EUROPA SOGNI DI GLORIA di Raniero La Valle
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EUROPA SOGNI DI GLORIA
Rincuorati dalla grande manifestazione
dei 100.000 di sabato scorso a Roma contro il riarmo europeo e per la
cessazione dello sterminio di Gaza, abbiamo letto il lunghissimo testo
della risoluzione del Parlamento europeo del 2 aprile. Bisognerebbe
leggerlo (lo trovate nel sito Primaloro.com)
perché nella sua grottesca follia rappresenta il punto di caduta di
questa forma di Unione Europea, partita, come si ricorderà, per unire i
denari e i mercati, non i popoli dell’Europa.
Questo punto di caduta si può riassumere nella frase: vorrei ma
non posso. Che cosa vorrebbe questa Europa, sedotta e
abbandonata dall’America? A parte la
dichiarazione di guerra alla Russia, e il miraggio secondo cui grazie al
“deciso sostegno militare dell’Unione Europea” e solo grazie ad esso,
l’Ucraina “sarà in grado di conseguire la vittoria contro la Russia”,
quello che platealmente dice di voler fare l’Europa di Ursula von der
Leyen e di Macron, è di prendere il posto dell’America, diventata
cattiva, come Prima Potenza mondiale. C’è un sintomo altamente
simbolico di questa velleità: gli 800 miliardi del piano di riarmo.
Perché proprio 800 e
non 750 o 1000? Calcolata come prodotto di improbabili finanziamenti,
sembra una cifra di fantasia. Certo non serve a ottenere la famosa
vittoria sulla Russia, perché ci vorranno quattro anni per arrivare a
questo tetto di spesa, e fra quattro anni chissà che fine avrà fatto la
guerra d’Ucraina. Invece gli 800
miliardi sono pari alla spesa militare degli Stati Uniti.
Fatto dall’Europa, è un tradimento che risponde a un
abbandono, perché un cardine della politica estera e di “difesa” degli
Stati Uniti, consacrato da anni nei documenti sulla strategia della
sicurezza nazionale americana formulati dalla Casa Bianca e dal
Pentagono, è che nessuna Potenza deve non solo superare , ma nemmeno
eguagliare la potenza americana.
Le altre Potenze sono ben lungi dal poterlo fare (la Russia spende 86
miliardi di dollari, la Cina 291), ed ecco che ora ci si mette
l’Europa. Ciò
vuol dire sostituirsi agli Stati Uniti nella pretesa di porsi come
guida delle Genti e Sovrana del mondo: basta leggere la risoluzione del
Parlamento di Strasburgo, ma scritta a Bruxelles, per vedere enunciato
questo progetto globale, dal recupero di metà di Cipro dalla dominazione
turca al controllo della “regione artica”, dal Mali alla Cina, alle
politiche prescritte per il mondo intero.
Ci sarebbe da dire “Prosit !” se non
fosse, più che un progetto, un’allucinazione e un incubo.
Non per questo è stata
fatta l’Europa, non l’Europa di Ventotene che, come siamo stati
informati non è l’Europa della signora Meloni, ma nemmeno della
nomenclatura che ha preso il potere a Bruxelles.
Questa Europa ha preso il lutto per il divorzio americano, dice che la
democrazia è in pericolo, anzi già sconfitta.
Ma in realtà altre sono le sue gramaglie: ciò su cui piange è la
sconfitta del capitalismo nella forma selvaggia della sua
globalizzazione, seguita alla fine della guerra fredda.
Valga per tutti l’elogio
funebre pronunciato su “La Repubblica” da Ezio Mauro: il nuovo potere,
cioè l’America di Trump, scrive, “in un solo giorno ha chiuso il ciclo
storico della globalizzazione, ha cancellato il liberismo economico
imprigionando il libero commercio e i mercati aperti, ha messo fuori
gioco l’Organizzazione mondiale del commercio, ha affondato le Borse e
reinstallato il protezionismo”. Come mai non
sospettano che se questo capitalismo è andato così rapidamente in crisi,
è perché è stato devastante per milioni di uomini e popoli interi?
Mai esso aveva portato a diseguaglianze
abissali come quelle oggi denunciate, mai aveva prodotto una tale
epidemie di guerre. La miopia dell’Unione Europea è quella di volerlo
ristabilire tale e quale, e crede di poterlo fare con le solite forme
delle armi e della guerra. Invece è il momento di pensare e provvedere a
un nuovo modello economico, di cui peraltro già si sono conosciuti i
germi, e perciò anche a un nuovo modello di convivenza e di vita.

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