Consiglio di Stato 2024-Il Consiglio di Stato ha recentemente emesso una sentenza in cui si stabilisce che il semplice fatto di condividere un "meme" diffamatorio su Facebook non implica necessariamente l'approvazione del contenuto da parte di chi lo condivide. Questa decisione si basa sull'interpretazione che la condivisione di un post sui social media non equivale automaticamente all'espressione di consenso o approvazione del suo contenuto, ma può essere vista come un atto di diffusione, che potrebbe non comportare una responsabilità diretta per il messaggio diffamatorio. Tuttavia, è importante sottolineare che chi condivide un contenuto diffamatorio può essere comunque ritenuto responsabile per la diffusione del danno subito dalla persona diffamata, soprattutto se il contenuto viene diffuso in modo virale e amplificato in un contesto pubblico. La responsabilità per la diffusione di contenuti online può essere complessa e dipendere da vari fattori, come l'intenzionalità e il contesto in cui avviene la condivisione. In generale, la sentenza sottolinea l'importanza di distinguere tra l'atto di condividere un contenuto e l'intenzione di promuoverlo o sostenerlo, un principio che potrebbe essere utilizzato per valutare altre situazioni simili sui social media.
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- Tar 2025-“ illegittimità costituzionale dell’art. 44, commi 7, 8, 9, 10 e 11, d.lgs. n. 95/ 2017 e della allegata tabella 37, nonché in parte qua della tabella a allegata al decreto legislativo n. 443 del 30 ottobre 1992
- Tar 2025-“.”. “All’interno delle sezioni, il personale del Corpo di Polizia penitenziaria da adibire ai servizi di istituto «deve essere dello stesso sesso dei detenuti o internati ivi ristretti» (art. 6, comma 2).
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