Montesacro
"Chiamatela come volete, la mafia c'è"
Inaugurato nuovo presidio di Libera
L'Associazione antimafia ha intitolato il suo nuovo
presidio territoriale alla memoria e alla figura di Francesco Vecchio,
assassinato nel 1990 per aver combattuto i tentativi di infiltrazione
mafiosa nell'azienda in cui lavorava DI V. RENZI
L'INCHIESTA Capitale in nero
IL COMMENTO Grasso: "Attenzione a parlare di quinta mafia"
L'INCHIESTA Capitale in nero
IL COMMENTO Grasso: "Attenzione a parlare di quinta mafia"
Ieri sera nella sede dell'Associazione culturale "La
Maggiolina" in via Bencivenga a Montesacro, è stato inaugurato il
Presidio di Libera in IV municipio. L'Associazione antimafia ha
intitolato il suo nuovo presidio territoriale alla memoria e alla figura
di Francesco Vecchio, assassinato nel 1990 per aver combattuto i
tentativi di infiltrazione mafiosa nell'azienda in cui lavorava. Era
presente anche il figlio di Francesco, Salvatore Vecchio, che assieme
alla responsabile del Presidio Francesca Zangari, ha spiegato il senso
dell'intitolazione "perchè è importante continuare a far vivere le
vittime della mafia tutti i giorni, non solo per ricordare ma per
continuare le loro battaglie. Ed è questo il senso del lavoro di "Libera
Memoria" che raccoglie i parenti e gli amici delle vittime della
mafia".
MAFIE NEL LAZIO - La presentazione della nuova sede di Libera è proseguita, alla presenza di circa 50 cittadini del municipio IV e non solo, con un intenso dibattito sulle mafie a Roma e nel Lazio e sul lavoro che è necessario per contrastarlo. A sottolineare la situazione di gravità a Roma e nel Lazio è il responsabile di Libera per Roma Antonio Turri che risponde così a chi dice che "la quinta mafia" è solo un invenzione giornalistica. "Basta leggere e mettere in fila i dati - spiega Turri - ormai a Roma e nel Lazio non si può più parlare "solo" di infiltrazione mafiosa ma qui nel Lazio la mafia elegge giunte e assessori, ammazza, fa estorsioni, si aggiudica appalti. Se non la volete chiamare "quinta mafia" come abbiamo fatto noi di Libera chiamatela come volete, ma il problema è che le istituzioni sottovalutano il problema: per curare una malattia prima di tutto c'è bisogno di una diagnosi corretta".
LE POLITICHE DI ALEMANNO - A descrivere una situazione complessa è anche Gianni Ciotti, segretario provinciale del Silp-Cgil, che delinea il quadro delle attività criminose nella nostra città ma che sopratutto va all'attacco delle politiche securitarie del Sindaco Alemanno: "il problema è che non possiamo continuare a parlare di sicurezza con le ordinanze anti borsoni o anti movida, oppure riempiendo le strade di militari o con le campagne contro i nomadi: se da una parte non bisogna gestire problemi sociali come problemi di sicurezza, dall'altra è necessario rendersi conto che a Roma la mafia ammazza, che la criminalità organizzata è potente, e questo ce lo dicono i numeri e le azioni di polizia".Ma Ciotti non ce l'ha solo con l'attuale amministrazione "perché anche il centro sinistra di Veltroni ha fatto finta di non vedere e ha preferito inseguire il centro destra sui temi dell'allarme sicurezza".
"A ROMA SI CHIEDE IL PIZZO" - Enrico Fontana, direttore del Nuovo Paese Sera e invitato proprio per il lavoro che la nostra testata svolge quotidianamente sul tema delle mafie a Roma, ha poi chiuso l'incontro, sottolineando "la necessità di un lavoro continuativo di informazione e inchiesta sulle mafie nella nostra città, perché non ci se ne può occupare solo quando c'è un omicidio eclatante. Roma è il secondo comune in Italia per beni confiscati alle mafie e il primo per operazioni bancarie sospette. A Roma si chiede il pizzo, come ci hanno raccontato anonimamente alcune vittime, c'è il narcotraffico, ci sono camorra e 'ndrangheta ma anche network di criminalità locale di calibro, pronti a mettersi al servizio delle grandi organizzazioni. Questo raccontano i magistrati, una cosa nuova e inquietante i cui contorni si stanno definendo in questi mesi in cui la conta dei morti ammazzati è sempre più preoccupante"
Se la situazione è preoccupante l'apertura di presidi di democrazia e discussione come quello aperto ieri fanno ben sperare perché, come ha ricordato all'inizio Salvatore Vecchio "da soli è difficile fare qualcosa, e mio padre era da solo, mentre assieme la partita contro le mafie si può vincere".
MAFIE NEL LAZIO - La presentazione della nuova sede di Libera è proseguita, alla presenza di circa 50 cittadini del municipio IV e non solo, con un intenso dibattito sulle mafie a Roma e nel Lazio e sul lavoro che è necessario per contrastarlo. A sottolineare la situazione di gravità a Roma e nel Lazio è il responsabile di Libera per Roma Antonio Turri che risponde così a chi dice che "la quinta mafia" è solo un invenzione giornalistica. "Basta leggere e mettere in fila i dati - spiega Turri - ormai a Roma e nel Lazio non si può più parlare "solo" di infiltrazione mafiosa ma qui nel Lazio la mafia elegge giunte e assessori, ammazza, fa estorsioni, si aggiudica appalti. Se non la volete chiamare "quinta mafia" come abbiamo fatto noi di Libera chiamatela come volete, ma il problema è che le istituzioni sottovalutano il problema: per curare una malattia prima di tutto c'è bisogno di una diagnosi corretta".
LE POLITICHE DI ALEMANNO - A descrivere una situazione complessa è anche Gianni Ciotti, segretario provinciale del Silp-Cgil, che delinea il quadro delle attività criminose nella nostra città ma che sopratutto va all'attacco delle politiche securitarie del Sindaco Alemanno: "il problema è che non possiamo continuare a parlare di sicurezza con le ordinanze anti borsoni o anti movida, oppure riempiendo le strade di militari o con le campagne contro i nomadi: se da una parte non bisogna gestire problemi sociali come problemi di sicurezza, dall'altra è necessario rendersi conto che a Roma la mafia ammazza, che la criminalità organizzata è potente, e questo ce lo dicono i numeri e le azioni di polizia".Ma Ciotti non ce l'ha solo con l'attuale amministrazione "perché anche il centro sinistra di Veltroni ha fatto finta di non vedere e ha preferito inseguire il centro destra sui temi dell'allarme sicurezza".
"A ROMA SI CHIEDE IL PIZZO" - Enrico Fontana, direttore del Nuovo Paese Sera e invitato proprio per il lavoro che la nostra testata svolge quotidianamente sul tema delle mafie a Roma, ha poi chiuso l'incontro, sottolineando "la necessità di un lavoro continuativo di informazione e inchiesta sulle mafie nella nostra città, perché non ci se ne può occupare solo quando c'è un omicidio eclatante. Roma è il secondo comune in Italia per beni confiscati alle mafie e il primo per operazioni bancarie sospette. A Roma si chiede il pizzo, come ci hanno raccontato anonimamente alcune vittime, c'è il narcotraffico, ci sono camorra e 'ndrangheta ma anche network di criminalità locale di calibro, pronti a mettersi al servizio delle grandi organizzazioni. Questo raccontano i magistrati, una cosa nuova e inquietante i cui contorni si stanno definendo in questi mesi in cui la conta dei morti ammazzati è sempre più preoccupante"
Se la situazione è preoccupante l'apertura di presidi di democrazia e discussione come quello aperto ieri fanno ben sperare perché, come ha ricordato all'inizio Salvatore Vecchio "da soli è difficile fare qualcosa, e mio padre era da solo, mentre assieme la partita contro le mafie si può vincere".
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