LUNEDÌ 07 GENNAIO 2019 11.35.15
= SCHEDA = Migranti: le regole su soccorsi, porti e navi Ong =
(AGI) - Roma, 7 gen. - A chi tocca soccorrere i migranti nel Mediterraneo? Chi decide dove e quando sbarcare quelli salvati? Uno Stato puo' impedire l'attracco in uno dei propri porti alle navi dei soccorritori? Sono alcune delle domande riproposte drammaticamente dal caso dei 49 tra uomini, donne e bambini a bordo di due navi che da giorni attendono di poter scendere a terra. All'interdizione dei porti per le unita' di Ong non battenti bandiera italiana penso' anche il governo Gentiloni, come extrema ratio di fronte a una pressione migratoria fortissima (con oltre 12 mila arrivi concentrati in pochi giorni), ma poi la misura venne scartata. RICERCA E SOCCORSO - L'acronimo Sar ("Search and rescue") e' diventato popolarissimo negli ultimi anni e indica l'area entro cui ciascuno Stato, sulla base della Convenzione di Amburgo, si impegna ad assicurare l'attivita' di ricerca e salvataggio in mare. L'obbligo di aiutare chiunque si trovi in difficolta' in mare e di scortarlo in un "porto sicuro" e' regolato dal diritto internazionale - e la sua violazione configura l'omissione di soccorso - ma l'area Sar italiana e' estremamente vasta e copre circa 500 mila km quadrati. IL RUOLO DELLA GUARDIA COSTIERA - Alle operazioni di soccorso nell'area Sar italiana partecipano mezzi aerei e navali, pubblici e privati, coordinati dal Comando generale della Guardia costiera che assume le funzioni di Italian maritime rescue coordination centre (Imrcc). Il Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo mantiene i contatti con i Centri di coordinamento del soccorso degli altri Paesi, in modo di evitare sovrapposizioni tra le varie Sar: la Sar libica pero' e' stata riconosciuta solo negli ultimi mesi a livello internazionale mentre Malta si rende in genere disponibile solo a garantire assistenza d'urgenza, per cui l'Italia si e' trovata fino a un recente passato - prima della svolta imposta dal ministro Salvini - a gestire interventi in un'area ancora piu' vasta. (AGI) Bas (Segue) 071134 GEN 19 NNNN
LUNEDÌ 07 GENNAIO 2019 11.35.27
SICUREZZA
= SCHEDA = Migranti: le regole su soccorsi, porti e navi Ong (2)=
(AGI) - Roma, 7 gen. - CHI SCEGLIE IL PORTO SICURO - Una volta recuperati e rifocillati, i naufraghi devono essere condotti in luoghi in cui la loro sicurezza e la loro vita non siano piu' in pericolo: il che esclude l'approdo in Paesi dove possano essere imprigionati, sottoposti a trattamenti inumani o comunque perseguitati per ragioni politiche, etniche o religiose. L'indicazione del cosiddetto "porto sicuro", in genere il piu' vicino al punto del soccorso, spetta a chi ha coordinato l'attivita' Sar: nella prassi, e secondo l'interpretazione prevalente delle norme internazionali, nel territorio dello Stato di appartenenza. Dal punto di vista tecnico, e' possibile condurre i naufraghi in porti di Paesi diversi, ma questo puo' avvenire solo con la collaborazione di questi ultimi. PORTI OFF LIMITS? - L'Italia puo' negare l'accesso ai propri porti, ma la responsabilita' di farlo ricade sul ministero delle Infrastrutture e non sul Viminale. In particolare, l'articolo 83 del Codice della navigazione prevede che il ministro dei Trasporti possa "limitare o vietare il transito o la sosta di navi mercantili nel mare territoriale per motivi di ordine pubblico, di sicurezza della navigazione e, di concerto con il ministro dell'Ambiente, per motivi di protezione dell'ambiente marino". L'interdizione dei porti a unita' che hanno svolto attivita' di soccorso e salvataggio puo' comportare pero' la violazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, laddove i naufraghi necessitino di cure mediche o di generi di sostentamento. GLI ULTIMI SBARCHI - In effetti, pur in presenza di una contrazione superiore all'80% su base annua e di un azzeramento dei flussi dalla Libia, gli sbarchi negli ultimi mesi non sono cessati: a dicembre, ad esempio, sono approdati sulle nostre coste 359 migranti ma - spiegano dal Viminale - si tratta di imbarcazioni di dimensioni ridotte, barchini o gommoni generalmente con pochi a bordo, che arrivano autonomamente, senza chiedere aiuto, e che seguono rotte alternative a quelle tradizionali. IL CODICE DELLE ONG - Il Codice di condotta delle Organizzazioni non governative, voluto dall'ex ministro Minniti e approvato anche dall'Unione europea, prevede esplicitamente che dopo l'imbarco delle persone soccorse, le navi delle Ong completino l'operazione "sbarcando le medesime in un porto sicuro sotto il coordinamento dell'Imrcc competente", salvo in particolari situazioni di emergenza. Le Ong sono tenute anche a informare costantemente l'Imrcc delle attivita' intraprese dalle loro navi e di "eventuali iniziative intraprese autonomamente" purche' giudicate "necessarie ed urgenti". (AGI) Bas 071134 GEN 19 NNNN
= SCHEDA = Migranti: le regole su soccorsi, porti e navi Ong =
(AGI) - Roma, 7 gen. - A chi tocca soccorrere i migranti nel Mediterraneo? Chi decide dove e quando sbarcare quelli salvati? Uno Stato puo' impedire l'attracco in uno dei propri porti alle navi dei soccorritori? Sono alcune delle domande riproposte drammaticamente dal caso dei 49 tra uomini, donne e bambini a bordo di due navi che da giorni attendono di poter scendere a terra. All'interdizione dei porti per le unita' di Ong non battenti bandiera italiana penso' anche il governo Gentiloni, come extrema ratio di fronte a una pressione migratoria fortissima (con oltre 12 mila arrivi concentrati in pochi giorni), ma poi la misura venne scartata. RICERCA E SOCCORSO - L'acronimo Sar ("Search and rescue") e' diventato popolarissimo negli ultimi anni e indica l'area entro cui ciascuno Stato, sulla base della Convenzione di Amburgo, si impegna ad assicurare l'attivita' di ricerca e salvataggio in mare. L'obbligo di aiutare chiunque si trovi in difficolta' in mare e di scortarlo in un "porto sicuro" e' regolato dal diritto internazionale - e la sua violazione configura l'omissione di soccorso - ma l'area Sar italiana e' estremamente vasta e copre circa 500 mila km quadrati. IL RUOLO DELLA GUARDIA COSTIERA - Alle operazioni di soccorso nell'area Sar italiana partecipano mezzi aerei e navali, pubblici e privati, coordinati dal Comando generale della Guardia costiera che assume le funzioni di Italian maritime rescue coordination centre (Imrcc). Il Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo mantiene i contatti con i Centri di coordinamento del soccorso degli altri Paesi, in modo di evitare sovrapposizioni tra le varie Sar: la Sar libica pero' e' stata riconosciuta solo negli ultimi mesi a livello internazionale mentre Malta si rende in genere disponibile solo a garantire assistenza d'urgenza, per cui l'Italia si e' trovata fino a un recente passato - prima della svolta imposta dal ministro Salvini - a gestire interventi in un'area ancora piu' vasta. (AGI) Bas (Segue) 071134 GEN 19 NNNN
LUNEDÌ 07 GENNAIO 2019 11.35.27
SICUREZZA
= SCHEDA = Migranti: le regole su soccorsi, porti e navi Ong (2)=
(AGI) - Roma, 7 gen. - CHI SCEGLIE IL PORTO SICURO - Una volta recuperati e rifocillati, i naufraghi devono essere condotti in luoghi in cui la loro sicurezza e la loro vita non siano piu' in pericolo: il che esclude l'approdo in Paesi dove possano essere imprigionati, sottoposti a trattamenti inumani o comunque perseguitati per ragioni politiche, etniche o religiose. L'indicazione del cosiddetto "porto sicuro", in genere il piu' vicino al punto del soccorso, spetta a chi ha coordinato l'attivita' Sar: nella prassi, e secondo l'interpretazione prevalente delle norme internazionali, nel territorio dello Stato di appartenenza. Dal punto di vista tecnico, e' possibile condurre i naufraghi in porti di Paesi diversi, ma questo puo' avvenire solo con la collaborazione di questi ultimi. PORTI OFF LIMITS? - L'Italia puo' negare l'accesso ai propri porti, ma la responsabilita' di farlo ricade sul ministero delle Infrastrutture e non sul Viminale. In particolare, l'articolo 83 del Codice della navigazione prevede che il ministro dei Trasporti possa "limitare o vietare il transito o la sosta di navi mercantili nel mare territoriale per motivi di ordine pubblico, di sicurezza della navigazione e, di concerto con il ministro dell'Ambiente, per motivi di protezione dell'ambiente marino". L'interdizione dei porti a unita' che hanno svolto attivita' di soccorso e salvataggio puo' comportare pero' la violazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, laddove i naufraghi necessitino di cure mediche o di generi di sostentamento. GLI ULTIMI SBARCHI - In effetti, pur in presenza di una contrazione superiore all'80% su base annua e di un azzeramento dei flussi dalla Libia, gli sbarchi negli ultimi mesi non sono cessati: a dicembre, ad esempio, sono approdati sulle nostre coste 359 migranti ma - spiegano dal Viminale - si tratta di imbarcazioni di dimensioni ridotte, barchini o gommoni generalmente con pochi a bordo, che arrivano autonomamente, senza chiedere aiuto, e che seguono rotte alternative a quelle tradizionali. IL CODICE DELLE ONG - Il Codice di condotta delle Organizzazioni non governative, voluto dall'ex ministro Minniti e approvato anche dall'Unione europea, prevede esplicitamente che dopo l'imbarco delle persone soccorse, le navi delle Ong completino l'operazione "sbarcando le medesime in un porto sicuro sotto il coordinamento dell'Imrcc competente", salvo in particolari situazioni di emergenza. Le Ong sono tenute anche a informare costantemente l'Imrcc delle attivita' intraprese dalle loro navi e di "eventuali iniziative intraprese autonomamente" purche' giudicate "necessarie ed urgenti". (AGI) Bas 071134 GEN 19 NNNN
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