Giubbe Rosse
ISRAELE CERCA LA GUERRA CON HEZBOLLAH?
Mentre l'IDF incontra crescenti difficoltà nel combattere contro le formazioni della Resistenza a Gaza, fa una mossa azzardata, che sembra dettata da una crescente insicurezza: il governo di Tel Aviv ha dato un ultimatum a quello di Beirut, se entro 48 ore non sarà avviata una trattativa per far retrocedere le formazioni di Hezbollah sino al fiume Litani, le forze armate attaccheranno tutti gli obiettivi della formazione sciita per distruggerli.
Sarebbe un arretramento di circa 25/30 km dal confine. Ma ovviamente le possibilità che Hezbollah accetti una cosa del genere sono meno di zero.
Qual'è, quindi, la logica di questa mossa?
Attualmente, l'IDF è in serie difficoltà nella Striscia di Gaza, dove la Resistenza continua a colpire con sempre maggior efficacia le forze israeliane, e lo fa anche nelle aree che l'IDF credeva di aver 'ripulito'.
Nella West Bank, nonostante una assai minore capacità organizzativa delle formazioni palestinesi, l'IDF è costretto a mantenere una presenza ed una pressione significativa, che si traduce in quotidiani scontri armati. D'altra parte, non può distogliere truppe da questo settore, perché le politiche di colonizzazione perseguite qui da decenni hanno creato una situazione a macchia di leopardo, con innumerevoli aree palestinesi inframmezzate e circondate da insediamenti coloniali. Che, in caso di allentamento della pressione, potrebbero a loro volta divenire bersaglio di attacchi da parte della resistenza.
Il fronte libanese, però, pur essendo sinora caratterizzato da intensi combattimenti a distanza, rimane il più pericoloso. L'IDF, che già nel 2006 subì una batosta da parte di Hezbollah, sa bene che oggi questo è un vero e proprio esercito, almeno alla pari con l'IDF stessa - a parte la mancanza di una aviazione. Oltretutto, composto da combattenti esperti, che hanno alle spalle dieci anni di guerra in Siria. Quindi - appunto - perché provocarlo? Perché cercare di far deflagrare il conflitto anche al nord?
L'unica ipotesi sensata sembrerebbe essere costituita dalle difficoltà a Gaza. La carta dell'espulsione verso il Sinai è ormai tramontata, l'operazione di terra non produce risultati significativi, mentre invece le perdite aumentano continuamente. E gli Stati Uniti premono perché tutto si concluda rapidamente, entro 4/6 settimane al massimo.
Per uscire dal vicolo cieco, aggirare la pressione statunitense, e magari coinvolgerli direttamente, l'apertura del fronte libanese sarebbe vista come una opportunità , nonostante gli immensi rischi che comporta.
Purtroppo l'attuale dirigenza israeliana è composta da fanatici, preoccupati per l'andamento del conflitto e privi della lungimiranza politica che richiederebbe la situazione.
L'azzardo libanese è potenzialmente devastante, soprattutto per Israele.
Una guerra contro il Libano - ovvero contro Hezbollah, contro l'altra milizia sciita Amal, e inevitabilmente contro l'esercito libanese, darebbe la stura ad una valanga di eventi. A partire dall'entrata in campo diretta delle formazioni della resistenza islamica irachena (in parte già presenti in Libano), ed una certa escalation da parte degli Houti yemeniti. E con la Siria in mezzo, che certo non ha voglia di restare direttamente coinvolta, ma sia per la collocazione geografica, sia per la questione del Golan occupato, sia per la presenza di Hezbollah ma anche di basi americane, e non da ultimo degli iraniani e dei russi, rischia di diventare un barile esplosivo capace di far deflagrare l'intero Medio Oriente, e forse l'intero Mediterraneo.
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Mentre l'IDF incontra crescenti difficoltà nel combattere contro le formazioni della Resistenza a Gaza, fa una mossa azzardata, che sembra dettata da una crescente insicurezza: il governo di Tel Aviv ha dato un ultimatum a quello di Beirut, se entro 48 ore non sarà avviata una trattativa per far retrocedere le formazioni di Hezbollah sino al fiume Litani, le forze armate attaccheranno tutti gli obiettivi della formazione sciita per distruggerli.
Sarebbe un arretramento di circa 25/30 km dal confine. Ma ovviamente le possibilità che Hezbollah accetti una cosa del genere sono meno di zero.
Qual'è, quindi, la logica di questa mossa?
Attualmente, l'IDF è in serie difficoltà nella Striscia di Gaza, dove la Resistenza continua a colpire con sempre maggior efficacia le forze israeliane, e lo fa anche nelle aree che l'IDF credeva di aver 'ripulito'.
Nella West Bank, nonostante una assai minore capacità organizzativa delle formazioni palestinesi, l'IDF è costretto a mantenere una presenza ed una pressione significativa, che si traduce in quotidiani scontri armati. D'altra parte, non può distogliere truppe da questo settore, perché le politiche di colonizzazione perseguite qui da decenni hanno creato una situazione a macchia di leopardo, con innumerevoli aree palestinesi inframmezzate e circondate da insediamenti coloniali. Che, in caso di allentamento della pressione, potrebbero a loro volta divenire bersaglio di attacchi da parte della resistenza.
Il fronte libanese, però, pur essendo sinora caratterizzato da intensi combattimenti a distanza, rimane il più pericoloso. L'IDF, che già nel 2006 subì una batosta da parte di Hezbollah, sa bene che oggi questo è un vero e proprio esercito, almeno alla pari con l'IDF stessa - a parte la mancanza di una aviazione. Oltretutto, composto da combattenti esperti, che hanno alle spalle dieci anni di guerra in Siria. Quindi - appunto - perché provocarlo? Perché cercare di far deflagrare il conflitto anche al nord?
L'unica ipotesi sensata sembrerebbe essere costituita dalle difficoltà a Gaza. La carta dell'espulsione verso il Sinai è ormai tramontata, l'operazione di terra non produce risultati significativi, mentre invece le perdite aumentano continuamente. E gli Stati Uniti premono perché tutto si concluda rapidamente, entro 4/6 settimane al massimo.
Per uscire dal vicolo cieco, aggirare la pressione statunitense, e magari coinvolgerli direttamente, l'apertura del fronte libanese sarebbe vista come una opportunità , nonostante gli immensi rischi che comporta.
Purtroppo l'attuale dirigenza israeliana è composta da fanatici, preoccupati per l'andamento del conflitto e privi della lungimiranza politica che richiederebbe la situazione.
L'azzardo libanese è potenzialmente devastante, soprattutto per Israele.
Una guerra contro il Libano - ovvero contro Hezbollah, contro l'altra milizia sciita Amal, e inevitabilmente contro l'esercito libanese, darebbe la stura ad una valanga di eventi. A partire dall'entrata in campo diretta delle formazioni della resistenza islamica irachena (in parte già presenti in Libano), ed una certa escalation da parte degli Houti yemeniti. E con la Siria in mezzo, che certo non ha voglia di restare direttamente coinvolta, ma sia per la collocazione geografica, sia per la questione del Golan occupato, sia per la presenza di Hezbollah ma anche di basi americane, e non da ultimo degli iraniani e dei russi, rischia di diventare un barile esplosivo capace di far deflagrare l'intero Medio Oriente, e forse l'intero Mediterraneo.
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