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mercoledì 7 maggio 2025

Verso l’ovvia fine della “democrazia liberale“ finta. (a cura di Enrico Corti)

 


da Enrico Corti

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Corti - Pirola

14:44 (4 ore fa)
a Ccn: me

Verso l’ovvia fine della “democrazia liberale“ finta. 

Anche per come scientemente programmato dai capi banda conservatori Donald Trump, Giorgia Ursula von dei Leyen, Giorgia Meloni, Viktor Orban, Javier Milei, ecc.; sostanzialmente spalleggiati da Emanuel Macron, Keir Starmer e altri; la “democrazia liberale è agonizzante; ma le cause sono lontanamente partite.

         La maggio parte dei commentatori politici, di mestiere o mediatici, si ostinano a definire la democrazia “liberal“; facendo intendere che si deve accettare liberal come libertà elitaria di sistema; non riflettendo sui reali dati macro-economici-sociali che fotografano una realtà garantista per la libertà del capitale, della finanza e dei ceti benestanti; con prigionia per i lavoratori e per la popolazione meno abbiente; ciò è provato dal fatto che queste ultime categorie sono scientemente escluse dal governo della cosa pubblica; per non parlare di quella privata dottrinariamente definita sacra.   

         I “saggi“ di cui sopra sono i personaggi della nuova mitologici; ma mentre la mitologa Cassandra presagiva il futuro; con la loro ignoranza funzionale i moderni saggi si rendono complici dei maestri programmatori del futuro formato a loro uso e costume; così si spiega l’arretramento storico delle classi lavoratrici e del ceto medio.

         Ciò è reso possibile dalla voluta ignoranza storica sul termine sostanziale “democrazia“, che nasce nell’anno 594 A.C. dal pensiero del filosofo greco Solone che, per la pima volta nella storia, riconosceva il diritto di voto a tutte le quattro classi sociali dell’epoca; ceto medio, lavoratori autonomi, contadini, salariati occupati o disoccupati; poi precisato da Platone nel 380 A.C. dettando che “i ricchi non possono avere ruoli nel governo della cosa pubblica“; il contrario di ciò che ora fa la democrazia liberale; che è il tradimento della democrazia partecipativa.

Per questo la democrazia è stata ideata non liberale; ma “universale partecipativa popolare”; chi modernamente chiama la democrazia “liberale“, suo malgrado diventa strumento discriminatorio verso chi si professa idealmente per una uguaglianza fondata su regole comunitarie certe in tema di pari opportunità e diritti; di giustizia sociale; (comunisti, anarchici, agnostici, ecc.);

         Il generico concetto libertario è stato una delle ragioni per cui le donne sono sempre state escluse dal voto; in alcune regioni italiane le prime donne che hanno votato è stato nel 1569 D.C.; solo nel 1946 hanno acquisito il diritto per essere anche elette.  

         L’interpretazione liberale della democrazia è anche causa dell’attuale astensionismo del 50% dal voto; il fenomeno non è quindi una casualità; ora aggravato dal disegno scientifico della destra politica; a questa non interessano le quantità ma le qualità, atte a garantire loro il “comando“ mediante il garantire il voto a quel 14% dei 50.869.304 di italiani aventi diritto al volo che nel 2022 hanno votato la lista di Giorgia Meloni, poi falsamente propagandato come grande maggioranza degli italiani; tutto ciò anche per la dabbenaggine della legge maggioritaria voluta da Matteo Renzi suicida..    

         È almeno dagli anni 90 che gli italiani vengono disincentivati dall’esercitare il diritto al voto; per di più le classi subalterne vengono escluse dalla partecipazione attiva al governo per la gestione dei poteri pubblici nazionali e internazionali.

Serve innanzitutto un impegno politico per far considerare il voto non solo un diritto; ma soprattutto un dovere civico sociale da incentivare legalmente.

Enrico Corti

7 maggio 2025 

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