L'INCHIESTA
Compro oro, il business sotterraneo
"Aperti per ripulire il denaro sporco"
Il boom sospetto. Alcuni negozi nel mirino degli investigatori per usura, riciclaggio e ricettazione I clan intestano l'attività a un prestanome, la usa poi la chiude e la riapre altrove
di FEDERICA ANGELI C'è un nuovo modo della malavita organizzata di ripulire il denaro sporco e tutto quello che gravita attorno al sottobosco dell'illegalità. Il sistema si chiama "Compro Oro", ovvero tutte quelle attività commerciali che acquistano oggetti preziosi da persone indigenti e sul lastrico in cambio di denaro, per poi rivendere quegli stessi cimeli al doppio del prezzo. Sulla carta la ragione sociale di tutte queste piccole botteghe dell'oro, sorte sulle ceneri di negozi caduti in disgrazia per la crisi economica, è questa: aiutare chi proprio facoltoso non è, e guadagnare poi su quel disagio.Ma c'è qualcosa che non torna nella crescita esponenziale di queste attività, aumentate a Roma e provincia del venti per cento in un anno. E chi ha osservato il fenomeno è convinto che dietro l'insegna "Compro Oro" ci sia un mondo, un sommerso che viaggia sul filo della legalità ma che con l'illegalità va a braccetto. "La criminalità organizzata, quella piccola, quella che sta lottando e rivaleggia oggi a Roma per impossessarsi del territorio, ripulisce il proprio denaro attraverso queste attività commerciali", denuncia Gianni Ciotti, segretario generale del sindacato di polizia Silp Cgil di Roma.
Il discorso, va detto, non vale per tutti. Ma l'attenzione che polizia e carabinieri negli ultimi mesi stanno dedicando a queste attività sono già un importante segnale che, sotto sotto quelle attività nascondo qualcosa. Quel business ha un nome,
a cui corrispondono reati: usura, riciclaggio, ricettazione.
Sbocciati con una velocità imbarazzante, dal centro alla periferia, i "Compro Oro" sono circa 200 in tutta la città. Difficili da controllare perché alcuni aprono, chiudono e cambiano proprietario nel giro di una decina di giorni. L'impiccio sta proprio lì, in quei dieci giorni. Proprio come, nella criminalità organizzata vera - 'ndrangheta, mafia, camorra - che acquistano grandi attività commerciali, pagandole il triplo del valore reale, intestandole a prestanome. Teste di ponte, intestatari di società quasi sempre estere, che nel giro di una settimana passano ad altri e poi ad altri ancora, attraversando paesi fino a far perdere le tracce del primo acquirente.
Nella rigogliosa giungla dei "Compro Oro" funziona proprio allo stesso modo. "C'è una legge - spiega ancora Gianni Ciotti - che dice che i proprietari devono tenere in giacenza l'oro per 10 giorni con la fonte di provenienza segnata in un apposito registro. Se i proprietari prendono un grosso quantitativo da una banda di malavitosi, lo rivendono e una volta che si sono sbarazzati del bottino "sporco" chiudono subito, è impossibile fare un controllo per la polizia amministrativa, ed è impossibile scoprire da dove proveniva il "tesoro nero"". Così il negozio passa nelle mani di un nuovo proprietario, a cui veri e finti indigenti, continuano a portare oro e oggetti di valore.
Dunque ricapitolando: quando l'organizzazione ha bisogno di ripulire del denaro attraverso l'oro aprono le attività, prendono il grosso quantitativo, lo pagano al 10% a chi lo porta, chiudono i battenti dopo la grande operazione, e poi cedono la proprietà. Lo fanno in dieci giorni.
Il meccanismo è chiaro. Difficile è, per le forze di polizia, dimostrare quanto la criminalità muova le fila di questo business legalizzato (non certo con la compiacenza) dalle licenze rilasciate dal Comune di Roma.
(04 agosto 2011) fonte:
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