Di seguito, una
libera manifestazione di pensiero di Gianluca Taccalozzi. Il titolo è della
redazione del sito.
Dopo tassisti, ministeriali, scuola, professionisti e lavoratori, in mano al Governo sta per scoppiare un’altra grana, quella dei militari. La questione è davvero spinosa, vista la portata delle riforme, il numero dei soggetti interessati e la delicata funzione che i militari svolgono (sicurezza e difesa).
Dopo tassisti, ministeriali, scuola, professionisti e lavoratori, in mano al Governo sta per scoppiare un’altra grana, quella dei militari. La questione è davvero spinosa, vista la portata delle riforme, il numero dei soggetti interessati e la delicata funzione che i militari svolgono (sicurezza e difesa).
Con l’art. 19 della
legge 183/2010 c.d. specificità i militari credevano di poter stare tranquilli
ed esenti dai tagli che stavano per investire tutto il settore pubblico, ma in
realtà quella stessa norma e la filosofia che c’è dietro (meno diritti certi
con la promessa di più soldi), rischia oggi di essere un autentico boomerang,
con conseguenze oscure e pericolose.
Ma veniamo ai fatti.
Dopo l’approvazione della specificità i militari sono stati inclusi in tutto e
per tutto nei tagli stipendiali e previdenziali del pubblico impiego, pagando un
dazio addirittura superiore rispetto ai colleghi civili. Ora il nuovo Governo
tecnico, nella persona del Ministro della Difesa, ha illustrato il piano di
intervento del nuovo modello di Difesa con oltre 40.000 esuberi di cui oltre
30.000 nella componente militare.
La sensazione che ne
stanno ricavando i militari e che in Italia le riforme strutturali, quelle vere
“lacrime e sangue” si fanno solo sulla pelle dei lavoratori privi di strumenti
di tutela indipendenti e forti (sindacati, corporazioni, ordini, ecc.). Un
sentimento pericoloso ed insidioso che potrebbe portare oggi a far divenire
protesta il malcontento che già serpeggia tra i militari e domani a palesi
richieste di sindacalizzazione. Un ritorno agli anni ’70.
La responsabilità in
mano di Governo e forze politiche sono enormi, la posta in gioco è altissima
per addetti e cittadini e le recenti regole irresponsabilmente introdotte
alla rappresentanza militare con l’ormai famoso emendamento 8.1 (Scanu,
Saltamartini), rischiano seriamente di accorciare una miccia giÃ
accesa.
Non c’è un solo
giorno da perdere, si cancelli quell’emendamento ed inizi un serio, pubblico e
trasparente dibattito sull’organizzazione e sulla democraticità delle
amministrazioni militari, prima che la
situazioni deflagri in maniera irreparabile con conseguenze oscure ed
ingestibile.
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