Ritorno dall’ombra al pulpito
In virtù della libertà donatagli dalla Resistenza Antifascista, Massimo Magliaro; Presidente della Fondazione Almirante del quale è stato e suo braccio destro; nonché già Vice direttore del TG1 Rai nel 1994 sotto la presidenza di Letizia Moratti; ancora attualmente uomo della stirpe dittatoriale nera che colleziona costantemente e immeritate numerose apparizioni in TV; questo dopo la Liberazione dal fascismo.
Nelle occasioni in cui gli è stata fatta la domanda; “Lei si sente ancora fascista? Ha risposto; “si lo sono; è questo un reato?“
Ciò è stato fatto anche recentemente in una intervista rilasciata a Rai 3; dopo la tragedia del fascismo e considerato l’attuale sviluppo del neofascismo; nel contesto celebrativo della Resistenza era lecito attendersi della conduttrice Serena Bortone (o da altri) una risposta degna della celebrazione della Resistenza, tipo; “si, la non idea fascista è un reato contro ii diritti civili e sociali; negatore della dignità degli individui; avversario della convivenza pacifica; nemico del rispetto reciproco; classisticamente contro la giustizia sociale; annullatore dell’umanità“.
Per di più, visto che nel Dna del fascismo ci sta la maleducazione; la sopraffazione; la repressione; la violenza; la tortura e la fucilazione in nome della eccelsa causa; affinché possa essere realmente mettersi nei veri suoi panni e comprenderne il significato un vero fascista deve ricevere l’offerta della manganellata in testa“; poi, Lei si dichiarerebbe ancora fascista?
È vero che le disposizioni transitorie finali al Capitolo XII della Costituzione si limitano a vietare solo la riorganizzazione del disciolto partito fascista; ma la radice del problema sta nell’Art. 3, perché sentenzia inequivocabilmente che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Come fanno i camerati, anche Il fascista Magliaro ha invece fatto intendere che la sua scelta d’essere fascista è specularmente privata e fortemente auto concettiva individualista; orgogliosamente identitaria separatista verso l’egocentrismo; tendente al comando più che alla socialità dalla puzza comunista; pertanto, incompatibile con il dettato Costituzionale “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali “.
Purtroppo il pericolo non sta solo nei neofascisti; ma sta attorno nascosti nella nebbia di nebbia creata dai media; molti rappresentanti di stampa e TV si conformano al principio “del vendere la penna o la parola a chi paga meglio, (la classe padronale proprietaria tutti i giornali e le TV); “contribuendo così all’inserimento della menzogna nella qualifica professionale (Gramsci)“.
Come Buonaparte si face chiamare per nome Napoleone; la Meloni si fa chiamare Giorgia per cercare una idolatrizzazione; in linea con il “trafficare“ per il presidentariato.
Anziché ripetere ossessivamente e scioccamente “non c’è pericolo di fascismo con camicie nere“; i giornalisti hanno il dovere di recuperare onestà intellettuale indipendente; approfondendo i fatti senza perdersi dietro le veline dei poteri o sulle notizie farlocche, funzionali all’attendere; da “attenti“ tanto caro al Duce.
Enrico Corti – 1° Maggio 2024
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