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giovedì 16 aprile 2015

COMUNICATO STAMPA: SU GENOVA SI FACCIA FINALMENTE LUCE, URGE COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA


Riceviamo e pubblichiamo


Oggetto: COMUNICATO STAMPA: SU GENOVA SI FACCIA FINALMENTE LUCE, URGE COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA
COMUNICATO STAMPA DELL'ASSOCIAZIONE GIURISTI DEMOCRATICI DI ROMA

I Giuristi Democratici, già costituiti parte civile nei processi per le violenze della Diaz e di Bolzaneto, da tempo sostengono che i fatti di Genova sono stati un vero e proprio buco nero della nostra storia democratica e un tentativo di torsione autoritaria che non ha coinvolto solo le forze dell'ordine, ma anche il livello politico che all'epoca governava il Paese.
Questo aspetto della vicenda è stato, finora, poco esplorato nei processi, che hanno riguardato essenzialmente gli esponenti delle forze di polizia.
Nel corso di un'intervista al quotidiano La Repubblica, il Dr. Alfonso Sabella (assessore alla Legalità presso il Comune di Roma) ha rilasciato alcune inquietanti dichiarazioni sul meeting del G8 di Genova del 2001, in occasione del quale sovrintendeva alle strutture carcerarie provvisorie di Bolzaneto e Forte San Giuliano in veste di capo dell’Ufficio Ispettorato del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria.
Nell’intervista, il Dr. Sabella —che all’epoca aveva difeso l’operato dei suoi uomini, negando di aver personalmente assistito a episodi di violenza e addirittura affermando: «A Genova l’operato degli agenti penitenziari è stato esemplare»— ha dichiarato di aver appreso solo successivamente quanto accaduto a Bolzaneto e ha definito “infamante” l’ordinanza del Tribunale di Genova con cui è stata disposta l’archiviazione della sua posizione.
In un proprio comunicato del 19 dicembre scorso, nell'esprimere scetticismo riguardo l'eventualità della nomina ad assessore alla legalità del Dr. Sabella da parte dal Comune di Roma, i Giuristi Democratici avevano evidenziato che l’ordinanza del GIP di Genova cui lo stesso si riferisce, pur escludendo la sua responsabilità penale, aveva formulato pesanti giudizi sul suo operato (sostenendo che il suo comportamento «non fu adeguato alle necessità del momento. Egli fu infatti negligente nell'adempiere al proprio obbligo di controllo, imprudente nell'organizzare il servizio ... imperito nel porre rimedio alle difficoltà manifestatesi» e così concludendo: «Alfonso Sabella non adempì con la dovuta scrupolosa diligenza al proprio dovere di controllo e, pur trovandosi nella speciale posizione di "garante" ..., non impedì il verificarsi di eventi che sarebbe stato suo obbligo evitare»).
Sembrava dunque inappropriato che il Comune di Roma affidasse al Dr. Sabella ruoli organizzativi e di controllo sulla commissione di reati, i quali non era stato ritenuto in grado di svolgere in modo sì esplicito (al di là del giudizio circa l'opportunità di istituire un simile assessorato, davvero un ossimoro straordinario).
In ogni caso, oggi l’interessato ha ipotizzato che dietro i disordini del G8 si celasse una regia politica, finalizzata ad un giro di vite conseguente alla morte di un agente, che sarebbe stata quasi auspicata da tale regia. Sabella ha poi espresso il dubbio che, rispetto alle contestazioni a lui mosse, i servizi segreti abbiano provveduto all’occultamento di fatti e prove che avrebbero contribuito a chiarire la sua posizione.
Se è vero che si tratta di una ricostruzione dei fatti che giunge —colpevolmente— molto tempo dopo, e che sembra finalizzata ad elidere le responsabilità dello stesso Sabella, è anche vero che appare particolarmente grave perché proveniente da un rappresentante delle istituzioni.
Queste dichiarazioni, ma soprattutto la sentenza europea che ha ulteriormente delineato i contorni di gravità dei fatti, impongono una nuova e più approfondita indagine sulla complessiva gestione dell’ordine pubblico durante il G8 di Genova e sulle correlate responsabilità politiche, che trascendono quelle già accertate a carico di agenti e funzionari delle Forze dell’Ordine e si estendono alla fitta rete di coperture, connivenze e complicità che ha agevolato la commissione di reati e la violazione di diritti costituzionalmente garantiti. In questo nuovo quadro di indagine, Sabella potrà e dovrà contribuire a una più compiuta ricostruzione dei fatti: ovviamente, in una sede pubblica e non privata, attesa l'importanza capitale dei temi sottesi.
I Giuristi Democratici di Roma esprimono pertanto pieno sostegno alla proposta di istituzione di un’apposita Commissione parlamentare di inchiesta e respingono con fermezza ogni tentativo di impedire il dibattito politico o di tacitare legittime istanze di verità e chiarezza, indipendentemente dal ruolo attualmente rivestito da chi sia stato titolare di incarichi politici o istituzionali in occasione del G8.
Deve soprattutto essere decisamente respinta l'equazione per cui chi reclama l'accertamento delle gravi responsabilità relative a quelle vicende è connivente con la mafia. A tale affermazione, completamente assurda, replichiamo che la lotta alla mafia deve procedere di pari passo con la battaglia contro le pulsioni autoritarie e la violazione dei diritti umani.

Roma, 15 aprile 2015
ASSOCIAZIONE GIURISTI DEMOCRATICI DI ROMA

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