Quello che è sicuro, tornando in Italia, è che dobbiamo informarci, continuare a cercare di capire, a fare previsioni, a discutere tra di noi, ognuno con il suo carattere, le sue paure e le sue speranze. Ma dobbiamo essere attivi, fare, progettare, realizzare. Questo è senza dubbio un periodo esaltante, da vivere con gli occhi e la mente ben aperti, felici di stupirci e anche di riconoscere di aver sbagliato previsioni, ma pronti a rivedere tutto senza paura di riposizionarci.
Certo, il rischio di impoverirsi è alto. Ma proprio per questo, prima ci convinciamo - tutti - che dobbiamo imparare a fare squadra, a riconoscere i meriti altrui e a smetterla di rincorrere la ricchezza a scapito degli altri, maggiori saranno le possibilità di consegnare alle generazioni che ci seguiranno un paese civile e una vita che valga davvero e sempre più la pena di essere vissuta.
Giuseppe Fortuna
alias Franco Simoni
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