SCHEDA = Borsellino, colossale depistaggio e silenzi di Stato =
(AGI) - Palermo, 20 apr. - Un quarto di secolo. E' il tempo trascorso
dalla strage di via D'Amelio. Il 19 luglio saranno passati 25 anni
esatti, ma, nonostante sia stato celebrato un quarto processo -
iniziato il 22 marzo 2013 e chiuso oggi - sull'eccidio mafioso che ha
dilaniato Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo
Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, incombono ancora tanti
misteri e interrogativi, fra depistaggi, falsi pentiti, ombre di
mandanti esterni. E nuove indagini sono annunciate dalla Procura sui
"troppi buchi neri" che ancora gravano. Mentre si e' aperto il
procedimento a Matteo Messina Denaro, accusato di essere tra i
mandanti delle stragi. A riprova che un pezzo consistente di verita'
e giustizia deve essere ancora costruito.
- LUCIA E MANFREDI BORSELLINO, "STATO NOI TI ACCUSIAMO"
"Se fosse vero quanto emerso fino a ora - ha detto al processo la
figlia del magistrato, Lucia - su eventuali manipolazioni da parte di
uomini dello Stato, vorrebbe dire che mio padre e' stato ucciso due
volte. Cio' che mi indigna sono i molti non ricordo portati qui da
tanti uomini dello Stato". "Non dovevo essere io a cercare la verita'
sulla morte di mio padre - ha incalzato Manfredi - c'erano altre
persone demandate a farlo, ma non lo hanno fatto o lo hanno fatto
malamente". Parole che spiegano con crudezza cio' che e' stato nella
storia di questi processi, e cio' che dovra' essere, se e' vero che
la Procura ha annunciato nuove indagini, sulla sorte dell'agenda
rossa a esempio.
- TRADIMENTI E PICCIOTTI
Un attentato micidiale eseguito dalla mafia, ma maturato in un clima
di veleni anche fuori Cosa nostra; e segnato dalle inquietudini di
Paolo Borsellino che si disse - sconvolto, incredulo e in lacrime -
"tradito da un amico". Non c'e' ancora traccia dell'agenda rossa del
giudice, dalla quale non si separava mai, che probabilmente era
all'interno della sua borsa di cuoio al momento dell'esplosione,
prelevata poi da un ufficiale dei carabinieri, mentre tutto intorno
l'inferno continuava a divorare vita e vomitare orrore. Una borsa poi
finita nell'ufficio dell'allora capo della Mobile di Palermo Arnaldo
La Barbera. Sull'attentato di via d'Amelio si e' abbattuto un
"colossale depistaggio": e questo e' un fatto per il procuratore
generale di Caltanissetta, Sergio Lari. Un depistaggio iniziato sin
dalle prime fasi, con le rivelazioni di falsi pentiti, come Vincenzo
Scarantino e Salvatore Candura. Indagini e gestione dei collaboratori
affidate al pool di investigatori che indagava sulle stragi.
Dichiarazioni che sin da subito avrebbero sollevato perplessita' tra
i magistrati nisseni, perche' segnate da molte contraddizioni. (AGI)
Mrg (Segue)
202050 APR 17
NNNN
SCHEDA = Borsellino, colossale depistaggio e silenzi di Stato (2) = dalla strage di via D'Amelio. Il 19 luglio saranno passati 25 anni
esatti, ma, nonostante sia stato celebrato un quarto processo -
iniziato il 22 marzo 2013 e chiuso oggi - sull'eccidio mafioso che ha
dilaniato Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo
Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, incombono ancora tanti
misteri e interrogativi, fra depistaggi, falsi pentiti, ombre di
mandanti esterni. E nuove indagini sono annunciate dalla Procura sui
"troppi buchi neri" che ancora gravano. Mentre si e' aperto il
procedimento a Matteo Messina Denaro, accusato di essere tra i
mandanti delle stragi. A riprova che un pezzo consistente di verita'
e giustizia deve essere ancora costruito.
- LUCIA E MANFREDI BORSELLINO, "STATO NOI TI ACCUSIAMO"
"Se fosse vero quanto emerso fino a ora - ha detto al processo la
figlia del magistrato, Lucia - su eventuali manipolazioni da parte di
uomini dello Stato, vorrebbe dire che mio padre e' stato ucciso due
volte. Cio' che mi indigna sono i molti non ricordo portati qui da
tanti uomini dello Stato". "Non dovevo essere io a cercare la verita'
sulla morte di mio padre - ha incalzato Manfredi - c'erano altre
persone demandate a farlo, ma non lo hanno fatto o lo hanno fatto
malamente". Parole che spiegano con crudezza cio' che e' stato nella
storia di questi processi, e cio' che dovra' essere, se e' vero che
la Procura ha annunciato nuove indagini, sulla sorte dell'agenda
rossa a esempio.
- TRADIMENTI E PICCIOTTI
Un attentato micidiale eseguito dalla mafia, ma maturato in un clima
di veleni anche fuori Cosa nostra; e segnato dalle inquietudini di
Paolo Borsellino che si disse - sconvolto, incredulo e in lacrime -
"tradito da un amico". Non c'e' ancora traccia dell'agenda rossa del
giudice, dalla quale non si separava mai, che probabilmente era
all'interno della sua borsa di cuoio al momento dell'esplosione,
prelevata poi da un ufficiale dei carabinieri, mentre tutto intorno
l'inferno continuava a divorare vita e vomitare orrore. Una borsa poi
finita nell'ufficio dell'allora capo della Mobile di Palermo Arnaldo
La Barbera. Sull'attentato di via d'Amelio si e' abbattuto un
"colossale depistaggio": e questo e' un fatto per il procuratore
generale di Caltanissetta, Sergio Lari. Un depistaggio iniziato sin
dalle prime fasi, con le rivelazioni di falsi pentiti, come Vincenzo
Scarantino e Salvatore Candura. Indagini e gestione dei collaboratori
affidate al pool di investigatori che indagava sulle stragi.
Dichiarazioni che sin da subito avrebbero sollevato perplessita' tra
i magistrati nisseni, perche' segnate da molte contraddizioni. (AGI)
Mrg (Segue)
202050 APR 17
NNNN
(AGI) - Palermo, 20 apr. - Ma si e' andati avanti, nonostante i tanti
tentativi di ritrattazione da parte di Scarantino che invece su
questi non e' mai stato creduto. L'ex picciotto della Guadagna, un
ladruncolo di poco conto, ha affermato di essere stato picchiato, di
avere subito pressioni psicologiche, di avere ricevuto dai poliziotti
della Mobile pizzini e appunti su cio' che doveva rivelare e
ritrattare. "Sono stato massacrato come un cane, mi hanno fatto
sputare sangue" ha detto Scarantino durante il "Borsellino quater",
puntando il dito contro quei poliziotti del pool investigativo.
- IL CICLONE SPATUZZA
L'irruzione di Gaspare Spatuzza, la sua verita', hanno consentito di
aprire una nuova stagione giudiziaria e sgretolato le certezze
arrivate dai precedenti processi per l'attentato che avevano
resistito a tre gradi di giudizio. Spatuzza si e' autoaccusato del
furto della Fiat 126, utilizzata come autobomba. A decidere la strage
di via d'Amelio, cosi' come quella di Capaci, e' stato Toto' Riina,
in occasione degli auguri di Natale del 1991, nel corso di una
riunione della Commissione provinciale. Durante quell'incontro il
capo di Cosa nostra ha dichiarato guerra allo Stato, decretando
l'eliminazione di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino considerati da
sempre nemici della mafia, e di alcuni politici ritenuti
inaffidabili. Il clima e' gelido.
- LA GUERRA DI RIINA AL PAESE
Si tratta di una sorta di resa dei conti. A portare a compimento la
strage di via d'Amelio, sarebbe stato il mandamento di Brancaccio,
considerato il filo conduttore della stagione stragista, iniziata nel
maggio 1992 con l'attentato di Capaci e conclusasi con le stragi nel
continente. Ad azionare il telecomando che fece saltare in aria
l'auto imbottita di tritolo sotto l'abitazione della madre del
giudice, il boss Giuseppe Graviano. Anche la sentenza del
maxiprocesso, devastante per Cosa nostra, potrebbe essere - secondo
il Procuratore Capo Amedeo Bertone, l'aggiunto Gabriele Paci e il Pm
della Dda Stefano Luciani - una delle cause scatenanti della follia
stragista. Cosa nostra aveva attivato tutti i canali istituzionali
disponibili per arrivare all'aggiustamento finale della sentenza. Ma
si era sentita abbandonata dai suoi referenti istituzionali. Altro
fattore, non meno rilevante, sarebbe quello secondo il quale
Borsellino sarebbe stato a conoscenza dei contatti tra pezzi delle
istituzioni e Cosa nostra e si sarebbe opposto alla presunta
trattativa, fermo restando che le indagini del giudice davano
particolarmente fastidio agli uomini di Cosa nostra. In ogni caso,
cosi' come aveva deciso Riina, bisogna fare in fretta e agire in
maniera eclatante. (AGI)
Mrg (Segue)
202050 APR 17
tentativi di ritrattazione da parte di Scarantino che invece su
questi non e' mai stato creduto. L'ex picciotto della Guadagna, un
ladruncolo di poco conto, ha affermato di essere stato picchiato, di
avere subito pressioni psicologiche, di avere ricevuto dai poliziotti
della Mobile pizzini e appunti su cio' che doveva rivelare e
ritrattare. "Sono stato massacrato come un cane, mi hanno fatto
sputare sangue" ha detto Scarantino durante il "Borsellino quater",
puntando il dito contro quei poliziotti del pool investigativo.
- IL CICLONE SPATUZZA
L'irruzione di Gaspare Spatuzza, la sua verita', hanno consentito di
aprire una nuova stagione giudiziaria e sgretolato le certezze
arrivate dai precedenti processi per l'attentato che avevano
resistito a tre gradi di giudizio. Spatuzza si e' autoaccusato del
furto della Fiat 126, utilizzata come autobomba. A decidere la strage
di via d'Amelio, cosi' come quella di Capaci, e' stato Toto' Riina,
in occasione degli auguri di Natale del 1991, nel corso di una
riunione della Commissione provinciale. Durante quell'incontro il
capo di Cosa nostra ha dichiarato guerra allo Stato, decretando
l'eliminazione di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino considerati da
sempre nemici della mafia, e di alcuni politici ritenuti
inaffidabili. Il clima e' gelido.
- LA GUERRA DI RIINA AL PAESE
Si tratta di una sorta di resa dei conti. A portare a compimento la
strage di via d'Amelio, sarebbe stato il mandamento di Brancaccio,
considerato il filo conduttore della stagione stragista, iniziata nel
maggio 1992 con l'attentato di Capaci e conclusasi con le stragi nel
continente. Ad azionare il telecomando che fece saltare in aria
l'auto imbottita di tritolo sotto l'abitazione della madre del
giudice, il boss Giuseppe Graviano. Anche la sentenza del
maxiprocesso, devastante per Cosa nostra, potrebbe essere - secondo
il Procuratore Capo Amedeo Bertone, l'aggiunto Gabriele Paci e il Pm
della Dda Stefano Luciani - una delle cause scatenanti della follia
stragista. Cosa nostra aveva attivato tutti i canali istituzionali
disponibili per arrivare all'aggiustamento finale della sentenza. Ma
si era sentita abbandonata dai suoi referenti istituzionali. Altro
fattore, non meno rilevante, sarebbe quello secondo il quale
Borsellino sarebbe stato a conoscenza dei contatti tra pezzi delle
istituzioni e Cosa nostra e si sarebbe opposto alla presunta
trattativa, fermo restando che le indagini del giudice davano
particolarmente fastidio agli uomini di Cosa nostra. In ogni caso,
cosi' come aveva deciso Riina, bisogna fare in fretta e agire in
maniera eclatante. (AGI)
Mrg (Segue)
202050 APR 17
NNNN
SCHEDA = Borsellino, colossale depistaggio e silenzi di Stato (3)=
(AGI) - Palermo, 20 apr. -
- ABUSI ISTITUZIONALI E I 'NON RICORDO' DI STATO
La ricostruzione della verita' su quanto accaduto si e'
rivelata una strada irta di ostacoli insormontabili. "Il
depistaggio sulla strage di via d'Amelio e' un dato che ormai
possiamo considerare acquisito", ha detto il procuratore
aggiunto, Gabriele Paci. "Vi sono stati dei falsi d'autore - ha
spiegato - commessi in un contesto dove non mancarono forzature
e abusi di organi istituzionali. Vincenzo Scarantino si
impegno' ad accusare persone innocenti per un suo tornaconto
personale. Un balordo che si atteggiava a mafioso.
L'ostinazione della pista della Guadagna, imboccata all'inizio
delle indagini fu poi perseguita acriticamente. E cosi' si
persegui' nell'errore". Anche le dichiarazioni di Salvatore
Candura, avrebbero indotto gli inquirenti "ai disastri che oggi
abbiamo di fronte". Secondo il magistrato quel depistaggio non
e' stato pero' l'unico incontrato nel corso del tempo. Ci sono
anche tanti, troppi "non ricordo". Il Pm Luciani ha parlato di
"amnesie istituzionali" quelle degli uomini delle istituzioni,
sottolineando anche il rifiuto di deporre dell'ex presidente
della Repubblica Giorgio Napolitano, il quale ha evidenziato,
in una lettera di cinque pagine, che la sua deposizione
"sarebbe stata non rilevante e ripetitiva". La presenza di
eventuali mandati esterni e il coinvolgimento dei servizi
segreti rimane comunque al momento solo un'ipotesi
investigativa, non provata, anche se c'e' l'ombra della
presenza di Giovanni Aiello, "Faccia da mostro", misterioso
poliziotto legato ai Servizi.
- BUCHI NERI, AGENDA ROSSA E MESSINA DENARO: INDAGINI CONTINUANO
Rimangono nebbie fitte. Ieri, nella sua replica, il procuratore
di Caltanissetta Amedeo Bertone ha avvertito che "ci sono
ancora buchi neri". Il riferimento e' anche all'agenda rossa
del giudice Borsellino ucciso da tritolo mafioso, mai trovata,
e alle indicazioni fornite in aula da un ufficiale dei
carabinieri. "Elementi che - ha affermato Bertone - pongono la
necessita' di riaffrontare questo tema. Ci sono le prospettive
per una ulteriore attivita' che dovra' essere svolta e
verificata". Intanto e' partito il processo a Matteo Messina
Denaro, accusato di essere stato tra i mandanti degli eccidi di
Capaci e via D'Amelio. Il procuratore aggiunto di Caltanissetta
Gabriele Paci, lo scorso 13 marzo, all'apertura del
procedimento nei confronti del superlatitante, ha chiesto
l'esame dell'imputato, aggiungendo che "si tratta di un
auspicio". A dimostrazione che - quattro processi e 25 anni
dopo - ampie porzioni di verita' sono ancora da scrivere. (AGI)
Mrg/Cl1
202050 APR 17
- ABUSI ISTITUZIONALI E I 'NON RICORDO' DI STATO
La ricostruzione della verita' su quanto accaduto si e'
rivelata una strada irta di ostacoli insormontabili. "Il
depistaggio sulla strage di via d'Amelio e' un dato che ormai
possiamo considerare acquisito", ha detto il procuratore
aggiunto, Gabriele Paci. "Vi sono stati dei falsi d'autore - ha
spiegato - commessi in un contesto dove non mancarono forzature
e abusi di organi istituzionali. Vincenzo Scarantino si
impegno' ad accusare persone innocenti per un suo tornaconto
personale. Un balordo che si atteggiava a mafioso.
L'ostinazione della pista della Guadagna, imboccata all'inizio
delle indagini fu poi perseguita acriticamente. E cosi' si
persegui' nell'errore". Anche le dichiarazioni di Salvatore
Candura, avrebbero indotto gli inquirenti "ai disastri che oggi
abbiamo di fronte". Secondo il magistrato quel depistaggio non
e' stato pero' l'unico incontrato nel corso del tempo. Ci sono
anche tanti, troppi "non ricordo". Il Pm Luciani ha parlato di
"amnesie istituzionali" quelle degli uomini delle istituzioni,
sottolineando anche il rifiuto di deporre dell'ex presidente
della Repubblica Giorgio Napolitano, il quale ha evidenziato,
in una lettera di cinque pagine, che la sua deposizione
"sarebbe stata non rilevante e ripetitiva". La presenza di
eventuali mandati esterni e il coinvolgimento dei servizi
segreti rimane comunque al momento solo un'ipotesi
investigativa, non provata, anche se c'e' l'ombra della
presenza di Giovanni Aiello, "Faccia da mostro", misterioso
poliziotto legato ai Servizi.
- BUCHI NERI, AGENDA ROSSA E MESSINA DENARO: INDAGINI CONTINUANO
Rimangono nebbie fitte. Ieri, nella sua replica, il procuratore
di Caltanissetta Amedeo Bertone ha avvertito che "ci sono
ancora buchi neri". Il riferimento e' anche all'agenda rossa
del giudice Borsellino ucciso da tritolo mafioso, mai trovata,
e alle indicazioni fornite in aula da un ufficiale dei
carabinieri. "Elementi che - ha affermato Bertone - pongono la
necessita' di riaffrontare questo tema. Ci sono le prospettive
per una ulteriore attivita' che dovra' essere svolta e
verificata". Intanto e' partito il processo a Matteo Messina
Denaro, accusato di essere stato tra i mandanti degli eccidi di
Capaci e via D'Amelio. Il procuratore aggiunto di Caltanissetta
Gabriele Paci, lo scorso 13 marzo, all'apertura del
procedimento nei confronti del superlatitante, ha chiesto
l'esame dell'imputato, aggiungendo che "si tratta di un
auspicio". A dimostrazione che - quattro processi e 25 anni
dopo - ampie porzioni di verita' sono ancora da scrivere. (AGI)
Mrg/Cl1
202050 APR 17
NNNNMafia: sentenza Borsellino; parti civili,strage di apparati Stato =
(AGI) - Caltanissetta, 20 apr. -"Alcune di queste ombre sono
state illuminate in questo dibattimento. Mi auguro ora che la
Procura faccia chiarezza sui punti oscuri. La strage di via
d'Amelio non e' stata solo una strage di mafia ma e' stata
anche una strage in cui hanno partecipato apparati dello
Stato". Lo ha detto l'avvocato Fabio Repici, difensore di parte
civile di Salvatore Borsellino, a margine della sentenza emessa
dalla Corte d'Assise di Caltanissetta, sul quarto processo per
l'attentato di via d'Amelio. (AGI)
Cl1/Mrg
202118 APR 17
state illuminate in questo dibattimento. Mi auguro ora che la
Procura faccia chiarezza sui punti oscuri. La strage di via
d'Amelio non e' stata solo una strage di mafia ma e' stata
anche una strage in cui hanno partecipato apparati dello
Stato". Lo ha detto l'avvocato Fabio Repici, difensore di parte
civile di Salvatore Borsellino, a margine della sentenza emessa
dalla Corte d'Assise di Caltanissetta, sul quarto processo per
l'attentato di via d'Amelio. (AGI)
Cl1/Mrg
202118 APR 17
NNNN
ANSA/ Borsellino: condannati boss e falsi pentiti ZCZC0341/SXA
OPA35024_SXA_QBXB
R CRO S0A QBXB
>>>ANSA/ Borsellino: condannati boss e falsi pentiti
Scarantino indotto a mentire, accuse prescritte
(di Lara Sirignano)
(ANSA) - PALERMO, 20 APR - Una sentenza importante che
ricostruisce e rimette al suo posto parte dei pezzi mancanti
faticosamente e pazientemente raccolti dalla Procura di
Caltanissetta, ma non e' l'ultimo capitolo della tragica storia
delle stragi del '92. Con la condanna all'ergastolo dei boss
Salvo Madonia e Vittorio Tutino e a 10 anni dei falsi pentiti
Calogero Pulci e Francesco Andriotta si mette un punto su
mandanti ed esecutori materiali dell'attentato costato la vita
al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della scorta. Su boss
finora impuniti, dunque e su chi si e' spacciato per
collaboratore di giustizia, accusando innocenti. Ma restano da
scrivere ancora delle pagine, forse le piu' complesse.
Si intuisce gia' dal dispositivo del verdetto e se ne avra' la
conferma leggendo le motivazioni della sentenza emessa stasera
dalla corte d'assise di Caltanissetta dopo tre anni di
dibattimento e dieci ore di camera di consiglio. Si intravede ad
esempio dalla concessione a Vincenzo Scarantino, grande
depistatore che ha accusato dell'eccidio otto innocenti in
attesa del processo di revisione, di una particolare attenuante.
Avrebbe mentito, accusando ingiustamente persone che con la
strage non avevano nulla a che fare, perche' indotto da qualcuno.
Una apertura al tentativo delle parti civili costituite, il
fratello del giudice Borsellino e due degli innocenti
condannati, di dimostrare che dietro al depistaggio c'era un
manovratore. La concessione dell'attenuante ha consentito a
Scarantino di salvarsi dall'accusa di calunnia grazie alla
prescrizione del reato.
E poi c'e' la decisione dei giudici di trasmettere alla
Procura di Caltanissetta tutti i verbali delle udienze. Una
mossa assolutamente insolita che puo' avere una doppia
interpretazione: l'input ai pm a valutare profili di falsa
testimonianza in alcune deposizioni - al processo sono stati
sentiti anche poliziotti e pm che indagarono - e di accertare
l'esistenza di eventuali nuovi spunti di indagine.
I magistrati saranno dunque costretti ad aprire un nuovo
fascicolo, del tutto generico viste le indicazioni vaghe della
corte, che si aggiungera' alle altri inchieste gia' in corso sugli
aspetti ancora poco chiari della strage. Come quello sulla
scomparsa dell'agenda rossa del giudice, mai ritrovata dopo
l'attentato. "Non so se ci sara' un altro processo, ma ci sono
temi che devono essere ulteriormente sviluppati e l'esito del
processo offre spunti per altri approfondimenti", ha commentato,
dopo il verdetto, il procuratore di Caltanissetta Amedeo Bertone
che era in aula insieme al pm Stefano Luciani. E' stato Luciani,
insieme all'aggiunto Gabriele Paci, a riaprire l'indagine sulla
strage ricostruendo la verita' sulla fase esecutiva su cui il
suggello della Cassazione aveva messo la parola fine. Grazie ai
pentiti Gaspare Spatuzza e Fabio Tranchina si e' scoperto che il
clan di Brancaccio aveva avuto un ruolo decisivo nel furto della
126 usata come autobomba.
E nel giorno della sentenza, che segna un traguardo dopo 25
anni dall'attentato e undici processi gia' celebrati per tre
filoni di inchiesta, e' soddisfatto anche il legale del fratello
di Paolo Borsellino, Salvatore a cui e' stata riconosciuta una
provvisionale di 300mila euro. L'avvocato Fabio Repici,
protagonista di accesi scontri con la Procura, da lui accusata
di non aver fatto abbastanza per scoprire le responsabilita'
istituzionali nel depistaggio, parla di un verdetto che rida'
dignita' alla giustizia. (ANSA).
SR
20-APR-17 22:12 NNNNMAFIA: PROCESSO BORSELLINO QUATER, SALVATORE 'C'E' UN GIUDICE A BERLINO' =
MAFIA: PROCESSO BORSELLINO QUATER, SALVATORE 'C'E' UN GIUDICE A BERLINO' =
Parla Salvatore Borsellino, fondatore del movimento 'Agende
Rosse' in memoria di Paolo
Palermo, 20 apr. (AdnKronos) - "Sono lieto di questa conclusione del
processo: c'è un giudice a Berlino". Commenta così la sentenza di
stasera l'ingegner Salvatore Borsellino, fratello del giudice
assassinato a via D'Amelio, nonché fondatore del movimento delle
"Agende Rosse" in memoria di Paolo. "Ogni tanto arriva qualche notizia
positiva. Ci tenevamo in maniera particolare -e l'abbiamo chiesto come
parte civile- che Vincenzo Scarantino venisse scagionato. Il reato di
calunnia è stata dichiarato estinto dai giudici nisseni per
prescrizione. Scarantino è stato vittima, a sua volta, di un
depistaggio".
"Il fatto che i condannati siano i boss di una famiglia mafiosa,
piuttosto che di un'altra, per me ha poca importanza -prosegue
Borsellino- Ma le conclusioni di questo processo dimostrano
chiaramente che alla base della strage ci sono dei pezzi dello Stato.
Sono loro la mente organizzativa, mentre i mafiosi ne sono stati gli
esecutori materiali. A noi interessa che su questo si vada fino in
fondo. Anche rispetto a chi ha avallato quei processi, il Borsellino
Uno e due, a chi ha avallato i depistaggi".
"La sentenza odierna -conclude poi Borsellino- riconosce inoltre la
bontà da parte della Corte delle tesi presentate dall'avvocato di
parte civile Fabio Repici ed è dunque un importante riconoscimento al
suo impegno nel corso di tutti questi anni, al suo lavoro".
(Rex/AdnKronos)
ISSN 2465 - 1222
20-APR-17 22:45
Parla Salvatore Borsellino, fondatore del movimento 'Agende
Rosse' in memoria di Paolo
Palermo, 20 apr. (AdnKronos) - "Sono lieto di questa conclusione del
processo: c'è un giudice a Berlino". Commenta così la sentenza di
stasera l'ingegner Salvatore Borsellino, fratello del giudice
assassinato a via D'Amelio, nonché fondatore del movimento delle
"Agende Rosse" in memoria di Paolo. "Ogni tanto arriva qualche notizia
positiva. Ci tenevamo in maniera particolare -e l'abbiamo chiesto come
parte civile- che Vincenzo Scarantino venisse scagionato. Il reato di
calunnia è stata dichiarato estinto dai giudici nisseni per
prescrizione. Scarantino è stato vittima, a sua volta, di un
depistaggio".
"Il fatto che i condannati siano i boss di una famiglia mafiosa,
piuttosto che di un'altra, per me ha poca importanza -prosegue
Borsellino- Ma le conclusioni di questo processo dimostrano
chiaramente che alla base della strage ci sono dei pezzi dello Stato.
Sono loro la mente organizzativa, mentre i mafiosi ne sono stati gli
esecutori materiali. A noi interessa che su questo si vada fino in
fondo. Anche rispetto a chi ha avallato quei processi, il Borsellino
Uno e due, a chi ha avallato i depistaggi".
"La sentenza odierna -conclude poi Borsellino- riconosce inoltre la
bontà da parte della Corte delle tesi presentate dall'avvocato di
parte civile Fabio Repici ed è dunque un importante riconoscimento al
suo impegno nel corso di tutti questi anni, al suo lavoro".
(Rex/AdnKronos)
ISSN 2465 - 1222
20-APR-17 22:45
NNNN
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