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martedì 14 novembre 2023

Trappola. La distruzione della Striscia è l’applicazione di una chiara strategia

 NUOVOATLANTE

di Alessandro Orsini

Trappola. La distruzione della Striscia è l’applicazione di una chiara strategia


“Israele è caduto nella trappola di Hamas”. Prima di confutare questa frase voglio analizzarla. Dire che Israele sia caduto in trappola significa dire che sta uccidendo moltissimi palestinesi contro la sua volontà, alienandosi l’opinione pubblica internazionale. Tuttavia gli studi storici e le statistiche sulle guerre precedenti mostrano che il massacro a Gaza è una scelta strategica di Israele, che non si preoccupa dell’opinione pubblica internazionale.


Le statistiche di guerra mostrano che Israele usa la punizione collettiva con sollecitudine, come Netanyahu ha dichiarato in un “leak” che risale al 2001 rilanciato dall’emittente Trt World. Netanyahu spiega due cose in questo video. La prima è che Israele reagisce smisuratamente contro i gruppi palestinesi che si battono per la liberazione dei loro territori in maniera intenzionale; la seconda è che Israele si fa beffe delle reazioni indignate della comunità internazionale. Netanyahu elogia la sua capacità di prendersi gioco del diritto internazionale e delle organizzazioni che lo rappresentano. Quando i presenti replicano che dovrebbe stare attento perché le sue azioni sproporzionate potrebbero provocare una condanna da parte della Casa Bianca, Netanyahu replica di essere abilissimo a “manovrare” i presidenti americani perché “l’80% degli americani è con Israele”. Il video risale al 2001. Questo vuol dire che la distruzione di Gaza del 2023 è l’applicazione di una strategia di Stato consolidata da decenni. Mi limito a un solo esempio: l’attacco israeliano contro il Libano come risposta al rapimento di due soldati avvenuto nel luglio 2006 per mano di Hezbollah. Leggiamo le parole dello storico James L. Gelvin: “Quando i fumi della battaglia si diradarono, ampie parti di Gaza e del Libano erano state ridotte in macerie. Bombardamenti e cannoneggiamenti intensivi avevano raso al suolo infrastrutture di importanza vitale sia in Libano, sia nella Striscia di Gaza – dai ponti alle strade, dalle centrali elettriche agli aeroporti, ai depositi di carburante – e costretto 3.500 palestinesi, e circa un milione di libanesi, ad abbandonare le loro case” (Il conflitto israelo-palestinese, Einaudi, Torino, 2007, p. 328). Spero che il lettore abbia capito bene: Israele ha cercato di ottenere la liberazione di due soldati con la semi-distruzione di Gaza e del Libano. L’opinione pubblica internazionale si è sempre indignata per i bombardamenti contro i palestinesi, ma questa indignazione non si è mai tradotta in decisioni politiche, perché la Casa Bianca e la Commissione europea coprono i crimini contro l’umanità d’Israele. L’indignazione popolare si ferma davanti alla porta del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, dove Biden usa il veto per difendere tutti i crimini d’Israele.


Oggi l’indignazione sembra più grande perché questo conflitto con Hamas è più duraturo di quelli precedenti. Netanyahu nel video è chiaro: le reazioni internazionali sono ininfluenti per lui fino a quando non si traducono in decisioni politiche. Come ha detto un mio studente: “Professor Orsini, che ci indigniamo a fare? Tanto Israele fa quel che vuole”. In effetti, Israele non paga mai alcun prezzo per i suoi crimini contro l’umanità. Ecco perché li ripete di continuo. La vicepremier del Belgio, Petra De Sutter, ha chiesto di colpire Israele con le sanzioni come ha fatto con la Russia, ma Ursula von der Leyen esecra una simile proposta. La vicepremier del Belgio ha reso evidente che il massacro di Gaza gode della copertura politica dell’Europa. Le dobbiamo gratitudine.


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