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lunedì 23 gennaio 2012

CINEMA: LA CARICA DEI CELERINI DI STEFANO SOLLIMA IN 'ACAB'




CINEMA: LA CARICA DEI CELERINI DI STEFANO SOLLIMA IN 'ACAB' =
IL REGISTA, UN POLIZIESCO ANNI '70 CHE VUOLE AFFRONTARE IN MODO
LATERALE TEMI IMPORTANTI DELLA SOCIETA'

Roma, 23 gen. (Adnkronos/Cinematografo.it) - 'ACAB', acronimo di
'All Cops Are Bastards'. Motto coniato dal movimento skinhead inglese,
e 40 anni dopo adottato dalla guerriglia urbana in piazza e negli
stadi di tutto il mondo: dall'altro lato della barricata, i celerini,
ovvero i ''poliziotti bastardi''.

Diretto da Stefano Sollima, il deus ex machina (da presa) di
'Romanzo criminale La serie', 'ACAB' sta addosso a tre poliziotti di
vecchia data, Pierfrancesco Favino, Filippo Nigro e Marco Giallini,
l'ex collega Andrea Sartoretti e una recluta, Domenico Diele,
districandosi tra una professione che non e' solo mestiere, ma ragione
di vita: cameratismo e fratellanza, disciplina e rigore, e soprattutto
il rispetto delle regole, regole che non sempre coincidono con la
Legge.

Da venerdi' 27 in 300 copie con 01 Distribution, liberamente
ispirato al libro omonimo di Carlo Bonini edito da Einaudi ('Film
assolutamente fedele allo spirito del romanzo'), "e' un film di
genere, intrattenimento intelligente, che vuole affrontare in modo
laterale temi importanti della societa', ma per me - ribadisce
Sollima, che esordisce al cinema - e' un poliziesco, come si facevano
negli anni '70". (segue)

(Spe/Col/Adnkronos)
23-GEN-12 15:40

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CINEMA: LA CARICA DEI CELERINI DI STEFANO SOLLIMA IN 'ACAB' (2) =
'RACCONTIAMO L'ODIO NELLA SOCIETA' IN CUI VIVIAMO'

(Adnkronos/Cinematografo,it) - Se lo sceneggiatore, a sei mani
con Barbara Petronio e Leonardo Valenti, Daniele Cesarano sottolinea
come ''la fisicita' non e' un modello di racconto, ma se la portano
appresso questi celerini'', il produttore Cattleya Marco Chimenz
dichiara che 'ACAB' ''e' stato visto da esponenti della polizia, ma
non c'e' una reazione ufficiale: qualche celerino ha detto che 'e' la
verita'' del reparto mobile, altri piu' su di grado che non lo e', ma
tutti hanno mantenuto distanza e distacco dal film''.

Dopo ''tanti allenamenti di rugby e tecniche di difesa e
attacco'' per entrare in parte, Favino ha toccato con mano ''la
naturale aggressivita' dell'uomo: d'altronde, che sia la pistola del
Libanese o il manganello di questo celerino, sono ruoli che ti
cambiano'', mentre Nigro evidenzia come ''il G8 abbia compromesso
questi poliziotti'' e come sia ''umano rispondere con aggressivita' a
chi ti attacca''.

Viceversa, ''tra riso e tonno per mettere su muscoli, non ho
avuto tempo per i pregiudizi'', dice Giallini e parla di ''film
duro'', mentre Sartoretti ha ''percepito la tensione immensa che
vivono i celerini, pagati per vivere una guerra civile quotidiana''.
D'altronde, prosegue Sollima, ''raccontiamo l'odio nella societa' in
cui viviamo, e non c'e' criminalizzazione dei celerini, bensi'
mostriamo pezzi di storia, cose che sono esistite''. L'importante,
conclude Favino, e' ''non relegare tra queste frange, ovvero
poliziotti, ultras e rumeni, la violenza della societa': vorrebbe dire
scambiare morale con moralismo''.

(Spe/Col/Adnkronos)
23-GEN-12 15:47

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