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lunedì 25 luglio 2011
Studio, italiani 'resistenti' a depressione ma per donne +250% rischi
SALUTE: STUDIO, ITALIANI 'RESISTENTI' A DEPRESSIONE MA PER DONNE +250% RISCHI =
DE GIROLAMO, DATI EVIDENZIANO CHE NON E' 'EPIDEMIA' DI CUI TANTO
SI PARLA
Roma, 25 lug. - (Adnkronos/Adnkronos Salute) - (EMBARGO ALLE
03.00 DI DOMANI) - Epidemia di depressione nel mondo, sulla scia della
crisi economica? Sembra di no. A evidenziarlo sono i dati contenuti in
un ampio studio pubblicato su 'Bmc Medicine' da un team internazionale
di esperti. Per l'Italia ha partecipato l'Irccs Centro S. Giovanni di
Dio Fatebenefratelli di Brescia, con il suo direttore scientifico,
Giovanni De Girolamo, che dice all'Adnkronos Salute: "questo lavoro
conferma che non e' in atto quell'ondata di depressione di cui spesso
si sente parlare: il tasso di prevalenza medio della malattia nei 10
Paesi occidentali analizzati e relativo agli ultimi 12 mesi precedenti
l'indagine e' del 5,5%. Tasso che per l'Italia e' ancora piu' basso,
cioe' del 3%".
Italiani 'resistenti' ai disturbi mentali, quindi, seguiti da
spagnoli, tedeschi e giapponesi, anch'essi poco inclini a veder nero.
Ma allo stesso tempo, dallo studio emerge con forza un elemento:
quello del maggior rischio di depressione fra le donne. "A oggi non
conosciamo le cause di questo fenomeno - spiega l'esperto - e non
sappiamo se siano biologiche o psicosociali, o un mix delle due".
"Sta di fatto - prosegue - che una persona di sesso femminile ha
il 250% di possibilita' in piu' di soffrire di 'male di vivere'
rispetto a un uomo. Cosi' come per i separati: per loro il pericolo e'
addirittura del 280% maggiore rispetto a una persona sposata. Un trend
che non si registra fra i divorziati o i vedovi, in funzione del minor
tempo che e' trascorso dall'evento che ha traumatizzato il paziente,
cioe' il distacco dal coniuge". (segue)
(Bdc/Zn/Adnkronos)
25-LUG-11 17:50
SALUTE: STUDIO, ITALIANI 'RESISTENTI' A DEPRESSIONE MA PER DONNE +250% RISCHI (2) =
(Adnkronos/Adnkronos Salute) - La depressione e' una delle
principali cause di disabilita' in tutto il mondo, ma per molti Paesi
non erano ancora disponibili dati epidemiologici attendibili, in
particolare per gli Stati a medio e basso reddito. Gli esperti
internazionali hanno quindi provveduto studiando la prevalenza e gli
effetti del disturbo in 18 Stati da alto a basso reddito, inclusi nel
World Mental Health Survey Initiative.
Per essere classificata come paziente che ha avuto un episodio
di depressione maggiore - chiariscono gli autori - una persona deve
rispondere ad almeno cinque dei nove criteri di misurazione, come
quello relativo allo stato di tristezza, di perdita di interesse o di
piacere, ai sentimenti di colpa o di bassa autostima, ai disturbi del
sonno o dell'appetito e alla scarsa energia e capacita' di
concentrazione.
In Italia sono state intervistate 4.712 persone, selezionate con
sofisticate tecniche di stratificazione per ottenere un campione
rappresentativo. "I dati - prosegue De Girolamo - hanno confermato la
tendenza gia' 'fotografata' dalla letteratura scientifica. Cio' che
bisogna notare e' che nel nostro Paese l'eta' media di insorgenza del
primo episodio di depressione e' di 27,7 anni. Un'eta' giovane,
dunque. E' estremamente importante che questi casi vengano
diagnosticati precocemente e curati tempestivamente, perche' questo
significa evitare che insorgano disturbi secondari, in primis
dipendenza da alcol o droga. Problemi che possono prendere il
sopravvento e impedire un corretto trattamento della depressione".
(Bdc/Zn/Adnkronos)
25-LUG-11 19:11
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