MERCOLEDÌ 21 AGOSTO 2019 14.58.40
Salute: ipertensione dopo i 30 anni accelera invecchiamento cervello =
(AGI) - Washington, 21 ago. - Dopo aver compiuto i 30 anni
d'eta' e' bene controllare la propria pressione sanguigna in
modo da avere il tempo di proteggere il cervello in eta'
avanzata. Queste, in estrema sintesi, le conclusioni di uno
studio del Queen Square Institute of Neurology della University
College London, pubblicato sulla rivista Lancet Neurology. I
ricercatori hanno individuato una "finestra di opportunita'"
per salvaguardare la salute del cervello e va dai 30 fino ai 50
anni d'eta'. Per arrivare a questi risultati gli studiosi hanno
seguito 500 persone nate nel 1946 e hanno collegato la
pressione sanguigna alta nella prima meta' della loro vita a
successivi danni ai vasi sanguigni e al restringimento del
cervello. In particolare, i partecipanti sono stati sottoposti
a misurazioni della pressione sanguigna e a scansioni
cerebrali. Ebbene, l'aumento della pressione sanguigna tra i 36
e i 43 anni e' stato associato al restringimento del cervello.
In generale, con l'avanzare dell'eta' il cervello di tutti si
restringe un po'. Ma questo processo e' piu' pronunciato nei
soggetti con malattie neurodegenerative come la demenza
vascolare. Anzi, pare che il restringimento possa precedere lo
sviluppo di queste malattie. Secondo gli esperti, soffrire di
ipertensione nel periodo critico, cioe' a tra i 30 e i 40 anni
d'eta', accelera i danni al cervello, quindi anche il
restringimento. Questa non e' la prima volta che si collega la
pressione sanguigna a un aumentato rischio di demenza, ma
questa volta gli scienziati hanno voluto quantificare
tempistiche e modi. Dai risultati e' emerso che l'aumento della
pressione sanguigna tra i 43 e i 53 anni d'eta' e' anche
collegato a maggiori danni ai vasi sanguigni o "mini-ictus"
quando le persone arrivano a 70 anni d'eta'. "Questi risultati
supportano l'idea che potrebbero esserci periodi critici nella
vita, come nei tuoi 30 e 40 anni, quando l'alta pressione
sanguigna inizia ad accelerare i danni nel cervello", conclude
Jonathan Schott, neurologo del Queen Square Institute of
Neurology dell'University College London. (AGI)
Red/Pgi
211458 AGO 19
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